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[Sarpi – Shanghai – Sarpi] L’anno della morte di G.A.

Si
chiama così perché Julius Cesar Abbadie è stato uno dei più
straordinari giocatori del Genoa. Un simbolo, non solo calcistico, ma di stile, di passione, di genuanità. Uruguagio, nato il 7 settembre,
proprio come il Genoa, 1930. Funambolico, assistman, piuttosto che
finalizzatore, era soprannominato El Pardo. In China si è messo in testa di diventare il mio alter
ego e ora addirittura ci ha preso gusto…con il mainstream e gli
articoli di opinione. Hey niyaoshenma?  E' il mio Ricardo Reis: riservato e scontroso, mugugnone e puntiglioso e vagamente vago (viaggiatore viaggiante) nel dimostrare conoscenza, con quel senso del furto di parole e aneddoti che mi piace. Prendi pure dal blog eh, non importa se bianco o nero… E' l'anno della sua morte, anche se lui non ci crede…

Prima dell'articolo un
simpatico e utile link: il Nuovo Statuto dei Lavoratori Cinesi,
approvato il 29 giugno. In
inglese, in pdf. Per gli appassionati, davvero. E' qui: LAW OF THE
PEOPLE’S REPUBLIC OF CHINA ON EMPLOYMENT CONTRACT

La
Cina s'adegua: a morte aguzzino di operai

Dopo il manager dei farmaci finti tocca a un guardiano killer:
diritti umani, ma col plotone d'esecuzione

Giulio
Abbadie

Zhao
Yangbin è stato condannato a morte. Zhao Yangbin è l'ex
custode di una fabbrica di mattoni a Hongtong, provincia dello
Shanxi, «a ovest delle montagne». Nella fabbrica era da
tempo in corso un vero e proprio regime schiavista, in cui i
lavoratori venivano picchiati, privati dei più elementari
diritti e addirittura uccisi. Zhao Yangbin ha ucciso uno dei
lavoratori, a bastonate, perché lavorava troppo piano, si
sarebbe giustificato. Era il suo lavoro. Il tribunale intermedio del
Popolo di Linfen, una delle città più inquinate della
Cina, lo ha condannato a morte. La decisione arriva solo pochi giorni
dopo l'esecuzione dell'ex uomo qualità cinese, Zheng Xiaoyu, e
dopo che sulle colonne del People's Daily è comparso un
commento dal titolo «solo la pena di morte può
estinguere un crimine così immenso», chiosato con un
osanna per i metodi efficentisti della giustizia cinese, «Possa
il Partito trarre insegnamento dagli esempi negativi».

Quello
che la Corte di Lenfen ha appurato, non risulta nuovo nelle cronache
cinesi: le vittime, anche bambini tra i sette ed i quindici anni,
venivano costrette a lavorare fino a 16 ore al giorno, picchiate in
caso di mancato impegno. Vivevano in baracche senza cucine e senza
bagni, controllate a vista dalle guardie private dei proprietari e da
cani feroci. Lividi, ferite, perfino la pelle bruciata dai mattoni
incandescenti appena usciti dalle fornaci, che i poveri cristi
venivano costretti a trasportare. In totale gli schiavi liberati
nello Shanxi e nella provincia dell'Henan sarebbero un migliaio.

La
decisione di condannare a morte Zhao Yangbin, insieme a 28 altre pene
detentive, dai due anni all'ergastolo, per i responsabili delle
condizioni di lavoro della fabbrica, pone ancora una volta la Cina al
centro dei dibattiti internazionali. La solerte decisione del
tribunale intermedio apre una breccia su alcuni nervi scoperti della
società cinese. Innanzitutto i rapporti con il resto del mondo
e l'ansia di redimere all'interno il rischio di instabilità
sociale. La necessità di assicurare l'estero sulla propria
intransigenza nei confronti dei temi dei diritti sul lavoro è
ormai una priorità del governo cinese, specie se si parla di
lavoro minorile, sfruttamento, condizioni di lavoro inumane: dopo il
recente scandalo portato alla luce dal rapporto di Playfair Alliance
– secondo il quale a fabbricare le mascotte delle venture Olimpiadi
di Pechino sarebbero per lo più bambini – la Cina ha la
necessità di fare chiarezza sui propri impegni con il mondo
che la sta a guardare. E di ergersi a rapido e immediato giustiziere
utilizzando la stessa moneta, la pena di morte, usata anche dagli
odiati amati Usa.

Dal
punto di vista interno riecheggiano le parole di Deng, «
Non
importa se il gatto è bianco o nero, ciò che conta è
che acchiappi i topi»
.
E allora la pena di morte, subito lanciata sui media e poi destinata
a sparire dalle notizie, sostituita dai tripudi per lo stock market o
per la nazionalistica vittoria che ha visto la chiusura di Starbucks
nella città proibita (ma rimangono le targhe fuori dalle
stanze, con i ringraziamenti all'American Express), diventa un
deterrente anche all'interno. Laddove non arriva la giustizia, più
volte sono gli stessi cinesi a cercarla, in una forma che spesso
viene negata agli occhi occidentali. Sono i cosiddetti «mass
incidents
».
A Maggio, a
Gurao,
un villaggio vicino a Shantou,
provincia di Guandong (sudest cinese) i contadini del luogo hanno
scoperto la corruzione di alcuni funzionari di partito locale. Hanno
attaccato le loro case e i loro uffici. A Zhengzhou, di fronte del
comportamento violento di alcuni poliziotti è partito un vero
e proprio scontro tra studenti accorsi e polizia locale, stile via
Sarpi a Milano di qualche tempo fa.

Questi
eventi corrono sul filo di blog, siti o, alcune volte, come nel caso
della contestazione contro la costruzione di una fabbrica chimica,
via sms. Il Grande Firewall cinese spesso non riesce a stare dietro
ai diversi mirror che i bloggers cinesi, un'infinità, mettono
in piedi di volta in volta. Questa
contraddizione
che anima il desiderio di controllo totale, a fronte di canali
attraverso i quali l'opinione pubblica cinese ottiene spesso
risultati straordinari, è replicato anche nella vicenda dei
lavoratori schiavi. Sono stati infatti i genitori
di
400 ragazzi – spariti in circostanze poche chiare nella provincia – a
pubblicare su un sito cinese una lettera nella quale accusavano la
polizia e le autorità dell'Henan e dello Shanxi di aver
ignorato il dramma. Le denunce precedenti alla pubblicazione della
lettera non avevano avuto alcun effetto. Internet fha costituito la
svolta: anche altri siti riproposero la lettera. A quel punto anche
il People's Daily ne ha dovuto dare notizia e fare partire le
brusche, ma efficaci, manovre della propria polizia. Che ha
acchiappato il topo.

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One Response

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  1. ajorn says

    LIN PIAO oh! hanno riabilitato lin piao, questo si che merita un post, dai dai, parlaci di lui, che si diceva in china del compagno lin??