Una vecchia canzone, con un vestito tutto nuovo.
E allegrezza. E mistero, un pò come la foto..
Potevo stuzzicare i pantaloni della sconosciuta
fino a vederle spalancarsi la bocca.
Potevo assumere un cannibale al giorno
per farmi insegnare la mia distanza dalle stelle.
Potevo attraversare litri e litri di corallo
per raggiungere un posto che si chiamasse arrivederci.
E mai che mi sia venuto in mente
di essere più ubriaco di voi
di essere molto più ubriaco di voi.
Che faccio faccio? Intanto non fare quella faccia, qui è normale, pressure, remember? Abbiamo bisogno di rilassarci. Allora: la prima regola è che puoi fare quello che vuoi, la seconda è che tutto ciò che vedi, domani, devi dimenticarlo. Una e due. Non ce ne sono altre. Che cazzo è il Fight Club? Eh? Niente.
Avevo voglia di jiǎozi e invece. Life is a strive. Uomini che vanno avanti e indietro, cerco la Triade, le Asce Volanti, sordidi piani di rapine e illegalità. Ci vorrei sguazzare, tra ritmi sincopati allergici a tutto ciò che è legge.
I corridoi sono bui, poi improvvisamente una luce. Sono i bagni, torno indietro, ogni stanza sembra la stessa, le immagini che proiettano anche. Gente seduta, stravaccata, canzoni, fumo, noise. Dove minchia è il posto in cui ero fino a un minuto fa? Entro. Sbaglio. Un panzone ride, come a dire, vieni qui! Ma vaffanculo. Niyaoshenmaaaaa? Al solito, sguardi pesanti, occhiate fugaci, risolini. Ma che cazzo hai da guardare, guarda quanto sei brutto, tu. E poi che cazzo ti ridi? People spruced up… Weshemanixiaomaaaaaaaaaaa? Refusi sulla faccia. Lei era infelice.
Patatine, noccioline e water melon. Significa, con la birra, pisciare ogni quarto d'ora. Una buona soluzione, ma qui la faccia è importante, non è che posso entrare e uscire ogni 15 fottuti minuti. Magari pensano che sono….diciamo. Che non mi piace….diciamo. Ogni tre canzoni, una me la potrei passare al bagno. No, non puoi. Come? Non puoi.
Le dita svolazzanti, si inerpicano su un terreno spinoso, mentre mani mai viste spuntano da ogni lato. Il divano sprofonda, la camicia si attacca al torace, mai così lieve. Respiro. Penso a un diversivo, che ne so, fingere di svenire. Non mi ricordo se gli ho detto che ho la pressione un po' traballante. Magari me la gioco, stasera. Birra. Salute. Quanto cazzo bevi? Devo uscire di nuovo. Hey di che colore ha il reggiseno? Eh?
Ah ah risatine. Tradizione e costume, inferno e santità. Odio che avanza, nervi che tendono i muscoli del collo, ne scopro di insospettabili nelle pieghe delle mie braccia, contorsionista improvvisato, Beijing e le sue verdi Olimpiadi mi aspettano. Posso celebrare i miei nuovi tendini appuntiti e tesi sul futuro, attaccato a qualche stecca, Idaly, Juri Chechi, nigiudaoma? Improvviso. Eh vabbè poi te lo spiego. L'imbarazzo. Perché non lasciarsi andare. No, non si può. E' il mio molle senso di rispetto centrato sul mio pancreas. Alla ricerca di una via di uscita. La mia, forse. Sorrisini e discorsi di circostanza. No! lo non sono il Principe Amleto. Io sono un cortigiano. Mi sembro il compagno Chen. Ho qualche distico nel mio personal pocket romantico e poetico? No.
Arriva il capo. La capa, anzi. Finalmente ci conosciamo. E inoltre. Non c'è tempo, è rapida e veloce, ghepardo in pantaloni neri, camicetta sottile nera, anche quella. Quanto basta per portare alla pazzia un capitano. Dove sono i mafiosi, ma che idea mi sono fatto della China? Bevi! Devi bere! Tutto di un sorso. Sono impressionato. Le braccia ingioiellate e bianche e nude. E' il profumo che viene da un vestito che mi fa divagare a questo modo?
Mi scruta, mi strofina le unghie lunghe sulla guancia. La barba. La mia storia di uomo affiora da dietro la porta, mi guarda e se ne va. Fottiti, mi dice, io non volevo venirci. Mi hanno obbligato, risponde il mio io sotto i miei scarponi. Lo so, ma io posso andarmene, mi risponde. No, stai qui. No. Ti prego. Va bene, ma solo perché se ti ubriachi, io posso salvarti. Grazie.
Lei prosegue. Ma nel gioco avrei dovuto dirle, senti io ti dovrei parlare. E datti una mossa! Colpo sulla schiena, che quasi vomito, mani che tendono mani, Vieni a ballare! Ma che cazzo c'entra la musica araba con i cinesi? Se ne va, sono poco interessante, non mi so lasciare andare, pensa. Dice qualcosa, tutti ridono. Ballano. Irripetibile. Grassoni che danzano, urla. Pose ridicole, quanto i destini che si incrociano in quella stanza.
Sei gentile, ogni tanto mi fa piacere trovare qualcuno gentile. Uh, grazie. Tenendo conto che un minuto prima ho guadagnato un'altra gita al cesso perché le ho bruciato una mano con una sigaretta. Per sbaglio. A spiegare che era stato un errore, non una pratica su cui puntava tutta la mia pazza serata, che sai, hai visto mai sti occidentali. Ha capito. Senti, ok per me va bene, chiacchieriamo, per me potrebbe essere una serata tranquilla, mi fa piacere, non penso male di te. Non pensi male in che senso? Niente, non penso male di te. Vabbè, ok, brindiamo. Giochiamo ai dadi? Uh, quel gioco che devi bluffare? Si. No grazie. Allora parliamo. Massì.
Mi viene in mente Ly. Quando vado alla ktv con le ragazze parlo della Bibbia. Improponibile.
Di giorno vado in un internet point qui vicino, sto studiando per imparare il computer, così potrò cambiare vita. E' la mia amichetta che parla. Ah si? Si, senti cosa posso fare quando Windows mi si blocca? Ora: come spiegarle Linux? Conosce solo 10 (dieci, ten, shi) parole di inglese. Rinuncio e dico, non possiamo parlare di altro? Sorriso, mani tese verso il futuro. Stella benigna. No ok parliamo di Microsoft. E allora andiamo tu ed io. Devo andare al bagno, Ti accompagno, intanto prendo il libro. Ehm, sei sicura? Si si. Uh uh ululati, orecchie d'albero di acacia nella zuppa agrodolce del locale. Ed eccoci indietro, lei, io, capelli bagnati, caldo, fumo, mi bruciano gli occhi, non faccio tempo a entrare che mi infilano una sigaretta in bocca, un bicchiere in mano e una mano sul culo. Che bella compagnia, davvero. Ho bisogno di un computer. Idea! E' con me, nella mia borsa. Noooooooooooooooooot. Ok allora cosa vuoi sapere. Cosa è winamp. Facile, lo so. Birra, beviamo, come sono contenta! Bene.
Hey my friend, cultural exchange? Mi urlano dall'altra parte della stanza. Ma perché. Il momento clou quando arriva, mi chiedo, quando ce ne andiamo a respirare? Non vorrei menarla, ma un tamarro dietro l'angolo mi ha inculato la vespa…eh. Niente da fare, tutto prosegue, si abbassano le luci, si riaccendono, si abbassano, si riaccendono. E' la tv dove scorrono le immagini, i video, e le parole che a turno cantano. Hey my friend (siamo amici?) Hotel California! Sing! E allora divento lui, Lebowsky, the Big, e anche un po' Jesus. I hate Eagles. E soprattutto Hotel California. Buhhhh, fischi del pubblico, mi tirano i popcorn. Rispondo con un dito medio. International. Ah ah sei molto smart. Si vabbè, quando finisce l'ambaradan? Dipende, a mezzanotte di solito. Ci siamo quasi. Mi piego sul divano, cerco un modo di leggere il suo libro, di farmi sentire, di ascoltare, ma è un disastro. E infine, mi addormento.
Perché a un certo punto la stanchezza si impossessa anche dei demoni. Mi sveglio che accendono le luci, manca qualcosa a mezzanotte. Fuori piove, mi sa. Domani ti chiamo, così magari ceniamo insieme e proseguiamo. Come fai a chiamarmi, scusa? Ti chiamo su questo! E mi restituisce il cellulare. Però. Prestige.
Avrei potuto essere un paio di ruvidi artigli
Che corrono sul fondo di mari silenziosi.
Ci siamo troppo attardati nelle camere del mare
Con le figlie del mare incoronate d'alghe rosse e brune
Finché le voci umane ci svegliano, e anneghiamo.
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Yes.Thats true.
ariat boots
mancavo solo io :p
Si davvero. E senza nulla togliere a noblogs, questo blog è sprecato.
molte risate e allegrezza ma non solo 🙂
E’ bellissimo