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Tokyo anno zero, David Peace

Ecco.

Se avete perso, e che palle perdere sempre. O se dove si può
solo perdere, non avete perso, leggetevi Tokyo anno zero, di
David Peace. Se oltre a non avere perso pensate che James Ellroy
riesca a darvi la schizofrenia del mondo attuale, attraverso sbirri
tremendi, personaggi inquietanti, schizoidi pensieri eccetera, non ne
sentirete – completamente – la mancanza con David Peace. L’anno
zero giapponese, ispirato alla Germania Anno Zero di rosselliniana
memoria, umanamente potrebbe assomigliare al vostro attuale stato
d’animo. Presente infuocato, da cui fuggire, rincorrendo e scansando
il passato. Gari gari.

Riprendo
le parole di Genna: Tokyo anno
zero
è un inabissamento in una realtà che
sembra parallela e che invece fu storica e a noi giunge, grazie a
Peace, con un vento tempestuoso, un ciclone per nulla esotico, privo
di radioattività ma colmo di immagini spettrali, facendo
sbattere violentemente le persiane delle sicure casette
monofamigliari della nostra narrativa.

Un
calcio in culo e due dita in gola. Vomito bile grigia. Sangue e
merda, perché no. Scrittura ansiolitica, a immagini, a fastidio a pruriti, insulti e bestemmie. Mi scuo e mi inchino. Mi inchino e mi scuso. Intrecci che si perdono e si
riagganciano, ma che cosa ce ne fotte. Come se il ritmo assunto in modo violento fin dall’incipit, facesse più di un calmantin al contrario: qualcosa che ti tiene su. Cazzo che bello sto hard boiled. Centocinquantun
Calmantin….

Posted in Pizi Wenxue.