Oggi
la mia insegnante di cinese è arrivata e io quasi non riuscivo a vederle la faccia. Siamo ben ben sotto zero e ci si copre come in Alaska, o
insomma dove fa molto freddo. Si sfumano le facce, si nascondono le
dita, si vede il fumo dei propri pensieri condensarsi davanti alla
bocca. La mia insegnante ha impiegato dieci minuti a togliersi guanti
sciarpe berretti e giacche. Poi mi ha guardato storto, perché ho avuto un mezzo
svenimento.
Sotto
il diluvio di lana è rimasta con un maglione rosso, forte e
scuro e una mega sciarpa blu. Talmente grossa che le cadeva su metà
del maglione. Mi sono ritrovato così, davanti a una cinese con
la maglia del Genoa.
E
quindi: potevo assumere un cannibale al giorno, per farmi insegnare
la mia distanza dalle stelle, potevo scrivere che devo andare
all’università di Wuhan a fare un seminario su Simboli,
Miti, San Precario e Serpica Naro, potevo scrivere che sono letteralmente invasato dei caratteri cinesi, che fa un freddo cane con un
vento che ti azzera la voce, ma ti scalda il passo, che stasera la
nostra squadra di calcetto, Drink Team, affronterà un
difficile scoglio sulla via del passaggio del turno (CF: ahahah
preparati!). Potevo scrivere che sto ricevendo mail di amici che mi
riempiono di gioia e calore, che forse Hellas chissà, non
voglio dirlo… che forse il progetto che stiamo per mettere in piedi
qui avrà finalmente una piccola e flebile, ma esistente, luce,
che giorni fa ho passato una sera con un’amica e un chitarrista
messicano che mi ha risvegliato alcune idee assopite, che la mia insegnante adora Impero di Toni Negri e te pareva che non beccavo l’unica chinese disobba sulla terra, e giù a parlare di rappresentazione e di robe che io cioè vorrei parlarle in italiano, altro che cinese! Che, insomma, si
tira avanti che la Cina ti prende e fa un po’ come cazzo vuole: un giorno su, uno giù, uno su, un altro su e tre giorni di down. Non si capisce il perché: forse è che un po’ tutt* qui ci si sente appesi, in attesa di un segnale, un segno, una svolta o una voglia di partire, tornare o ripartire ancora. Ed è difficile concepire qualcosa di duraturo, in un posto in cui non sai mai quanto finirai per starci.
Ma:
domenica c’è un’incudine sull’umore delle prossime giornate,
settimane, mesi. Si chiama, volgarmente, derby della Lanterna, ma
è qualcosa che non si può spiegare se a 4 anni
uno o una non è mai stata in uno posto. In quel luogo c’era un
piccolo tunnel che arrivava su un prato verde. Da quel cunicolo
misterioso, improvvisamente due volte all’anno, uscivano uomini con
la maglia rosso blu (quella più bella del mondo) e altri con
una maglia inguardabile. E quel mal di stomaco di agitazioni, quei
flash back di antenati e mare, dialetto e chissà cos’altro,
trasmesso di nonno in madre e di madre in figlio, è più
di una parola. E’ ben più che dire: calcio.
Il Corsaro Nero, al secolo Mino Francioso (unico insieme a Nicola Caccia ad avere i pantaloncini da calcio con le tasche per farsi i cazzi propri durante le partite), nel 2001 ha messo a segno il gol della nostra ultima vittoria nel derby. Per questo a Francioso sarò eternamente grato. Ero lì, nel parterre, e la palla all’incrocio sembrò arrivarmi dritta in faccia. Vennero anche Paglia e Ceyenne. Quest’ultimo dopo venti minuti che era in gradinata (loro mai stati nella Nord, poiché milanoidi…) torna con un cartoccio di vino e mi dice, “Bella Beirut (!?!?) domenica andiamo con i ragazzi a Cosenza”. Meno male che poi non andammo perché mi ricordo un secco 2-0 contro, ovviamente. Però valeva la pena divertirvi le serate estive (e pure quelle invernali) con un semplicissimo "Mi ricordo". |
>Mi sono ritrovato così, davanti a >una cinese con la maglia del Genoa.
:))
a volte mi fai venir voglia di diventare genoano – dico a volte…poi passa pero’ :PP
:))
belin ma le riprese di *quel* gol secondo me sono fatte dal GiR-corner… cosi’ a prima vista, a giudicare altezza e angolazione.
cioe’, io ero stanco morto da 12 ore di viaggio + 10 di stomaco ritorto, e pure un po’ ubriaco da 3 ore di pre-derby al pontetto… pero’ ero esattamente li’ di fianco alla telecamere.
poi, la gioia.
“Il presidente non esiste, la squadra non esiste e la società non esiste, ma nella maniera più assoluta: esiste solo tifoseria e tecnico”
“La Samp è come Dorian Gray, cultore dell’estetismo”
🙂