Vedo
che in Italia si stanno scatenando i peggiori sentimenti, razziali e
da guerre tra poveri. La mafia ci sguazza e la politica – e i confini tra i due stati mi sembra si sovrappongano sempre di più – osserva e consolida l’imbarbarimento, nuovo metodo di controllo e governo. L’urgenza
democratica sembra non essere percepita. Sarà che sono
distante – e un po’ ne godo.
Una storia vecchia, qui sotto. Forse
non troppo.
Il
nome dei Boxer è comparso in occidente alla fine del 1899.
Veniva usato per designare i membri di una società segreta,
nata dalla famosa società del Loto bianco, che reclutava
milizie dalle campagne, nel nordest della Cina, principalmente nella
regione del Hebei-Shandong. Veniva anche chiamata Società per
la Giustizia e l’Armonia, ma esistono anche altre designazioni
o traduzioni, come: Il Pugno della Giustizia e della Concordia… la
Società del Pugilato giusto e armonioso, o ancora le Milizie
della Giustizia e della Concordia. Tra di loro si chiamavano Yi
hetuan. Rifiutavano di usare le armi da fuoco, preferendo le
armi bianche, e si dedicavano a un’arte marziale fondata su esercizi
di scherma e di lotta tradizionale, una boxe rituale, sacra, da cui
derivava il loro nome. (…)
Il
13 giugno 1899, alcuni contingenti di Boxer entrarono a Pechino e si
unirono ai gruppi che si erano già formati nella città.
La sera stessa, in seguito a delle provocazioni dei soldati
americani, incendiarono alcune chiese e massacrarono dei cristiani.
Pechino diventa il centro del movimento. Ma i Boxer erano padroni
anche di Tianjin; irruppero Nello Henan, nello Shanxi, in Mongolia
Interna, nel Nord-Est.
Per
due mesi, a Pechino il quartiere delle legazioni, dove, insieme ai
473 civili stranieri (di cui 149 donne e 79 bambini), si erano
rifugiati oltre 3000 cristiani cinesi con i loro servitori, fu difeso
da 451 guardie straniere (Un gruppo proveniente da Tianjin era
riuscito ad arrivare poco prima: 75 francesi, 75 britannici, 75
russi, 50 americani, 40 italiani e 25 giapponesi).All’angolo opposto
della Città proibita, a nordovest, a ponente del parco Beihai,
ci fu un altro focolaio di resistenza, ancora più eroico,
quello della cattedrale cattolica di Beitang, dove Monseigneur
Alphonse Favier, vicario apostolico di Pechino, si trincerò
con dei membri della comunità cristiana cinese (circa 3.500
persone), sotto la protezione di 43 marinai francesi e italiani,
comandati dal sottotenente di vascello Paul Henry, di 23 anni.
Avevano da difendere un perimetro di 1.360 m, e lo fecero
quotidianamente, per due mesi!
Bisogna
dire che, per quanto terribili possano essere il fuoco continuo, il
completo isolamento dal mondo esterno, le condizioni igieniche
deplorevoli e la penuria di viveri e munizioni, gli assediati di
Pechino vennero in un certo senso risparmiati. Ronglu, che aveva il
comando supremo di tutte le forze armate della Cina settentrionale ed
era convinto che la politica della Corte porti alla rovina, rifiutò
agli assedianti l’uso delle armi moderne, in particolare
l’artiglieria, la quale avrebbe polverizzato ogni resistenza.
Nell’assedio persero la vita 76 combattenti e 6 bambini stranieri e
qualche centinaio di cristiani cinesi; le perdite furono ben più
gravi per gli assedianti. Ma nelle province del Nord-Est vennero
sterminati dai Boxer, in modo spesso atroce, più di 200
missionari cattolici e protestanti e 32.000 cristiani cinesi. Per
tutta la durata dell’assedio, i diplomatici della Corte di Pechino
rassicurarono i governi stranieri sulla sorte delle legazioni,
facendo comprendere che Cixi è prigioniera dei Boxer.
Tuttavia,
le notizie allarmistiche che giungevano dalla Cina del Nord, la
pressione dell’opinione pubblica sobillata dalla stampa e dalle
comunità religiose, il timore di veder annullati, senza alcun
compenso per l’avvenire, i risultati acquisiti in mezzo secolo di
penetrazione economica e politica, indussero i governi stranieri a
mettere da parte le rivalità e a unirsi per un intervento
armato.
[da tuttocina.it, ma si possono trovare ovunque informazioni.
Alcune
decisamente filo-occidentali che liquidano la faccenda come una forma
xenofoba, nazionalista, forse dimenticando le guerre dell’oppio,
l’oppressione della rivola Taiping e i piccoli coltelli di Shanghai.
Ne risentirete parlare…:-) Le differenze con i sentimenti xenofobi
reali, quelli anti rumeni, italiani, li lascio a quello spiraglio di civiltà
che ognuno può trovare rannicchiato sotto le scarpe. O ai miti che ognuno saprà trarre e coltivare tra le varie storie.]