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[China] Punti di vista

Uhm
è passata ormai una decina di giorni dal ritorno in Italia: abbiamo perso
con la Juve, l’Inter ci ha regalato momenti di sublime satira,
abbiamo perso a Firenze, in Cina i tibetani si sono incazzati e un
tipo alla stazione di Shanghai è stato arrestato perché
aveva la valigia piena di pornazzi. “Sono un recensore di materiale
porno”, si è giustificato, mentre veniva arrestato.

Sto
leggendo uno, anzi tre libri interessanti. Adam Smith a Pechino,
di Arrighi, è fantastico, mi ha quasi convinto. In pratica, in
parole povere, dice che col cazzo che la Cina è capitalista. O
qualcosa del genere. Insomma la Cina è qualcosa che forse le
nostre categorie del pensiero non possono decifrare. Almeno sono
arrivato a quel punto del libro. Ma sono pure d’accordo: socialismo
di mercato (già un’aberrazione terminologica) non basta. E
d’altronde, aggiungo, come si fa a capire una società che da
duemila anni e più ha gli stessi connaturati comportamenti e
struttura? Come se da noi vigessero ancora le tradizioni e la
struttura sociale dell’Impero Romano, contemporaneamente ad uno sviluppo produttivo da grande potenza, oggi.

In
particolare, in una intervista, Arrighi sostiene questo:

La
rivoluzione ha costituito uno spartiacque nella storia cinese. Da
allora l’arbiitrio dello stato può essere contestato. E quando
accade le forme della critica vanno dallo sciopero alla rivolta vera
e proprio. Durante una visita in Cina ho parlato con un quadro del
partito che aveva costituito una joint-venture con un’impresa
francese per produrre champagne in Cina. Ad un certo punto, la
sezione locale del partito ha proposto l’espropriazione della terra.
I contadini hanno sequestrato i dirigenti aziendali, i funzionari
statali e quelli del partito, ponendo una condizione: «li
rilasciamo solo se firmate un accordo che la terra continueremo a
coltivarla noi». Il partito ha subito firmato l’accordo.
Mi
piace ricordare questo episodio perché indica chiaramente che
il partito può pure decidere questa o quella cosa, ma se gli
uomini e le donne oggetto di quella decisione non sono d’accordo non
vanno tanto per il sottile, perché si sentono legittimati da
alcuni principi alla base della rivoluzione.

Ecco,
sono d’accordo, intanto. Aggiungo che non è stata la
rivoluzione a legittimare tali comportamenti. Il regidio in Cina è
storia di più di mille anni fa. Così come il concetto che chi è "politico" debba rispondere sempre al suo popolo che può e deve ribellarsi. E in Cina di casini ne scoppiano ogni giorno e in alcuni casi il Governo blocca quanto irritava la gente (costruzioni, ma anche arresti di membri del partito contestati perché corrotti).

Il
secondo libro è Talkin China, della sinologa del
Manifesten, Angela Pascucci. Interviste, sulla stregua di altri libri
già usciti, ma più viranti su concetti politici attuali e letti da sinistra, quindi meno superficiali, per certi versi, e più collegati a temi da sinistra italica. Credo che il libro sia collegato, o forse completa quanto detto dall’Arrighi:
mentre quest’ultimo spiega molto bene alcune questioni della Cina più
vecchia, nonché ovviamente un ottimo ripasso di Smith, Marx, Shumpeter e compagnia cantante, Talkin China riporta meglio lo sbalordimento occidentale contemporaneo di fronte
a certe caratteristiche cinesi attuali, fresche fresche. La
conclusione, la mia, è che con le nostre teorie, pratiche e
anche parole, non saremo in grado di leggere, dare un nome, spiegare
in pieno, quanto sta accadendo in Cina.

Infine
English, un romanzo spassosissimo, ambientato nella zona dove
vorrei recarmi appena tornerò in Cina: lo Xinjang, per la
precisione a Urumqui. La storia di un ragazzetto che scopre
l’inglese, durante la Rivoluzione Culturale, vero e proprio buco nero
nella memoria storica e sociale cinese. Da ridere, piangere e
tremendo, in alcuni casi, nella sua sfrontata semplicità. Le
vicende famigliari sono fantastiche e dicono molto di più di
tanti saggi pseudo cazzuti sulla Great China.

Vorrei
ribadire, infine, che dopo Roma e Udinese il Genoa esprime il più
bel gioco del calcio italiano. E che l’elastico Rossi Sculli, in
alcuni casi, sarebbe più bello di un gol. Se funzionasse a
dovere.

Sul
Tibet ho raccolto un po’ di cose interessanti:

  • Tenement
    Palm,
    un sito che traduce in inglese alcuni commenti sui blog cinesi

  • Eastwestnorthsouth,
    da sempre molto interessante

  • Global
    Voices
    che riporta anche una indecente bandiera – per i cinesi – della Cina, postata in giro tra Usa e Japan…questa...scandalo!

Su
questi siti, e lasciandosi andare ai link correlati, credo si possa
avere un’idea più reale su quanto il Tibet sia questione
spigolosa e di difficile decifrazione.

Posted in Pizi Wenxue.