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[Pechino] Al cinema

Ieri
sera sono andato a vedere City of Life and Death, ovvero
南京!
南京!,
ovvvero Nanjing Nanjing!, pellicola cinese record d’incassi nel
paese.

Il
film è concentrato sulla presa e il ben noto massacro di
Nanjing ad opera dei soldati giapponesi, nel 1937. 30 mila morti e
una città completamente rasa al suolo, nello scheletro
costituito dall’urbanistica e nelle viscere costituito dallo scempio
umano che furono costretti a subire gli abitanti.

Due
ore di violenza il cui apice è costituito, nella mia visione
occidentale, dall’immagine del nazista tedesco presente nella città,
devastato dalla violenza dei soldati giapponesi. Anni fa avevo letto
una lettera di un gerarca nazista presente in Cina, scritta a qualche
gerarca nazista in Germania. Nella lettera si diceva qualcosa tipo,
guarda che questi giapponesi sono davvero degli animali.

Con
me c’era Zlj, autrice di Socialism is Great, nata a Nanjing e particolarmente interessata al film. Oltre ad essere stata oltremodo gentile mi ha aiutato
(non c’erano sottotitoli, ma sinceramente non
erano necessari)
a comprendere dialoghi incomprensibili e a raccontarmi aneddoti
della sua famiglia e di sua nonna e di quel fiume, nel quale vennere
uccisi migliaia di uomini, la cui acqua diventava sempre più rossa. Poi le
immagini hanno cominciato a essere terribilmente ingombranti e non
c’era bisogno di perdere tempo a parlare.

E’
che i giapponesi non hanno mai chiesto scusa
, mi aveva detto un giorno un
ragazzo cinese conosciuto ad Hangzhou, mentre perfino uno che ho conosciuto a Shanghai, un tipo veramente tranquillo, mi aveva raccontato di avere partecipato all’assalto a suon di pietre e bastoni all’ambasciata giappo di Shanghai qualche anno fa. La causa, al solito, l’invasione e le violenze commesse dai giapponesi e il loro imperterrito viaggio annuale al cimitero dei caduti. Criminali per i cinesi, martiri per i giappo…

E così alla fine del
film i cinesi, solitamente vogliosi di uscire in fretta, sono tutti rimasti
dentro a sentire la musica, forte, con tamburi e sti cazzi, e
guardare le immagini di fotografie e vite falcidiate. E’ scattato
anche un minimo applauso. Ci hanno messo quattro anni per fare questo
film, hanno partecipato oltre 20mila studenti come comparse e la sua
novità consiste nel leggere quegli eventi con gli occhi di
alcuni soldati giapponesi. Il regista ha 38 anni.

Non propriamente un buon viatico per la settimana e l’umore, ma insieme al film mi ha rapito l’atmosfera della sala. Ed è la prima volta che capita.

Posted in Pizi Wenxue.


2 Responses

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  1. ajorn says

    si lo so sono fuori tema – credo – non ho letto il post che ti sto commentando 🙂
    e che volevo riprendere la tua domanda sul nepal
    il nepal è rosso 🙂 per 2 motivi
    i maoisti sono al potere – anni fa ridevo all’idea di una katmandu rossa e comunista – oh ce l’han fatta non so che stia succedendo ma janno fatta
    la seconda è che pare che gli ashram di neosannyasi (gli oshiani tanto per intenderci) stanno crescendo ce ne sono credo cinque il che non è poco. a un certo tizio osho disse di ritornare in nepal e colorarlo di rosso (le tuniche neosannyasi sono di un color amaranto stile torino) e pure questa esortazione-previsione si è realizzata –
    va beh che dire w il nepal rosso e libero 🙂

    ahahhaha – va beh… 🙂

  2. li says

    bello questo post.

    falcidiate e’ un neologismo? mi piace.