E’
da tempo che vorrei scrivere dei miei vicini di casa. Allora cercando
di ricordare alcune cose, sono andato a ritroso. E sono arrivato al
quartiere. Che poi è come dire quasi tutta Genova. Quindi mi
limiterò alla zona intorno al mio compound. Lo faccio con lo
scopo, tra gli altri, di strappare due risate al mio socio, troppo
concentrato su minchiate…:-)
Allora
intanto, il mio palazzo. Sembra essere lì per caso, come se
qualcuno si fosse dimenticato di tirarlo giù insieme agli
altri. E’ lì alto e lungo, in mezzo a qualche edificio basso,
una spianata su cui i cinesi fanno i loro esercizietti (tipo
camminare all’indietro, battere le mani, stretching e esercizi vari).
Non tutti i cinesi. Ad esempio il mio vicino di casa si sveglia alle
5 del mattino e fa questi esercizi nel corridoio del pianerottolo.
Una roba lunga e stretta.
Secondo
me fa anche alcuni esercizi proprio davanti alla mia porta, perché
gli piace moltissimo il cazzillo che ho attaccato per
l’anno della tigre: un carattere che indica fortuna prosperità
soldi tanto cibo e allegria, in mezzo a tutti gli animaletti
dell’oroscopo. Non oso immaginare cosa penserebbe se vedesse il
pesciazzo verde (altro simbolo di buon auspicio) che ho appeso in
camera. (Cosa non si fa per la Champions League!)
Ad
ogni modo, quello che il mio vicino di casa compie davanti alla mia
porta, deve essere anche il suo esercizio più faticoso, perché
tornando indietro verso la sua porta, scracchia assai.
Nei
due palazzi accanto al mio c’è il mondo: a sinistra
nell’ordine: un negozio che vende scarpe, ma anche bevande gassate e
credo aggiusti anche i vestiti. Poi un chiosco minuscolo con una
coppia che vende sandwich (confino con la zona più straniera
della città), un negozietto che fa ravioli e pasta del sud, un
posto piuttosto urfido (diciamo pure che è zozzo da far paura)
ma speciale: 12 ravioli al vapore, un piatto di spaghetti saltati con
carne: 12 kuai (1 euro e 20 centsssss). Eh. Buonissimi per altro.
Poi
c’è uno yellow store, ovvero piccola vetrina, interni da
parrucchieri e ragazze sui divani. Il tutto si consuma in camerette
unte nel retro. Poi c’è un parrucchiere vero (c’è
andata perfino mia madre…), poi un negozio che vende di tutto. In
pratica al mattino passo davanti a tutti e li saluto. Col tipo dei
sandwich facciamo anche due discorsi tipo: minchia che freddo, eh si,
non è che oggi nevica, no oggi no, ma domani, alle 17 circa
nevica, ma dieci minuti.
A
destra: c’è un ristorante tibetano. All’entrata di sera due
tizi si vestono da tibetani e cantano. Tutta la sera. Poi c’è
la banca di Pechino, dove pago il telefono e dove ci sono sempre
poliziotti come se fosse scoppiata la terza guerra mondiale,
un’edicola e sul lato un mitico supermarket cinao. Con una cassiera
veramente simpatica con cui facciamo un gioco: lei mi lancia il resto
di monete e io le raccolgo per terra. Prima o poi la uccido.
La
zona dove abito è a ridosso di Sanlitun, zona di ambasciate e
locali notturni, negozi di marche, una schifezza immane. Però
spesso conforta: quando prende lo sbrano occidentale per cui
uccideresti per una fetta di prosciutto è una svolta, perché
ci sono i supermercati con i prodotti occidentali.
La
spesa invece si fa in un piccolo mercato rionale, un po’ più
in là. E’ anche un’ottima scuola di cinese, quando chiedi il
nome di alcuni frutti o verdure sconosciute, o di cui si ignora il
nome in cinese. Per dire, ho imparato a fare il figo con i broccoli: 西兰花[xīlánhuā](ma
me l’ha insegnato un autista dei pulmini della scuola calcio).
Il
mio palazzo ha un’entrata ufficiale. Io non ci sono mai passato.
Passo dal retro. L’ex inquilina mi disse che la portiera è una
che non si fa i fatti suoi. Mai vista. Io sono al terzo piano. Le
scale fanno schifo ma si possono fare alcuni giochi. Qui in Cina le
luci si accendono con un rumore, di solito si batte il piede, cosa
che capita anche quando si torna in Italia per l’abitudine, facendo
la figura dei rincoglioniti, ma anche a rutti, canti contro la samp,
eccetera. Il corridoio dove c’è la mia porta sembra quello di
Shining. E i vicini sono peggio dei nanerottoli del film.