Una
cosa che non passa per la testa in Cina è la possibilità,
prima o poi, di incontrare un fascista. Non che non si incontrino italiani boriosi e qualunquisti o manager squallidi, ma non capita sicuramente di sentire parlare nei bar in
termini razzisti o vedere gente che sfoggia, ebbro e orgoglioso,
magliette terribili (sotto casa a Milano abbiamo beccato uno che indossava in tranquillità la maglietta "Rock against communism,
meglio morto che rosso"…)
Poi
arrivi in Italia e: ammazzano a sprangate un ragazzo italiano di
colore, il barista sotto casa racconta che ha tentato di dare fuoco a un
barbone, come raccontasse come ha giocato l’Inter la sera prima, la
gente si lamenta con i caramba degli spacciatori e i carabinieri
rispondono: copritevi il volto, non fatevi riconoscere e
ammazzateli e pure il barsport si colora di nero quando si sentono persone che non vogliono Ballottelli in nazionale perché è negro. Minimi storici, niente di nuovo. Il
minimo allora è andare al corteo per Abba (oggi, sabato alle 14.30 Porta Venezia) e poi a Quarto Oggiaro. E’
ben poco, ma è quello che abbiamo ora. Mica siamo a Castel Volturno…
Preso
a calci dalla Polizia,
incatenato a un treno da un foglio di
via,
oppure usato per un falò,
il nero, te lo ricordi il
nero, quando arrivò?
Vedi un po’ che la nostra reality fiction è ormai fin troppo gentile. La crudezza che mettiamo nelle nostre storie, o che proviamo a mettere, è ben lontana dalla ferocia della realtà. Forse non è abbastanza, forse il peggio che speravamo di evitare ci ha già raggiunto e sorpassato, mentre noi aspettavamo ancora una volta di essere in grado di stravolgere le chances di quanto avviene e di quanto non avviene.
Quando mi guardo intorno è difficile coltivare la speranza, e ancora più difficile individuare le persone con cui sperare.
Ma forse non siamo ancora pronti ad arrenderci no? O forse sì e siamo solo due Hap in cerca di un paio di Leonard 🙂