Skip to content


[Cronache di un allenatore di calcio a Pechino] Biiru, psiche e charro

In
questi giorni in cui sento un po’ di fatica visti gli impegni di china-files, ovvero la ragione per cui sono in Cina, non so perché, ma ho
pensieri ricorrenti circa aspetti che potrei definire “psicologici”.
Non credo sia perché ho visto “Shrink” con un geniale
Kevin Spacey, né perché vedere massacrare a mazzate un
nazista nel film di Tarantino, mi ha fatto sì godere, ma non per questo
ho pensato di prendere a mazzate, per dire, il mio vicino di casa (che è
un delatore bastardo, in sintesi e mi ha regalato una serata di
nervosismo inverosimile).

Ci
sto pensando in generale, ma ovviamente tutto è nato dai
ragazzetti che alleno qui a Pechino.

Intanto
sull’essere adulto, portarsi dietro un bagaglio di esperienze, le più
lontane delle quali a volte, anzi sempre, sono difficili da fare
emergere, perché mediate dall’attualità, dal cervello
di uno che ha 35 anni e non più 8 o 9 anni, almeno
anagraficamente. Poi:
quello che uno pensa mentre fa una cosa, senza considerare il
rischio, ad esempio, di essere completamente frainteso. E ancora,
l’immane difficoltà a mettersi nella testa di un ipotetico
interlocutore, senza venirne influenzato in modo esagerato (ad
esempio ribaltando la propria idea di partenza). Roba
da Marzullo o da Preziosi Panucci nel Saloon del parcheggio
sotterraneo di Marassi. Il campo, non il carcere.

Ad
esempio: tra i ragazzini che alleno al lunedì c’è uno
di 12 anni circa, portiere, fortissimo. E’ alto, abbastanza roccioso,
ma i giapponesi per dire rimbalzano contro il campo, mica si fanno
male. E’ il più grande ed è amato perché avere
lui in porta significa vincere la partitella quasi sicuramente. Lui
gigioneggia, fa un po’ il fenomeno, ma è forte davvero. Lunedì scorso ha fatto
una parata e ha cominciato a fare capriole con il pallone sulla linea
di porta. Mi sono incazzato e ho decretato il calcio d’angolo. Così
la smetti di fare il pagliaccio
, gli ho detto. Ha beccato due gol
un po’ svogliatamente, poi su un cross che ha parato, ha
clamorosamente finto di essere stato calpestato da un avversario.

Impossibile
perché l’avversario proprio non l’ha neanche sfiorato. Ho visto benissimo. Infatti
il bambino incriminato ha subito urlato qualcosa come “non ti ho
fatto un cazzo bastardo testa di minchia!” (la traduzione è
mia ma questi parlano in giapponese…e mi chiamano qualcosa tipo
tichia, il loro modo di dire teacher, e io: mister, mi
dovete chiamare mister! Che poi se non sbaglio loro per maestro hanno
qualcosa come sensei che fa molto Karate Kid…A questo
proposito: se non mi hanno detto una cazzata “bacio” in giappo si
dice qualcosa come kisu
キス
chiaramente
dall’inglese kiss. Cioè non avevano una parola in
giapponese per dire bacio? Ancora più grave mi è
parsa la parola giapponese tratta dall’inglese biiru
ビール
ovvero
BIRRA!)

Cmq:
fatto sta che il portiere forte è steso a terra a faccia in
giù. Mi avvicino e gli chiedo se sta bene, lui si gira e
praticamente mi scoppia a piangere mentre gli tengo una mano sulla
spalla. Mi sono sentito morire. Da notare che il bambino che prima ha inveito, vista la scena è tornato sui suoi passi, ha guardato il portiere e gli ha chiesto scusa. Poi ha guardato me, come a dire: però hai visto anche tu che non gli ho fatto una fava.

Io però ero da un’altra parte. Perché chiaramente ho rivisto
tutto, perché da quando l’ho rimproverato, fino alle parate svogliate, ai goal che ha
preso, fino al finto infortunio, in tutto saranno passati tre minuti.
L’ho incoraggiato, dicendogli che non aveva niente, ma ero
sinceramente imbarazzato.

Allora
mentre ero sul mini bus con cui li riaccompagnamo a casa, mi sono rivisto tutti gli allenamenti e le partite e mi ha preso il
panico. E ho iniziato a pensare a ste cose psicologiche. Poi ho visto
Arrancame la Vida (sì
fa un freddo dell’orso e si consumano una marea di dvd qui a Pechino,
nonché le mitiche lasagne di Annie’s) e mi sono strippato coi
modi sudamericani di dire certe cose. Tipo
charro. E per un po’ ho fatto semplicemente finta di niente. E la locandina del film è per M(k).

Posted in Pizi Wenxue.