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[China] Dai villaggi a Shanghai, parole partigiane per nominare il mondo

La
letteratura femminile cinese contemporanea si è solita farla
rientrare nella corrente letteraria definita del «nuovo
romanzo realista» (xin xieshi xiaoshuo): cinica ironia,
crudezza dei fatti e narrativa minimalista, erotismo e intrighi.
Li
Ang, taiwanese classe 1952, considerata una
esponente di spicco del movimento femminista cinese, nel suo La
moglie del macellaio
, Editrice Pisani, mette a nudo la crudeltà
dei rapporti uomo donna specie nei piccoli villaggi, in nome di un
binomio, violenza e sesso, che rende il libro duro, crudo, quasi
fastidioso nel suo procedere tra un'angheria e l'altra. Un macellaio
abusa della moglie, preda delle violenze sessuali del marito e delle
dicerie delle solite comari petulanti. La protagonista accetta lo
scambio spietato: botte e abusi in cambio di cibo e un tetto. Fino
alla soluzione devastante di commettere un omicidio liberatorio,
perfino per il lettore. Da uno spunto di cronaca nera reale, La
moglie del macellaio
descrive molte verità della Cina
rurale, ben lontana dai ritmi occidentali delle moderne metropoli.

In
un'intervista durante un suo viaggio in Italia Li Ang ha detto che la
parità tra uomo e donna si avrà solo nel momento in cui
ci sarà l
a presenza degli uomini sul mercato della
prostituzione, per una clientela femminile. Sul mondo dell'eros e
delle pratiche libertine e concubine cinesi è La Regina di
Shanghai
, Garzanti, di Hong Ying, già vincitrice nel 2005
di un premio letterario in Italia. Un'altra storia vera ambientata
nell'affascinante Shanghai, che tra i tanti soprannomi ha anche
quello di puttana d'oriente, di inizio Novecento. Arti
erotiche e amorose di una ragazza al centro di vicende oscure, in
quel confine incerto tra politica, mafia e guanxii, i ganci,
pietra angolare della socialità relazionale cinese, che fanno
di un romanzo fintamente rosa, un'altra chiave di lettura di
comprensione dei sentimenti cinesi seppure ambientata nella Cina di
un secolo fa. La freddezza nei rapporti, l'utilitarismo sociale e la
necessità di garantirsi ferme e durature amicizie. Stessi
problemi affrontati, saltando ancora temporalmente alla Cina
contemporanea, dalla protagonista di un altro romanzo scritto da una
donna, L'occhio di Giada, Sperling & Kupfer, di Diane Wei
Lang, insegnante di business management a Londra. Si tratta del primo
giallo in cui la protagonista è un'investigatrice privata a
Pechino, con tanto di segretario maschio e auto, vero status symbol
per ogni trentenne cinese che si rispetti (insieme all'appartamento).
Un intrigo legato al ritrovamento di antichi tesori imperiali, spunto
narrativo per offrire uno scampolo di descrizione dei rapporti
sociali tra nuove e vecchie generazioni e ripescare il repulisti
delle Guardie Rosse, in piena Rivoluzione Culturale, di antichi e
preziosi reperti. Si dirà di omertà, difficoltà
comunicative, omissioni: il reale effetto dei romanzi cinesi è
quello di indagare mentalità, abitudini, gusti, idee che agli
occhi di un occidentale focalizzano al meglio la scoperta di
diversità comportamentali e sociali difficilmente intuibili,
da così distante.

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