Non potevo non farlo.
Perfino a Shanghai si parla del Grifone.
Intasate le mail dell'ufficio, mi arrivano complimenti perfino da Beijing:
Congratulations! Beers, beers, beers, 2morrow we celebrate!
Mi perdoni chi non ama le parentesi calcistiche e i piacentini collegati….
A breve ne arriverà uno serio così non vi lamentate…
Per chi non ci crede…provare per credere
Multipersonalità, ecco un ricordo da qua, per uno degli strumenti di informazioni di massa italiani…
Il popolo di Genoa, lo chiamava Scoglio, questa volta può esultare liberamente: tre promozioni di fila per ottenerne una. Nel dna rossoblù anche questo piccolo record occupa un posto quasi scontato nella sfilza della normale sofferenza di ogni genuano. E poiché al peggio non c'è mai fine, tante piccole cabale hanno accompagnato una settimana di passione in casa rossoblù: chi ha confessato di avere sognato un gol di Skuhravy entrato a sorpresa in Genoa Napoli, chi si è riguardato i rigori infernali di Firenze – stai a vedere che Galante me lo sbaglia anche con la ripresa da dietro la porta – lo spareggio contro il Padova, che spense le luci per 12 anni sui cuori rossoblù, tanto per prepararsi al peggio. Chi ha ascoltato per ore e ore l'esultanza di un commentatore locale al gol di Dante Lopez contro la Salernitana nella semifinale dei play off di C dell'anno scorso, chi è andato alla Guardia, la Lourdes genovese, chi, indossate ciabatte e tuta come i ragazzi in ritiro, si è chiuso in silenzio stampa, chi, grifone nel mondo, ha esorcizzato l'attesa illustrando – sociologicamente parlando – nei peggiori bar di Shanghai, l'avventura del giapponese Miura in maglia rossoblù (un gol solo, ma nel derby, robe che non si dimenticano). Non sono mancati gli appelli: «coloriamo la città», «tutti allo stadio con la maglia a quarti rosso blu», ma anche «spegnete i cellulari», in ricordo della tragica Genoa Venezia.
Tornati a De Ferrari ti fanno un carosello e anche Garibaldi si riunisce al ritornello, canta l'inno del Genoa. E allora al fischio finale tutti nella piazza simbolo delle esultanze sportive e di quell'anima rossa, proletaria, benché mista all'antica aristocrazia superba all'ombra della Lanterna, che al canto di U moia, ovvero, «sta maturando» – utilizzato anticamente anche nella Nord dei ragazzi odierni dai capelli bianchi – aveva sancito quell'anno che solo a nominarlo racchiude in sé tutto, il 1960. Era il 30 giugno e l'unica maglia a strisce a Genova era quella dei camalli.
Un bagno, un tuffo e un po' di amargura che se ne va. I genoani sono così: «se andiamo in A…» promesse di ringraziamenti ironici verso Carraro, Macalli (presidente della Lega calcio serie C), Iachini (mister del Piacenza da tre stagioni), addirittura Di Vicino (l'autore della rete piacentina che tre anni fa portò il Genoa e i suoi tifosi sull'orlo del baratro, raggiunto con il turbo nell'ormai nota Genoa Venezia): tutti i nemici. Poi invece il romanticismo burbero, ma sconfinato, rituffa nelle vene il blu e allora, quale Carraro, quale Macalli, me ne battu u belin in sci scoggi (laddove scoggi, sono gli scogli).
Quest'anno del resto, i genoani si sono divertiti. Il modulo 3-4-3 aggressivo e spettacolare ha avuta nella sapienza tattica di Gasperini la chiave di volta, con una capacità di modificare anche più volte lo schieramento durante la stessa partita. Gasperini, intimista del pallone, un po' understatement in look e uscite mediatiche, ha saputo anche dimostrare elasticità: dopo un girone d'andata ricco di gol fatti, ma anche di tanti, troppi, presi, ha saputo ritoccare i movimenti difensivi, facendo della retroguardia la marcia in più nel girone di ritorno. Tanto là davanti c'erano Segna per noi Marco di Vaio, l'ariete Gasparetto e lo stirneriano Leon. Con a supporto Lupo Greco, fondamentale a inizio stagione, e il biondino Adailton, piede fatato, con maschera o senza, prima e dopo l'infortunio. La carrellata dei Grifoni non può prescindere da Hannibal Milanetto, fosforo insostituibile e gol pesanti, Mimmo Criscito, forse la scoperta più bella, Ciccio Bega e De Rosa, centrale goleador, Piranha Coppola, Juric, il croato che ama Kundera, i due capitani, Marco Rossi, un mistero tanti anni in B, ma meglio così per il Grifone, e Stellini, che ha ponderato le stellinate, dando sicurezza quando chiamato in causa. E poi l'atleta e portiere di Dio, Rubinho, insieme allo stantuffo vellutato Fabiano, altra sorpresa nella stagione magica rossoblù, ma anche Botta, se mette su qualche chilo è destinato a grandi platee, Pippo Carobbio, autore della stecca che ho regolato il Vicenza in un match delicato per momento e squalifiche, Masiello e Galeoto e Sculli. Una rosa mix tra esperienza e belle speranze, come quelle della squadra primavera vincitrice a Viareggio. E' l'anno del Grifone d'Oro.
p.s. La mamma di marotta è Polifemo
p.p.s. socio, preparati per il derby. E scordati quello meneghino…
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E IL GENOA IN SERIE A E IL DORIANO ZUCCA… GLIFONI PLECALI PLESENTI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!