Anche
l’Herald Tribune si interroga e analizza la differenza tra il brand
Tibet e il brand Uiguri. Per dire, il dissidente cinese intervistato
da La7 è un eroe. Uno uiguro è un terrorista…di
sicuro. Uno o una che tira un pomodoro a Ferrara è un
violento. Uno che brucia una macchina è un devastatore. A
parte il primo, gli altri non sarebbero mai invitati a parlare in uno
studio televisivo, senza essere derisi o additati da ospiti e
conduttore. In ogni caso, l’articolo dell’Herald è
interessante, anche se non tiene ancora conto, è di alcuni
giorni fa, della visita da star del Dalai Lama negli Usa (Murdoch,
altro stinco di santo, lo ha definito “un monaco che sciabatta con
scarpine di Prada”…), ma analizza come la percezione occidentale
dei contrasti interni della Cina (sui quali, come
dimostra il professor Cammelli, ci sono più domande che risposte)
favorisca la leadership cinese. Poi passa ad analizzare le reali
vittime, secondo l’editorialista, di tutto: i cinesi.
Inoltre:
dopo la Coca Cola, tocca ai prodotti francesi. In Cina parte il
boicottaggio anti Francia. Per dire, per L’Oreal, ad esempio,
potrebbe esserci un seppur minimo fastidio: il settore dei cosmetici
è uno di quelli che tira di più in Cina. Shanghaiist,
blog di informazione e cultura, ironizza: si boicottano i prodotti
francesi e poi un anonimo collezionista cinese ha comprato da
Christie’s le foto della Bruni, moglie di Sarkozy, nuda. Ironie.
Il
Financial Times sul boicottaggio