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Atomica cinese

Si
è levata dai deserti in Mongolia occidentale
una nuvola di
morte, una nuvola spettrale che va, che va, che va…
Sopra i
campi della Cina, sopra il tempio e la risaia,
oltrepassa il
Fiume Giallo, oltrepassa la muraglia e va, e va, e va…

Sopra
il bufalo che rumina, su una civiltà di secoli,
sopra le
bandiere rosse, sui ritratti dei profeti,
sui ritratti dei
signori
sopra le tombe impassibili degli antichi imperatori…

Al
quarto anno cinese, sono tornato a Pechino e dopo un minuto in
aeroporto, Il Nescional airrrpourt, già speravo in un
conflitto atomico che potesse disperdere queste terre in migliaia di
piccoli punti nell’universo. E che andassero su Pandora o dove cazzo
vogliono: mi bastava immaginare i cinesi finire in miliardi di pezzi,
loro e le loro ottuse convinzioni, per stare meglio, loro e gli ammmericani e gli italiani tutti. Estinzione, estinzione, estinzione…Tipo che nel
foglio per quella cazzo di febbre di merda, devi metterci anche il
posto occupato nell’aereo, sennò non passi. Vabbè. Sono
le regole del paese!

Poi
invece giunto a casa, ho risentito gli odori, i rumori (tipo il mio
vicino che scracchia e sembra morire ogni volta, o quelli al piano di
sopra che ogni giorno trapanano, martellano, scuoiano maiali, uccidono
serpenti, girano film d’azione) e sono andato al negozietto sotto
casa. Vedere la zia tirare fuori acqua e sigarette, senza che io le
chieda niente oppure il tipo di Zio Tonino, la bettola uighura di fiducia, che si addormenta davanti a un miliardo di tazze di the caldo bollente. Eh faceva meno 15 quel giorno. E ho pensato: ok, questa ora è casa mia. Oppure
andare in banca e pagare il telefono, al supermercato e comprare le
schifezze liofilizzate e il latte nei sacchettini con la tipa che mi
tira i soldi e si lamenta dei vecchi che ci mettono venti minuti a
tirare fuori la tesserina del cazzo. Non so come, la spietatezza di
questo paese, a volte terrorizza, a volte quasi commuove.

Ho
dovuto dimenticare in pochi attimi tutto il godere godere di
Barcellona, la stanchezza del viaggio e sono finito subito sotto un
treno, dimenticando l’atomica, due stronzi bastardi che mi
ridevano in faccia mentre in bici affrontavo la bora siberiana
contraria al mio bell’andare. Poi l’allenamento con i pischelli e il
prossimo campionato, insomma il solito delirio cinese.

Poi
è scoppiato sta bolla di google, la terza guerra mondiale, di bit, cyberwar e cazzi e mazzi. I buoni di Mountain View
hanno fatto un bel casino niente da dire. Fino a che non mi hanno
avvisato che la mia mail era stata spiata da tanti simpatici
occhietti, obbligandomi a cambiare la password (cosa che del resto
faccio sempre da queste parti). Non solo perché mi hanno
anche ranzato intere vagonate di mail, in primis quelle su un’intervista a
un dissidente, fatta tempo fa e sulla quale sto scrivendo, tra mille
difficoltà, un pezzo. Mi sono guardato allo specchio e avevo
la faccia viola, come un’unica grande vena scoppiata sulla fronte.

E
allora ho rivisto l’Atomica. O forse dipende tutto dalla crisi del
Genoa.

p.s.
Un saluto a Cezanne…in casanza. E un msg agli amici che hanno perso
il mio numero di cellulare: mi fate sapere qualcosa di lui? Grazie.

Posted in Pizi Wenxue.