Guido Rossi lascia il calcio per Telecom. Oggi la Giunta del Coni aspetta le sue dimissioni, ma sul successore (Gamberale o Petrucci?) e sul cammino delle riforme si allunga l'ombra della restaurazione [18.09.2006]
«Sono grata al professore per l'impegno e per il lavoro svolto finora. Adesso è importante non tornare indietro». Le parole del ministro dello Sport Giovanna Melandri, lasciano intendere che da oggi Guido Rossi non sarà più il commissario della Federazione. Ai ringraziamenti del lavoro svolto, solitamente, segue il benservito o un cordiale invito a farsi da parte. Questa mattina si raduna la giunta del Coni, cui parteciperà anche Rossi nominato venerdì presidente di Telecom: probabile che il professore presenti le sue dimissioni, indicando come condizione il proprio successore – Vito Gamberale, attuale vicecommissario – per portare a termine il lavoro iniziato. Tutto dipenderà dalle intenzioni del Coni: ieri sera il presidente Petrucci ha incontrato Rossi e il suo staff per quaranta minuti e ha sottolineato che «il lavoro svolto in Federcalcio non solo deve essere continuato, ma anche rafforzato e accelerato».
Se il Coni volesse invece cambiare commissario – e il nome di Petrucci, già a capo della Federcalcio in passato, circola come il più probabile sostituto – di fronte a una probabile resistenza di Rossi (che avrebbe pronto un dossier sui mali del calcio italiano) sarà la giunta del Coni a sfiduciarlo. Per il calcio italiano sarebbe un nuovo momento topico, da cui potrebbero arrivare i segnali di una temibile reconquista dei gangli del potere calcistico da parte dei soliti volti noti, una restaurazione da completare con l'arbitrato del Coni che a ottobre potrebbe demolire definitivamente le sentenze di Calciopoli.
Tutto, del resto, era iniziato con i conflitti di interessi, troppi nel mondo del calcio, denunciati proprio dal commissario. Poi sono arrivate le decisioni della giustizia sportiva, straordinariamente miti e la successiva nomina di Matarrese al vertice della Lega Calcio, con le bordate all'indirizzo di «chi non conosce il mondo del calcio». Elementi che potrebbero aver destato in Rossi, novello riformatore del nostro football, qualche dubbio circa le possibilità di cambiare il calcio con nuove regole. Da questo insieme di cose potrebbe essere arrivata la decisione, a sorpresa, di accettare l'incarico Telecom, una sorta di porta dorata per uscire dalle mura poco amiche del fortino calcistico. Chi lo ha sempre sostenuto lo invita a scegliere tra i due incarichi, nonostante Rossi abbia assicurato di non vedere alcun conflitto di interesse nel doppio lavoro. Parole azzardate anche per chi lo ha sempre difeso e soprattutto per chi decide fin da subito di rimestare nel torbido: Paolo Berlusconi, nelle vesti di vice presidente del Milan, fa sapere di avere dentro di sé «la consapevolezza di essere puliti e di essere stati messi in mezzo per motivi che intuiamo ma che non si possono raccontare», alludendo forse ai passaggi «Telecom, Tronchetti, Moratti, scudetto all'Inter, Rossi alla Telecom» che la reazionaria chiacchiera da bar sport, specie nelle televisioni lombarde, più che intuire già farfuglia, sperando in un nuovo tormentone dalle cui ceneri non riemerga più alcun segnale di Calciopoli.
Spinelli, presidente del Livorno e sostenitore della riforma, è forse l'unico a credere ancora in Rossi commissario: «Chi l'ha nominato deve continuare a sostenerlo». Zamparini, presidente del Palermo, appare più realista: «Rossi stava facendo un buon lavoro. Sono convinto che farà bene a lasciare». Anche Sergio Campana, presidente dell'associazione italiana calciatori, guarda avanti: «E' necessario verificare se Rossi e il suo staff avevano cominciato a riscrivere le regole e se il risanamento del calcio è già cominciato sulla base di queste nuove regole».
Non mancano le espressioni del mondo politico già diviso sul dopo Rossi, le cui dimissioni sono date per scontate – o «consigliate» – da Luciano Violante e Anna Finocchiaro: in casa Ds, con il verde Paolo Cento si lancia la volata al vice di Rossi, Vito Gamberale, ex presidente di Tim e Autostrade s.p.a., nel segno della continuità auspicata dalla Melandri. «E' un grande manager», per Pietro Folena, mentre l'incursore calcistico di An, La Russa, non ne vuole sapere: «E' il momento di un presidente, basta commissari». Sembra il replay delle elezioni del presidente di Lega: si voleva un commissario, è stato eletto Matarrese. (s.pi.)
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