Signor
presidente, signori giudici, ieri il collega ha lasciato idealmente
tutti dinnanzi al cancello della scuola Diaz Pertini nel momento in
cui questo viene sfondato da un mezzo del VII nucleo del reparto
mobile.
Mentre
nel cortile della scuola si consuma il violento e tragico pestaggio di MC,
free lance inglese, che subirà lesioni permanenti dall’agguato
dei poliziotti, il VII nucleo sfonda il portone ed entra nella
scuola. Canterini, chiamato dai suoi colleghi per partecipare
all’azione, nella riunione preparatoria in questura, propone
addirittura di fare un’entrata in grande stile, utilizzando i
lacrimogeni. Viene convinto a lasciare perdere, ma i suoi uomini
hanno voglia di menare le mani. Per distinguersi dai comuni
picchiatori, gli uomini del VII nucleo decidono di infilarsi una
cintura nera, anziché quella consueta bianca dei reparti
celeri. Sarà la loro fregatura, purtroppo solo processualmente
e neanche per tutti i suoi componenti e vedremo perché. Entrano
e iniziano le violenze.
Come
si giustificarono i poliziotti circa le botte e le ferite dei
manifestanti? In due modi, ribaditi in aula: diranno che ci fu
resistenza, con lancio di oggetti da parte dei ragazzi e ragazze
nella Diaz, smentita dalle immagini televisive, e che le ferite
degli occupanti erano ferite pregresse…
Cardona
Albini non ha usato mezzi termini in aula: stiamo parlando di
un massacro. Quanto alla
resistenza degli occupanti la scuola: non c’è
stata nessuna resistenza da parte delle persone, nessuna condotta
di resistenza attiva, nessun lancio di oggetto, nessuna violenza, a
nessuno e’ stato potuto attribuire nessuna delle armi addotte nel
verbale, tali armi non erano presenti nelle aule dove si sono svolte
le violenze, e nessuna prova e’ stata riferita rispetto al
rinvenimento di tali armi, e’ stata viceversa provata la provenienza
ab esterno del principale reperto dell’operazione, le due bottiglie
molotov, che aveva fornito uno spessore decisivo per formulare
l’accusa collettiva di partecipazione all’associazione a delinquere
finalizzata alla devastazione e al saccheggio.
Quanto
alle ferite pregresse: fu un’illazione fatta a caldo e
diffusa dagli organi di stampa, unitamente a un sottodimensionamento
dei feriti. Si può lasciare al giudice quanto questo contrasti
con le immagini dei trasporti dei feriti, con le tracce nella scuola,
diffuse da migliaia di fotogrammi, nonché con la
documentazione medica delle lesioni acquisita agli atti. E
veniamo all’azione, all’ingresso e alla perquisizione… (i
poliziotti) cominciano a colpire. Subito dopo i
primi entrano altri poliziotti, si spargono per la sala e cominciano
a colpire. Colpi di manganello, calci, in pochi istanti tutto il
locale e’ pieno di poliziotti che vengono descritti tutti nello
stesso atteggiamento: un pestaggio. Le descrizioni di questi
poliziotti entrati per primi e i filmati inducono a ritenere che ci
fosse certamente personale del VII nucleo. certo e’ che in un secondo
tempo viene riconosciuta e attestata la presenza di poliziotti di
altri reparti, in borghese e con pettorina. Singole testimonianze
sono molto dettagliate e riferiscono di violenze contro persone
già ferite.
Gli
insulti: Viene riferita costantemente l’urlare di
minacce, insulti e ingiurie mentre i pestaggi avvengono. Le frasi
vengono riferite sia da stranieri che da italiani. Vengono
pronunciate anche a situazione avanzata, e provengono anche da
persone che vengono descritte come funzionari. BV riconosce i
funzionari: "li ho visti passare tra queste due pareti che non
arrivavano al soffitto, li ho visti rimanere li’, e uno ci ha detto
‘bambini cattivi’, con un giubbino chiaro, un po’ calvo, con gli
occhiali; poi ricordo anche uno con gli occhi azzurri e gli occhiali
[per la cronaca, si tratta di
Luperi] che ho poi riconosciuto nel fare una dichiarazione
in tv". L’insulto più costante e’ quello di "bastardi",
mentre gli arrestati italiani riportano frasi come "nessuno
sa che siete qui vi ammazzeremo tutti".
Questo
e altro accade al piano terra, la cosiddetta palestra. Andiamo
al primo piano. Tralasciando racconti drammatici riportati dai
testimoni, interessante la conclusione di questa prima fase fatta dal
pm: i racconti delle vittime sono terrificanti, sono stati
resi in maniera assolutamente genuina in sede dibattimentale, sono
state analizzati tutti gli aspetti del loro racconto, le divise, le
uniformi, le difformità, io non sto qui ad annoiare con
citazioni che noi tutti possiamo verificare sugli atti. Il quadro che
ne emerge e’ che molti descrivono le uniformi del vii nucleo, nessuno
di questi anche quando ha visto foto in rogatoria di divise del
reparto mobile hanno sempre riconosciuto l’uniforme ma senza la
cintura bianca. […] Tutti riferiscono dell’uso del tonfa, che e’ in
uso tra le forze tedesche, mentre da noi era sperimentale. E tutti
descrivono l’uso di questo strumento anche con modalita’ non
ortodosse e che anche il comandante Fournier (vice di Canterini) ci
ha detto che non sono assolutamente idonee. Fournier ci ha detto
che se e’ impugnato al contrario "spacca le ossa di un bue".
Sappiamo che e’ stato usato in questo modo e di fratture ne abbiamo.
Una dotazione che deve essere usata in un certo modo, ma purtroppo
alla scuola Diaz ha funzionato diversamente. Purtroppo bisogna dire
che questo la nostra indagine lo ha sempre accertato il comportamento
lesivo posto in essere da queste persone non ha visto come
protagonisti solo membri del vii nucleo, e’ un risultato a cui si e’
già pervenuti nelle indagini preliminari, perché e’
indubitabile che ci siano persone di altri reparti mobili anche di
Roma, ma non solo, agenti in pettorina delle squadre mobili, agenti
del nucleo prevenzione crimine, e nel corso delle indagini già
da subito i riferimenti a condotte lesive poste in essere dai capi
squadra sono attribuite ad altri reparti, ovviamente. Non vi e’
dubbio che anche appartenenti di altri reparti abbiano condotto
azioni lesive.
A
livello processuale, si tratta di incrociare le testimonianze delle
vittime, con le immagini televisive e con le relazioni di servizio
dei poliziotti. Il punto di partenza in questo senso è la
relazione del capo del VII nucleo, Canterini: uno spaccato
della polizia italiana e del suo modo (costante, purtroppo) di
operare. Francesco Gratteri, allora capo dello SCO, oggi capo
del DAC, ovvero uno dei tre poliziotti più importanti del
paese, dopo essere già a suo tempo stato promosso questore di
Bari (e provate a chiedere a Vendola…pare siano amici, Nicki
e “Ciccio” Gratteri) chiama Canterini e gli chiede una cazzo di
relazione. Che non è che tutto quel casino non poteva essere
spiegato. Di malumore Canterini si mette a scrivere. Cosa? Questo:
descrive lanci di oggetti dall’alto, in particolare bottiglie, e
violente colluttazioni per vincere la resistenza degli occupanti, che
intanto si erano armati: la resistenza (scrive Canterini) avveniva
al buio; e la situazione era la stessa al primo piano. Canterini, chiamato dai pm in sede di indagine, svela il retroscena della sua relazione: ogni commento
sarebbe superfluo.
—- estratto interrogatorio Canterini —-
P.M.:
ma guardi che le è stato chiesto finora soltanto questa cosa
semplice, cioè se quello che lei ha testimoniato in questa
relazione l’ha visto direttamente
Canterini:
No, non l’ho visto…
P.M.:
o l’ha appreso da altri…
Canterini:
l’ho appreso, l’ho appreso…
P.M.:
perché la firma l’ha messa lei sotto questa relazione…
Canterini:
ha perfettamente ragione…
—- fine estratto interrogatorio Canterini —-
Quando in dibattimento gli vengono chieste spiegazioni sulla
relazione, la chiama “relazioncina”, come dire: una marea di
cazzate, anche perché nella sua personale lotta interna contro
lo SCO, la sua posizione è migliorata: il casino delle molotov
e delle prove false ha messo in evidenza altri poliziotti, più
che la violenza dei suoi uomini, dibattuta nelle prime fasi del processo. Minimizza Canterini. Ma non
è l’unico comportamento poco collaborativo. Basti ricordare
del resto che tra i 13 firmatari del verbale di arresto per 96
persone, uno ancora oggi non si sa chi sia. Il primo caso mondiale
di un atto pubblico anonimo.
Torniamo
alle relazioni. Alcuni poliziotti hanno detto: poi ci mettemmo
li’ e tutti insieme facemmo la relazione, ci dissero di specificare
cosa era successo, era una integrazione che serviva a chiarire, non
so. E’
chiaro che a un certo punto Canterini ha chiesto ai suoi uomini di
scrivere, anche a chi non c’era, probabilmente. E qui c’è uno
dei primi nodi del processo. Le lesioni, chi furono i responsabili
delle lesioni? I pm chiesero l’elenco dei partecipanti all’irruzione.
Il pm Cardona ricorda: ancora oggi abbiamo visto che non e’
possibile ottenere una concreta lista degli uomini che hanno
partecipato all’irruzione. I tentativi di individuazione non
hanno incontrato facilità, anzi palesi difficoltà, se
non comportamenti di ostruzione. E’ straordinario che
nonostante gli elenchi richiesti il dr.Troiani non fosse presente in
questi elenchi, anche se era noto e viene raggiunto telefonicamente
per sapere dell’operazione stessa. I nominativi dei partecipanti
hanno avuto una graduale integrazione, non e’ stata individuata una
delle firme del verbale di arresto, le foto allegate per i
riconoscimenti ci hanno messo in grave imbarazzo durante
l’interrogatorio, perché sono foto risalenti a molti anni
prima.
Dopo
i pestaggi si procederà alla perquisizione e alla gestione
del casino creato. E a quel punto il processo Diaz dimostra il
labirinto in cui i pm e non solo si sono trovati a lavorare. Alla
prossima settimana, per la terza parte dell’arringa.
[continua]