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[Sarpi – Beijing +29] Hot S_Pot

Ieri avrei voluto approfittare della rete wireless gentilmente offerta dal Bar in cui ero, cazzeggiando e in attesa di salutare Beijing per tornarmene a Shanghai, ma, mistero della fede di noblogs, era impossibile pubblicare….Neanche tempo di salire sul treno che già mi comunicavano – i miei solerti compagni di lavoro tendono a confondere la domenica con il lunedì – che dovrò tornarci. A sto giro prenderò l'aereo.

Il bar, nella foto che ho preso dal loro sito, è esattamente di fronte alla stazione di Beijing. Dopo qualche ora avevo il treno, pioveva e mi ero stracciato di camminare, ho preso un cappuccio, due biscotti e mi sono coricato sulle loro splendide poltrone.

La sensazione di tornare indietro, da un lato era piacevole, perché un po' mi sembrava di tornare a casa, oggi è un mese che sono in China, dall'altro ero dispiaciuto di essere stato solo tre giorni nella capitale con due giorni di completo turismo andato a male per incontri mennate. Beijing, alla fine, con il suo andamento lento, la sua quiete rispetto a Shanghai, mi ha un po' conquistato, ponendomi in un'ottica decisamente più introversa di Shanghai, città ben più abituata ad essere guardata e broccolata, piuttosto che pensata e corteggiata finemente.

Beijing forse è qualcosa che necessita più pensiero, più impegno neuronale, più meditazione. In compenso, forse perché lontano dal posto che ora come ora è la mia quotidianità, ho sfoggiato le mie evoluzioni di cinese un po' con tutti: negozianti, tassisti, ristoranti e tabbozzi che vogliono venderti qualcosa o semplicemente farsi qualche chiacchiera.

Venerdì sera stavo passeggiando nelle vie adiacenti a Tien An Men, in pratica ho vissuto lì tre giorni, quando due marrusi si avvicinano e mi chiedono se volevo qualche foto o libro della Città Proibita.

Non voglio niente”, gli ho risposto in chinese. E loro uh uh ah ah parli mandarino? E io “qualcosa…anzi pochissimo”, E loro uh uh ah ah tipo cosa sai? “Vaffanculo”, in chinese, gli dico ridendo. Si sono piegati dal ridere e mi hanno chiesto se venivo dalla Spagna, me lo chiedono tutti del resto. Io avevo voglia di farmi i fatti miei e dopo una risata gli ho fatto capire che dovevo andare, uh uh ah ah si si bye bye, Olè, Espana!

Faccio due passi e due tipe mi avvicinano e mi dicono uh uh ah ah ma sai un po' di mandarino? Ti abbiamo sentito! Aggiungono in inglese…Di nuovo! “Eh insomma qualcosa, so giusto qualcosa”, Sei spagnolo? Marò…

E vabbè dieci minuti di strada a parlare un mischione inglese e chinese, poi ci prendiamo un the e io già mi chiedo dove sia l'inculata. Poi dopo il the, che ne dici, ceniamo insieme?

Ah ho capito, penso, ecco la fregatura, sono genovese, e i racconti di quel babbo che lavora con me che non sopporto alla fine mi hanno traviato (la sua visione è: tutte le donne cinesi sono delle gran bastarde. Ma lui è taiwanese e a sto cosa devo pensarci più spesso). Reazionario, nazionalista.

La cosa insomma, già mi stava insospettendo. Ma del resto ero solo e senza programmi particolari, le due tipe alla fine erano simpatiche, a loro modo. Ovvero al modo cinese: mille domande – normali e strane tipo, Hey sono naturali i tuoi capelli? Hey sei mai stato in Svizzera? (sono fissati con la Svizzera, inquietante, sono fissati: almeno dieci persone mi hanno già chiesto della Svizzera…) – poi dopo che hai risposto e fai una domanda tu, loro stanno già pensando ai cazzi loro. In più non erano logorroiche, potevo aumentare qualche vocabolo al mio cinese, il loro inglese era peggio del mio quando il mio era molto peggio di adesso, e quindi ho detto si.

Cosa preferisci di cibo? “Hot Pot”, ho detto. Ho pensato di avere detto una cazzata, l'hot pot con 30 gradi…A loro andava bene. Funghi, agnello, insalata, patate, noodles, polpette di pesce a rotazione nella brodaglia bollente, quella normale e quella iper piccante. E continuavano a caricarmi il piattino, è un segno di rispetto, devi mangiare! Hey sei un uomo devi mangiare più di noi! “Si ma se muoio, avrete un problema”. Mangia!

Alla fine mi hanno offerto la cena, dopo scene pietose di tira e molla. Poi non contente mi hanno accompagnato a prendere il taxi, facendo un terzo grado al tipo per sapere se veramente sapeva la strada, che io già temevo ritorsioni una volta solo, e mi hanno salutato. Robe che a Shanghai non possono succedere. “Siete molto gentili”, le ho detto. Bene, ora siamo amici, ci sentiamo a Shanghai. A Shanghai? Certo siamo qui in vacanza, Beijin è così vecchia, noi siamo di Shanghai! Ah ok eh, niente il tassista parte ruttando, bruciando le gomme e con alla radio Belinda Carlisle remixata da un cinese folle.

 
La ragazza lo sa
come non farmi dormire
la ragazza lo sa
e lo sapeva già bene
ancora prima di uscire

Lei cammina dondolando
e non ancora al portone
sperimentava su me
il passo poco innocente
di chi innocente,
per fortuna,

non è. 

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3 Responses

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  1. beirut says

    Cla…preparati che dopo i mercati arrivano le foto………..:))

    Slavina…onorato della sua presenza:-*

    b.

  2. slavina says

    e’ sempre un piacere leggerti
    ragazzo innocente 😉

  3. cla says

    …meglio mangiare hot pot a 30° che dover ringraziare il doria per non essere restrocessi…