Ci
si chiedeva, un po’ di giorni fa: l’indignazione – nel mondo occidentale – sui fatti tibetani,
da dove nasce? Da una reale partecipazione, o dalla vendita di un
altro brand, come si trattasse di spazi pubblicitari spendibili sul
pubblico televisivo? Sul brand Tibet ci sono alcuni post, una discussione con Chen Ying e
discussioni sparse per il Web.
In
particolare, senza dover essere accusato di filocinesineria, mi
chiedevo come mai il Tibet riscuotesse così tanta
partecipazione emotiva, pur senza avere dietro una reale conoscenza
della storia e delle dinamiche cino tibetane. Mi pareva che il Tibet
venisse trattato come un brand, una marca, un immaginario, capace di
sviluppare discussione su libertà e diritti umani, in una
forma completamente priva di domande e interrogativi.
E
guarda caso l’industria dell’abbigliamento italiana, ha provveduto a trasformare il
Tibet in un brand spendibile non solo sul mercato politico, ma anche
in quello dell’abbigliamento. Ecco il commento di un sito che riporta
la notizia e le foto…
The
clothing of the Italian brand Kappa can be seen at various Chinese
stores, especially their line of clothing for different countries in
the world. When Italy won the World Cup in 2006, the blue
Italian jackets were popular. In Milan, a Chinese netizen saw
and took photos of a Kappa "Free Tibet" jacket, with the
Snow Lion flag in front and a Buddhist figure in the back. This
item could also be found at online store. The price of the
jacket is listed at 150 Euros.
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beh diciamocelo pure che potevano anche stilisticamente impegnarsi di piu’
ma i Lama stanno ancora sul tibet? :))