Skip to content


[Terremoto in Cina] Shanghai trema! Vittime in Sichuan.

Upgrade:

* E riecco l’ansia di controllo: Not
confirmed, but from reliable source: "Propaganda dept has banned
news outlets from sending own teams. All stories have to be from
Xinhua."

* China Daily se ne è accorta. Hu Juntao manda rinforzi in Sichuan

* Si comincia a parlare di vittime, di scuole distrutte (fonte CNN, riportati dai quotidiani italiani). 4 morti e 100 feriti, secondo altre fonti.

* Inoltre si comincia a discutere della nota diga, secondo alcuni responsabili dell’aumento delle probabilità sismiche.

* China Eastern annulla i voli per Chengdu (nello Sichuan).

* Interessante questa pagina (in cinese) del Governo Provinciale del Sichuan: in pratica la sera del 3 maggio c’erano state le prime avvisaglie.

Da Shanghai: Belin!
Prima gli autobus che esplodono, ora pure il terremoto.

Ero
lì che mi compravo il caffè, nel primo piano
sotterraneo di un mega mall, il City Center, nella zona in cui vivo, ancora smadonnante, dopo avere passato la mattina negli uffici di polizia per il fottuto
certificato di residenza.

A un certo punto salgo le scale e vedo
tutti, TUTTI, uscire di corsa. Uh, ho pensato, meglio fare
esattamente la stessa cosa. Esco e fuori: migliaia di persone. Al
cellulare, a fare foto, a urlare, a guardare. A quel punto ho chiesto cosa fosse mai successo. Scossa di terremoto,
l’edificio ballava, mi dicono. Torno in ufficio e per la strada è pieno di gente,
strade invase. Vado on line e vedo che non è accaduto solo a
Shanghai, ma in parte della Cina (partendo dalla regione del Sichuan). Comunque, qui, pare tutto tranquillo. Seguiranno news.

Video, foto, racconti

Per ora, con prese dirette (in inglese), consiglio questo link.

Il racconto dei giornalisti dello Shanghai Daily.

Un video di un’evacuazione a Pechino.

Un video di un’evacuazione alla Xi’an Tech. University.

Immagini su flickr delle varie evacuazioni.

Cronaca su Twitter di un americano a Chengdu


 

Posted in Pizi Wenxue.


Il brand Tibet diventa realtà

Ci
si chiedeva, un po’ di giorni fa: l’indignazione – nel mondo occidentale – sui fatti tibetani,
da dove nasce? Da una reale partecipazione, o dalla vendita di un
altro brand, come si trattasse di spazi pubblicitari spendibili sul
pubblico televisivo?
  Sul brand Tibet ci sono alcuni post, una discussione con Chen Ying e
discussioni sparse per il Web.

In
particolare, senza dover essere accusato di filocinesineria, mi
chiedevo come mai il Tibet riscuotesse così tanta
partecipazione emotiva, pur senza avere dietro una reale conoscenza
della storia e delle dinamiche cino tibetane. Mi pareva che il Tibet
venisse trattato come un brand, una marca, un immaginario, capace di
sviluppare discussione su libertà e diritti umani, in una
forma completamente priva di domande e interrogativi.

E
guarda caso l’industria dell’abbigliamento italiana, ha provveduto a trasformare il
Tibet in un brand spendibile non solo sul mercato politico, ma anche
in quello dell’abbigliamento
. Ecco il commento di un sito che riporta
la notizia e le foto…

The
clothing of the Italian brand Kappa can be seen at various Chinese
stores, especially their line of clothing for different countries in
the world.  When Italy won the World Cup in 2006, the blue
Italian jackets were popular.  In Milan, a Chinese netizen saw
and took photos of a Kappa "Free Tibet" jacket, with the
Snow Lion flag in front and a Buddhist figure in the back.  This
item could also be found at online store.  The price of the
jacket is listed at 150 Euros.

     

 

Posted in Pizi Wenxue.


[Shanghai] Pressione e suicidi

E’ di oggi la notizia di due giovani
fidanzati, suicidi
a Shanghai. Il fatto è di alcuni giorni fa, ma ne abbiamo notizia solo oggi. Si sono buttati giù dal sesto piano di un
edificio che ospita un centro commerciale e uffici di rappresentanza di
brand importanti.
Quello dei suicidi è un fenomeno censurato e oscuro in Cina,
per il quale non si usa il mezzo termine: o si oscura, oppure, sul web passano
foto tragiche, con la consueta avvertenza: se siete schizzinosi o
avete appena mangiato
, (con un humor vagamente macabro), non cliccate, viene scritto.

La causa del suicidio pare sia la questione legata alla casa: non poterla comprare,
averla, possederla. Qui in Cina, per la maggioranza delle persone,
sei quello che hai, purtroppo. Il link è qui: attenzione
perché le immagini sono veramente macabre. Interessante, invece, il dibattito
sviluppatosi nei commenti, sulla correttezza o meno di mostrare certe foto. Sui media ufficiali, naturalmente, niente
di niente.

Tutto questo ha a che vedere con la parola pressione. E’ sempre molto difficile spiegare, ad ogni ritorno in Italia, cosa i
cinesi intendano con la parola pressione. Tendiamo spesso a confonderlo
con lo stress tipico delle nostre metropoli schizoidi, in cui il
ricatto del lavoro, il più delle volte, comporta il nostro
significato di pressione. In Cina in realtà il significato della parola pressione è molto diverso e il discorso permette di
puntare l’attenzione su quello che viene definito controllo
sociale distribuito
, tipico della moderna società cinese e
frutto di mix strambi tra novello avanzamento tecnologico e brodo
culturale e tradizionale cinese. Anche
quando parliamo di controllo sociale, spesso siamo portati a parlare
di telecamere, guardie, guardie private, addetti alla sicurezza e
tutto l’armamentario moderno per scrutarci, osservare, tessere
statistiche, modelli di comportamento, di vendita, prevenire o
dedurre. Qui non si tratta solo di questo: il controllo sociale è
triplice e con triplici scopi e finalità, o forse meglio,
caratteristiche.

C’è
il controllo tipico dell’Occidente, quello che potremmo definire tecnologico, con annessi e connessi ormai, purtroppo, classici e ultraconosciuti.

Poi
c’è quello distribuito, alla cinese: cittadini che
controllano cittadini attraverso ruoli stabiliti dal Governo
(controllori del traffico, delle vie, dei quartieri, dei palazzi,
della scala). Queste due tipologie mi fanno pensare alla Cina come un
posto che ci ha raggiunto, in termini di controllo sociale
occidentale, e che raggiungeremo, in termini di controllo sociale
“distribuito”.

Infine
c’è la tipologia più specificamente cinese: cittadini
che controllano cittadini attraverso ruoli stabiliti dalle
consuetudini o abitudini sociali e storico- culturali. Si dice che i cinesi siano curiosi, che non abbiano il concetto di privacy. E’ vero. Alcuni degli sfoghi di questa caratteristica sono anche divertenti (come le avventure nei cesui). Altri, hanno epiloghi tragici. E’
questo mix a creare le pressioni di cui parlano spesso i cinesi. Un
esempio è proprio la questione legata alla casa. Le giovani coppie vivono il loro momento più
tormentato quando, in occasione del matrimonio (che qui è scontato), devono trovare, anzi comprare, la
casa. Perché affittarla non si può: il controllo
sociale storico cinese impone che la casa sia comprata. Un affitto
sarebbe considerato un evento di cui vergognarsi (perdere la faccia).
Allora molte coppie finiscono per vivere con i genitori. Oppure
finiscono per tentare la fortuna, in modo lecito (ad esempio tentando l’avventura con lo stock market) o
illecito. Oppure i genitori del maschio, pagano la prima parte della
casa (il downpayment, l’anticipo in contanti), quelli della donna l’arredo iniziale. Spesso questo provoca scossoni emotivi e future diatribe sulla
restituzione dei soldi. Perché qui i soldi, ora, sono la cosa più
importante.

Su
questo fenomeno monetario che nelle grandi città è portato da elementi mercantili decisamente occidentali (vedi il caro case), si inseriscono le tradizioni e le
consuetudini sociali così presenti e fondamentali nel brodo culturale cinese.
Il mix è terribile. Sui suicidi è ingteressante anche la storia che trovate a questo link, ovvero la vicenda dell’ultimo suicidio avvenutaoin una nota azienda cinese, in cui gli ingegneri si ammazzano con straordinara regolarità. L’azienda hig tech è nota per "lo spirito del materasso", poiché appena assunti i dipendenti si vedono piazzare il materasso e i cuscini sotto la scrivania.
  Anche
in questo caso, qualche verità emerge solo dall’universo dei
blog e delle bbs cinesi.

 

Posted in Pizi Wenxue.


[RF e NIE] I miti passati. I miti presenti.

E’
la "storia", non colui che la racconta

Una interessante
discussione
nasce, ritorna la voglia di scrivere e forse sarà
la volta che grazie a questo ci riprenderemo sul serio almeno per un
breve periodo, almeno per quello che potrebbe servire per terminare
due idee in personal e poi rimettersi a scrivere qualcosa di cui
parliamo da troppo tempo. E chissà che il tavolo di lavoro non
possa essere qui in Cina, anziché in Italia…:-)

Sto
parlando della recensione di Stella del
Mattino – creatura del quarto degli ormai noti "filocinesi" – fatta dal mio socio, riportata su Carmilla. Una recensione che è anche un’occasione per raccogliere l’invito alla discussione sulla New Italian Epic e su quanto il
nostro concetto di Reality Fiction sia o meno impregnato della
sistematizzazione di WM1. Un po’ si e un po’ no, è la
risposta.

Poiché sono un po’ più rude e non ho
a portata di mano riferimenti bibliografici che mi potrebbero servire a
esplicitare meglio, o forse perché Laozi mi sta piano piano
conquistando, potrei anche decidere di spiegare meglio il concetto di
Reality Fiction senza spiegarlo. Quanto c’è
in comune tra RF e NIE lo ha espresso già il mio socio.

Vorrei
semplicemente sottolineare che, andando a ritroso, o limitarsi al
presente, quello che resta è una battaglia culturale.
Parafrasando quel tale, il mio concetto di Reality Fiction è
la continuazione della politica con altri mezzi. 
Perché qualcosa, nel frattempo, è cambiato e noi con esso.

Il nostro è il
tentativo di smitizzare il presente, creando altri miti in grado di
sopravvivere, di tradire, di tornare, di abbracciare quello che
manca, una ontologia raccolta da storie e persone che sappia
autonarrarsi,
prevaricare se stessa e tutto ciò che comporta,
che possa essere strattonata e presa e utilizzata da chiunque. Che si
peschi nel passato o nel presente non fa differenza. La problematica
dell’attualità, al massimo, ci fornisce un doppio binario
(sulle ragioni della scelta del presente piuttosto che il passato il
mio socio le ha già ampiamente specificate). Perché si
effettua una duplice operazione: da un lato spogliare, smascherare, ridurre ai minimi termini culturali i miti in cui
siamo incatenati, dall’altro crearne o narrarne di nuovi, attraverso
la nostra esperienza e attraverso una sorta di caleidoscopio che
permetta una trasfigurazione del fantastico nel reale, nel quotidiano per apparire
come vero e utilizzabile da chiunque. Da qui anche la scelta di utilizzare romanzi di genere (noir, gialli, ecc.) per approdare ad un pubblico il più comune possibile. Perché questa è una battaglia, ormai, da fare in campo aperto e spazi larghi.

E perché in fondo, noi siamo
questo. Siamo cresciuti tra i cuscini del free software, di Serpica
Naro
e un linguaggio da sempre oscillante tra il visionario e quello
degli antichi cantori. Arriviamo in un posto, mettiamo giù il
baracchino, tiriamo fuori gli strumenti e cantiamo. E ancora, il
nostro fare politica, era ed è focalizzato sulla costruzione
di miti, di immaginari. E come dice il mio socio, il mito non
finisce. Il mito persiste. Gli eroi persistono. Le persone
persistono. E devono vivere, devono sognare, devono continuare a
lottare.

Non conta da dove partono, ma dove vogliono
arrivare.

Posted in Pizi Wenxue.


Accarezzare cuoio a Shanghai

Il
campo è sintetico, sotto sabbia nera. Il luogo è
l’università di lingue straniere di Shanghai. Nove contro nove. Regola
del fuorigioco e conseguenti teatrini, stile Baresi del Milan di
Sacchi. Si inizia bene, ci si passa la palla, si rispettano i ruoli.
Quando mi pare siano più o meno passati 40 minuti, sento che
non ho più benzina, in più ho preso un paio di stecche
niente male, su ogni tibia. Insomma sono in apnea, dopo due golletti
e un paio di licenze tecniche che hanno sollevato clamore e minuti che comincio a passare in modo immobile, stile guardiano del traffico. Chiedo,
“oh quanto manca”. “Un’ora e venti”. “Come un’ora e venti”.
“Eh giochiamo due ore”. “…”

Per
fortuna al termine della prima ora, i cinesi cominciano a volere fare
i Pelè e i Cristiano Ronaldo, rintronati dal football della vecchia Europa e il suo fottuto marketing. Per me però è una buona scusa per salutare,
ringraziare, e ci vediamo venerdì prossimo. Prima riesco a
farmi tirare allegramente per terra, planare sul campo e appoggiarmi,
ovviamente, con la mano dove mi sono beccato i cinque punti cubani.
Quanto meno, ho concluso, ottimo intervento quello di Miriam a Cuba,
perché la ferita non ha patito troppo, se non per uno sguaro,
appena sotto.

Abbiamo
vinto, per una volta, tantissimo a tanto, perché nell’ultima
ora non ho contato i gol. Poi doccia e massaggio. I cinesi in questi
casi, va detto, se la viaggiano. Uno dei miei compagni di squadra mi
ha detto “Eh si vede che sei bravo, ma il tempo passa per tutti”.
Dall’alto dei suoi vent’anni. Facile eh?

Questo
post per dire ai compagni del San Precario C.F.C. che sto rispettando
i programmi di allenamento stabiliti con il mister…:-)

Posted in Pizi Wenxue.


What happens in Shenzen?

China is celebrating the Everest enterprise of the Olympic Torch, but according
to Asia Sentinel, something happens in Shenzen today. The Olympic torch (the normal one) has
apparently been extinguished by local Chinese protesters. Asia
Sentinel talk about a video: we are waiting for it.

Here
the article.

Here
Danwei’s opinion

Posted in Pizi Wenxue.


What the hell is a Padania?

Su
Shanghaiist, uno dei siti migliori per capire quanto succede a
Shanghai in termini di eventi, sensazioni, cultura e altro,
stamattina ho trovato questo:

Listening
to the ever-excellent Football
Weekly podcast from Guardian Unlimited the other day, we stumbled across the
story of the Tibetan "national" team playing against
Padania this week in Milan. If you’re thinking "how can Tibet
have a national team?" or "what the hell is a Padania?"
then you’ve clearly never heard of the Viva World Cup
.
Frankly, you probably wouldn’t be the only one.

The
Viva World Cup is a football (or soccer, if you speak American)
competition, organised by the New Federation Board
,
for nations that don’t technically exist. The inaugural competition
was held in 2006 in the Turkish Republic of Northern Cyprus and the
idea is that it will take place every two years. This year’s finals
will be held in the Swedish town of Gällivare in Sápmi
(or Lapland as it’s more commonly known), the "nation" that
triumphed at the last Viva World Cup finals.

Now,
Shanghaiist’s friends, Im going to explain u what Padania is:
it is some kind of italian politicians invention, to
justify the difference between North (Padania) and South Italy
(“terroni”, in their speeches). Since about 1989 a Party, called
Lega Nord”, promoted either secession or larger autonomy for
Padania, and it went as far as to define its potential flag
and potential national anthem. They use to meet in Pontida, every
year, to swear by Padania’s flag, dressed up with ancient and
ridicolous clothes. It seem something of laughable, but alas it’s
real.

They
are in the Italian Government now, with their, because he’s
not “mine” new…Prime Minister Berlusconi. One of the leader of
Lega Nord Party is, starting from yesterday, our Home Office
Minister. The LN’s leader is our Reform Minister…

Their
rallying cry is (literary translation): our dick is very hard (im
nok kidding u…).

Their
political purpose is to realize the federalism, because they
think that North part of Italy is the “hard workers” side and
the South is only yobs and mafias…They are against immigrates,
Italy’s south citizens and everything they consider “different”.
Racist, roughs, they are the real winner of the last Italy’s
political election. So u can uderstand our (italian) political
situation: Berlusconi, Lega Nord, and fascists. Long story short:
they rules now…:-(

Posted in Pizi Wenxue.


I viaggi di Hu e la capitalist phobia

Che
qui si fa la storia o si muore. Hu Juntao, presidente cinese, è
il primo presidente, da dieci anni a questa parte, a recarsi in
Giappone. Quattro giorni di vista per rinsaldare le relazioni tra i
due paesi. Intrerviste con i giornalisti giapponesi, belle parole,
mentre poco distante le proteste dei giapponesi avevano inizio: inni
al Tibet e proteste contro il genocidio olimpico.

Le
lettura del viaggio del Guardian

Le
proteste, guarda caso, penseranno i cinesi, sul sito della CNN

Lo
speciale di Xinhua sulla storica visita


Nel
frattempo Danwei riporta un articolo di Zhong Peizhang, capo del
gabinetto di propaganda cinese in cui parla di riforme, di
distruggere la fobia del capitalismo, di rendere sempre più
indipendente la giustizia…l’articolo in inglese è qui

Posted in Pizi Wenxue.


Fuoco a Sh. – upgrade –

Stamattina
è esploso un bus a Shanghai, nel distretto dove il primo maggio mi sono guardato il concerto punk…

3
morti e pare un bel po’ di feriti, visto che sopra c’erano 50
persone.

Ancora
ignote le cause. Mentre le agenzie italiane iniziano a parlare di
pericolo uigu
ro, come si fosse trattato di un attentato terroristico.

Upgrade

Le prime testimonianze raccontano di fiamme che sarebbero iniziate dal retro del bus, mentre sembrano meno credibili le ipotesi di chi ha parlato di una deflagrazione. La polizia cinese sembra orientata ad un incendio, il che forse mediaticamente è meno appetibile di un attacco terroristico, ma per Shanghai si tratterebbe del terzo caso in un anno…I miei amici di qui dicono che i bus spesso sono vecchie carcasse e che l’attuale caldo primaverile, oggi altri 30 gradi in faccia, avrebbe fatto il resto. In attesa di nuove, prendiamo questa per buona…

 

Posted in Pizi Wenxue.


[Shanghai] Tibet e Cina: un complotto dopo l’altro

Stanotte
tirava un vento fortissimo che scuoteva alberi e tutto quanto poteva
muoversi, anche solo al respiro. Per una volta la notte era limpida,
si vedeva distante, i grattacieli brillavano, perché qui le
luci non sono solo luci. Sono identità. Una strana
Shanghai, dopo un giorno caldo, spolverato dalla brezza pomeridiana e
asciugato nel sudore del pranzo, da fresche cene all’aperto. Le donne
che vanno e vengono, gonne che svolazzano, ordini che urlano. Per un
attimo, voltandomi indietro nella via alberata dei ristoranti di
Xinhua Lu, mi è parso di scorgere una Shanghai antica nel suo
scorrere mondano e divertito.

Ognuno
poi – pensavo mentre cercavo di afferrare pezzi di pollo viscidi
immersi nella soia e accompagnati da centinaia di frammenti da mezzo
chilo di aglio – si vive il pezzo di umanità che incontra e su
di esso pone le proprie aspettative e da esso trae le proprie
emozioni.

Questa
notte che ha preceduto il 30 aprile, che precederà la May Day
cinese, è: un buio ovattato e fin troppo lineare e fluido. Il
vento sembra voler scacciare sensazioni negative, allarmate da
sentori, discorsi, sguardi. Solitamente sono circondato da persone
che tendono a snobbare quelli che per noi occidentali sono problemi o
questioni aperte. Solitamente mi viene detto: sono problemi degli
occidentali e del nostro governo, non nostri.

Invece.
Invece le Olimpiadi e le contestazioni alla fiaccola hanno aperto
spiragli di discorsi inaspettati. Un mio amico si è lamentato
della moda lanciata nelle chat cinesi di anticipare il proprio
nickname con la scritta I Love China. Si è lamentato
anche del boicottaggio a Carrefour, definito una trovata
nazionalistica, come se noi, poi, ci guadagnassimo qualcosa, ha
aggiunto.

E
il boicottaggio riempie la testa di idee e sensazioni.

Andando
con ordine: scoppia il casino in Tibet. Scoppiano i casini in Europa,
specie in Francia, intorno alla fiaccola. I cinesi dicono che in
Francia hanno tentato di rubare la fiaccola
. Scatta l’ondata
nazionalistica: siti anti Cnn, magliette, boicottaggio alla Carrefour
(Ja Le Fu, in cinese: casa felice e prospera). I politici di qua
parlano di cricca del Dalai Lama, blindano il Tibet (fino a
quando non si sa), ottengono l’ok dal Comitato Olimpico a proseguire
come niente fosse e confermano la data di fine giugno per il
passaggio della fiaccola sull’Everest (in Tibet). Il percorso è
armonioso, perché la Cina è armoniosa.

Poi.
Qualcuno dice: secondo me i cinesi si sono fatti tutto da solo,
per affrontare ora il problema e non ad agosto e togliersi dalla
palle una volta per sempre il Dalai Lama e le sue ciabattine
. Poi.
Il Governo dice: no no no. Questo nazionalismo non va bene. E:
proibiscono la produzione di magliette anti Cnn (salvo scoprire ieri
che le bandiere Free Tibet sono Made in China, of course),
placano gli animi sul boicottaggio, calmano i bollenti spiriti, si
dissociano da iniziative personali e vagamente popolari (ci sono pur
sempre un miliardo e passa di persone). Poi.
Qualcuno dice: stai a vedere che: il casino del Tibet lo hanno
fatto gli americani, per fottere mediaticamente la Cina
. E il
Governo ha vacillato. Incredibile: il Governo così attento e
premuroso, ha cannato in pieno. Si è fatto prendere di
sorpresa!
Qualcuno dice: qualcuno, nel partito, rimescola nel
torbido e spinge per il nazionalismo, per pressare il governo per
chissà quali altri scopi.
Un grande partito è fatto
di: grandi correnti, grandi cricche, grandi competizioni, puntuali
epurazioni. Vincitori e vinti. E gli ultimi non scrivono certo
la storia. La rendono, semplicemente, più avvincente.

Contemporaneamente:
il Governo, tramite il tribunale di Lhasa, condanna a pene dai 3 anni
all’ergastolo i tibetani protagonisti degli scontri. Un treno super
veloce deraglia nello Shandong, si schianta contro un altro e muoiono 66 persone. La velocità,
nuovo mito tardo futurista della Cina Campeon vacilla, pure agli
occhi dei cinesi.

Contemporaneamente:
il Governo stringe sui visti: delirio. Tra expat (fa schifo il
termine, ma credo si scriva così…) si parla solo di quello.
Come fare? Gli inglesi, al solito si sono premuniti: hanno detto al
Governo cinese: non scherziamo. E per loro mei wen ti (no
fucking problems)
. Per gli altri. Chissà. Alcuni romani
irrompono: Me ne frego! – dicono. Gli ricordiamo che siamo in
Cina. Comunismo! E noi siamo tutti in coda davanti al bagno. E noi
siamo tutti in fila davanti a un segno.

A
cena un amico mi dice: se ci fosse stato Mao, col cazzo che
succedeva tutto sto casino. Questi invece parlano di armonia.
Attenzione. Tanti Mozi (maestro Mo) crescono: abbasso Hu
Juntao e il suo confucianesimo moderno
. Un altro ammette che, da
ambienti politici, il Partito sarebbe nel panico: il timore che
qualcuno ciurli nel manico dell’ondata nazionalistica aprirebbe un
varco oscuro e che non verrebbe a galla, a meno non succedano danni
il primo maggio. Chi può dire, ad esempio, che qualche
frangia del partito non stia preparando l’imboscata a Hu Juntao e
compagnia armonica?

Chi
può dirlo?

E
si arriva a oggi, 30 aprile, vigilia di questo primo maggio così
teso e vibrante, lucido e carenato, rinfrescato da una colazione al Sofa Bar, navigando in wireless,
ascoltando musica mooooolto chill out e asciugando la lacrimuccia
perché mi ricorda la Cafeteria di Pergola (Move).

Sul
web:
Danwei.org, orecchia e antenna ben ben tesa sull’umore
sociale cinese, anche se un po’ intellettualoide, riposta sul blog
alcuni articoli degli anni 80, sugli attacchi ai giornalisti
stranieri in Cina.

In
questo clima ci si appresta a farsi i giri dei Ja Le Fu cittadini.

In
questo clima andrò, se andrà tutto bene, a sciropparmi
Metal nella notte rovente della May Day di Shanghai.

 

When
Im walking a dark road
I am a man who walkes alone

Posted in Pizi Wenxue.