Skip to content


Sicurezza: modifiche e nuovi paradigmi.

Un oscuro scrutare.

Il tema della sicurezza e le sue declinazioni pratiche conquistano immediatamente le prime pagine dei giornali e i commenti dei politici. L'argomento è tra i più spinosi e non è un caso se costituisce uno degli ambiti principali di discussione durante le campagne elettorali, sia nazionali sia locali. Termini abusati, polizia di prossimità, guardie private, riforme: un dibattito tra politica, forze dell'ordine e riguarda inevitabilmente i movimenti.

Se la destra ha improntato la propria politica di sicurezza sul potenziamento dell'intelligence e sulla militarizzazione del controllo sociale – richiesta dal nuovo paradigma secondo il quale terrorismo interno e internazionale si combattono con le stesse armi – la sinistra prospetta invece una vera e propria “riforma di sistema” che dovrebbe adeguare il comparto sicurezza italiano alle nuove esigenze, globali. In un documento dal titolo “Una politica per la sicurezza e la difesa presentato nel dicembre 2005 a Firenze – durante la “conferenza nazionale ds per il programma” – viene sancito un passaggio “di competenze”, verso un'unione dei ruoli tra ministero dell'interno e della difesa. Del resto già nel 1995 su MicroMega Luciano Violante scriveva che “in Italia si dovrebbe studiare la praticabilità della collocazione dei carabinieri, fermo restando il loro carattere militare, alle dipendenze gerarchiche del Ministero dell'Interno proprio perché la massima parte del loro lavoro si svolge nell'ambito delle competenze istituzionali della responsabilità politica di questo ministero", (Apologia dell'Ordine Pubblico, MicroMega, 4/95).

Nel futuro inoltre si spingerà su privatizzazione, polizia di prossimità e ulteriore sostegno alle attività di intelligence. In questo contesto i carabinieri si godono la propria storica e imperscrutabile autonomia – pur non essendo mancate dure prese di posizione dell'Unac (unione nazionale arma carabinieri), anche contro il governo Berlusconi- ma la più esposta è la polizia: i sindacati hanno già fatto sapere di non gradire la devolution e le prospettive di privatizzazione, chiedendo anzi più risorse. La polizia – passata attraverso la riforma del 1981, che ne decretò la smilitarizzazione – sembra avere però perso quella spinta democratica interna che aveva caratterizzato quel periodo, ricordato da molti protagonisti come un vero e proprio “risorgimento” (A. Sannino, Le forze di polizia nel dopoguerra, Mursia, 2004). Non è forse un caso però se Achille Serra – nel suo ultimo libro in cui descrive la sua carriera, da mobiliere a vicecapo della polizia negli anni tra il 1969 e il 1990 (A. Serra, Poliziotto senza pistola, Bompiani, 2006) – non faccia il minimo accenno a quel movimento che portò la polizia a dotarsi dello strumento sindacale. Oggi sono proprio i sindacati di polizia a vivere una crisi di rappresentanza e di delegittimazione, con una base che sembra non credergli più. D'altra parte l'inattuazione della riforma comporta più di un problema e alcune vicende, in primis i 29 rinviati a giudizio per l'irruzione della scuola Diaz a Genova, costituiscono una pagina decisamente buia. Le forze dell'ordine si interrogano dunque sul proprio “sapere” e la propria “percezione”: la verità è che, ad esempio, le scuole sono ancora gestite da militari, o ex tali, l'organizzazione non rispetta le logiche mutate del più generale mondo del lavoro. Vige ancora autoritarismo e un machismo diffuso, soprattutto nelle caserme dei reparti mobili, quelli addetti all'ordine pubblico, il più delle volte “sganciati” dal mondo e acquartierati in zone periferiche della città: “è un esempio banale”, scrisse Luigi Notari, della segreteria nazionale del Siulp, il primo sindacato di polizia, “ma spiega il modello di separatezza scelto dai cosiddetti formatori delle giovani leve della polizia, perché cresce la subcultura xenofoba e razzista, i coretti “sieg heil” o “faccetta nera” al rientro in caserma dopo gli scontri di piazza” (M. Zinola, Ripensare la polizia, Frilli, 2003). Eppure, anche le vicende processuali genovesi o gli ultimi episodi di violenza, hanno visto i sindacati chiudersi a riccio in difesa dei propri uomini, senza accennare ad alcuna riflessione innovativa.

Tra i politici e le forze dell'ordine, ci sono anche i movimenti. Un concetto di ordine pubblico che sembra sempre più sforare in un paradigma morale di accettazione di regole, pena la repressione, i cambiamenti futuri cui il comparto sarà sottoposto, spingono verso la necessità di incrociare le informazioni e tentare una via di analisi sulla militarizzazione del controllo sociale, che ha derive infinitamente vaste (nelle lotte sociali, nella repressione giudiziaria, sui migranti). Dopo un convegno sulla sicurezza urbana svoltosi a genova venerdì 5 maggio, un altri incontro sul tema si è tenuto a Milano sabato 13 maggio 2006. “Sicurezza e Movimenti: un oscuro scrutare”: un occhio alla storia, alla burocrazia, all'organizzazione del comparto sicurezza, e uno alle modifiche del paradigma attuale e le sue evoluzioni.

+Info: http:www.ossc.eu

Posted in General.


One Response

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. nero says

    non mi pare il caso di spiattellare l’intro del convegno… maledetto! 🙂