Interrogato in carcere l'ex capo della sicurezza Telecom. L'avvocato: «Nega le attività illecite, decideva tutto l'Ad». La finanza nella sede della società [23.09.2006]
Milano
Giuliano Tavaroli avrebbe cercato di scagionare Marco Tronchetti Provera: «Non riferivo a lui ma a Carlo Buora», allora amministratore delegato di Telecom e «ignaro – avrebbe spiegato Tavaroli – di quali fossero i metodi usati da Cipriani nelle sue indagini illegali, perché a Tavaroli arrivavano solo i risultati». Lo riferisce l'avvocato Massimo Dinoia al termine dell'interrogatorio del suo assistito, l'ex responsabile della sicurezza di Pirelli e soprattutto di Telecom, allontanato da Tronchetti (lo mandò in Romania) e infine licenziato quando ormai l'indagine sulle intercettazioni illegali era sui giornali. «Tavaroli rispondeva solo a Tronchetti Provera», ha scritto la gip Paola Belsito nell'ordine d'arresto per Tavaroli e 20 tra investigatori privati, finanzieri, poliziotti e carabinieri, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, appropriazione indebita, riciclaggio, falso e violazione della privacy.
Tavaroli, che sempre secondo Dinoia si è dichiarato innocente e avrebbe fornito chiarimenti «senza fare alcuna ammissione in merito alle accuse», ha risposto per tre ore e mezza alle domande del gip Paola Belsito. Il gip gli ha chiesto per conto di chi avesse agito, l'arrestato si è nascosto dietro gli organigrammi e ha coinvolto Carlo Buora, ex amministratore delegato e attualmente vice presidente esecutivo Telecom, nonché membro del comitato esecutivo di Rcs mediagroup: «Il gip nell'ordinanza ha sbagliato» ha detto Dinoia, smarcando Tronchetti Provera da una posizione delicata. Proprio Buora nel settembre 2005 avrebbe concesso poteri speciali a Tavaroli: «C'era per Telecom la necessità di prevedere un rischio terrorismo dopo l'attentato di Londra del 7 luglio», ha precisato l'avvocato.
Il gip avrebbe anche cercato di comprendere le motivazioni e le traiettorie dei movimenti economici tra la Pirelli prima e la Telecom poi, diretti a Cipriani e alla sua Polis d'istinto, agenzia investigativa in grado di arruolare esponenti delle forze del'ordine in indagini illegali. Tra Cipriani e Tavaroli ci sarebbe stato un pactum sceleris secondo il gip, smentito dall'ex capo della security Telecom: a quest'ultimo «arrivavano solo i risultati», fa sapere Di Noia, facendo intendere che il proprio assistito non fosse a conoscenza dei metodi di Cipriani.
Sembrerebbe la fine di un'amicizia, nella giornata in cui i due protagonisti si avvicendano negli interrogatori. Nella mattinata di ieri è stato infatti ascoltato l'altro big dell'inchiesta, Emanuele Cipriani. «La democrazia non è in pericolo» aveva esordito uno dei suoi legali, Vinicio Nardi.
Dopo poco più di due ore di interrogatorio «interocutorio» l'altro legale di Cipriani, il fiorentino Mario Taddeucci Sassolini ha spiegato che «Cipriani ha proseguito nella sua collaborazione con i magistrati e ha reso ulteriori dichiarazioni». I due legali hanno deciso di prendersi ancora qualche giorno di tempo – «è un'indagine che dura da due anni» ha specificato Nardo – per studiare con attenzione l'ordinanza, prima di presentare la richiesta di scarcerazione.
Interrogati per rogatoria – a Pavia e Monza dove sono in stato di arresto – anche Stefano Bilancetta e Paolo Tilli i due agenti della squadra mobile di Firenze, guidata da Filippo Ferri, imputato al processo genovese per l'irruzione alla Diaz, finiti nel mirino dei pm milanesi e definiti nell'ordinanza del gip Belsito «assistenti» di Cipriani nella sua operazione per la Telecom denominata «scanning». Bagattini, avvocato di Tilli, ha presentato istanza di revoca delle misure cautelari.
Ignaro della miccia che stava per accendere Tavaroli contro la nuova gestione Telecom (Boura è rimasto al vertice di Telecom e ora gestisce tutto quel che rimane del settore sicurezza usato dagli spioni) Guido Rossi ieri mattina ha fatto depositare in procura a Milano una relazione sulla sicurezza interna.
«C'è un clima pesante e troppa pressione» sono le uniche parole che i cronisti sono riusciti a strappargli quando si è deciso ad attraversare piazza Affari. Si muove, seppur lentamente, anche la procura di Roma. Ieri la guardia di finanza era nella sede di Telecom per acquisire tutti i documenti legati al piano di scorporo di Tim da Telecom elaborato da Tronchetti Provera. In particolare, sarebbero stati portati via i verbalid del cda dell'11 settembre – quello durante cui Tronchetti ha proposto il piano – e i famosi «bigliettini» con il piano elaborato dal consigliere di Prodi Angelo Rovati. (s.pi.)
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