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Dalla Cina a Genova, passando per la Val di Susa

Che
uno è tutto preso da Obama e Dalai e compagnia cantante e
invece poi chi ritorna a farsi vedere? Un reduce, dalla parte
sbagliata, di Genova…mini ritratto di Mortola, a capo della polizia
che ha caricato in Val di Susa, scritto per il Manfo di oggi…

Altro
che «a volte ritornano»: ci sono alcuni che sono dei veri
e propri fenomeni di presenzialismo, almeno quando si tratta di
cariche contro manifestanti o vicende in cui il comportamento delle
forze dell’ordine non è chiaro, o finisce poi per essere
indagato della magistratura.

Spartaco
Mortola, dirigente di polizia che mercoledì sera era a capo
della carica contro i No Tav in val di Susa, è un personaggio
«noto» in certi ambienti. E’ infatti uno degli indiscussi
protagonisti degli eventi del g8 di Genova nel 2001 (allora era capo
della Digos del capoluogo ligure) nonché dei risvolti
processuali che ne derivarono.

Mortola
si presenta alle cronache giudiziari nazionali nel novembre del 2004,
quando venne condannato il primo poliziotto del g8, responsabile di
avere menato un minorenne, il cui volto tumefatto fece il giro del
mondo. Mortola, anche lui indagato, venne però assolto e ai
giornalisti presenti in aula si presentò, da par suo: «uno
a zero», esclamò, dicendosi soddisfatto e fiducioso
della giustizia (quel poliziotto condannato, venne poi assolto in
appello).

Quello
non fu l’unico procedimento in cui Spartaco Mortola si trovò
invischiato. Il dirigente della polizia era infatti uno tra i 28
poliziotti (tra cui i vertici dell’allora polizia italiana Francesco
Gratteri, Gilberto Calderozzi, Gianni Luperi) rinviati a giudizio per
il processo per l’irruzione alla scuola Diaz. Mortola, come capo
della Digos di Genova, aveva scortato i reparti speciali alla scuola
per l’azione. Poi, insieme al resto dei papaveri era stato a
bighellonare e farfugliare fuori dalla scuola, mentre il sacchetto
con le due molotov – false secondo i pm, prova suprema del covo dei
black bloc per la polizia – passava di mano in mano.

Proprio
quelle molotov finirono per mettere Spartaco Mortola, assolto poi in
primo grado per l’irruzione alla Diaz, in un nuovo procedimento. Da
indagato. Nel frattempo come tanti altri sotto processo per i fatti
del G8 per lui erano in arrivo cambiamenti (ovvero le promozioni):
prima questore ad Alessandria. Poi, appena esaurito il periodo di
bassa esposizione mediatica, eccolo questore vicario a Torino, una
piazza mica da poco. A riportarlo al centro dell’attenzione però
il mistero più comico e grottesco del processo Diaz: la
scomparsa delle due molotov dagli archivi dei reperti giudiziari del
tribunale di Genova. Il responsabile dell’inchiesta amministrativa,
tale Maddalena, concluse infatti la sua personale indagine ritenendo
che le molotov fossero andate distrutte per un caso fortuito, una
sbadataggine. I pm però ci vollero vedere chiaro. Lo scrisse
anche Il Secolo XIX, il giornale di Genova: «Maddalena
tentenna, e alla domanda su chi era incaricato di consegnare le
bottiglie agli artificieri fa il nome di Spartaco Mortola, ai tempi
del G8 capo della Digos di Genova».

E
così il telefono di Mortola finisce sotto osservazione e le
sorprese non tardano ad arrivare. Sulle molotov non esce più
niente, altro mistero genovese, ma l’utenza telefonica dell’ex capo
della Digos di Genova, regala un nuovo procedimento. L’ex questore di
Genova Colucci chiama infatti Mortola, riferendo di telefonate con Di
Gennaro per aggiustare la sua testimonianza al processo Diaz: «il
capo m’ha dato le sue dichiarazioni. Mi ha fatto leggere, poi dice…
tu devi, bisogna che tu un po’ aggiusti il tiro sulla stampa».
Ne venne fuori un nuovo processo con Mortola e Di Gennaro indagati. I
magistrati avevano chiesto due anni di reclusione per De Gennaro e un
anno e quattro mesi per Mortola, ma entrambi il 7 ottobre dell’anno
scorso, sono stati assolti.

Posted in Pizi Wenxue.