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Il boemo che pestava la Juve

«Il calcio ormai è business, ma quando la Nord canta mi emoziono come allora». Si chiama Tomas Skuhravy, con le sue reti si vola, fai la tua capriola, cantava la gradinata all'epoca, per celebrare i suoi gol.

«Potevo avere problemi, ma quando sentivo il pubblico cantare il mio nome mi venivano i brividi. I ricordi più belli del Genoa sono quelli, poi i gol con la Juve e quello con l'Oviedo (a tempo scaduto, primo turno di Coppa Uefa nella stagione 1991-92 ndr)». 

Tomas Skuhravy, giunse al Genoa dopo i mondiali di Italia '90, dove fu vice capocannonierecon la Cecoslovacchia: 6 stagioni in rossoblù, numero 10 sulle spalle, 163 presenze e 58 gol totali. Poi una parentesi allo Sporting Lisbona, il ritorno in patria e infine ancora Genova: oggi a 41 anni vive nel capoluogo ligure, commenta calcio per le televisioni locali e passa le proprie serate in un ristorante a Pegli (vicino al «Signorini», campo d'allenamento dei rossoblu): «Dò una mano alla famiglia che gestisce il locale, mi diverto», quasi a confermare le leggende circa la sua capacità di godersi la vita, sia da atleta, sia da ex, tanto più in un locale il cui nome deriva dall'arabo e indica proprio il rumore di tanta gente raccolta a bere, mangiare e chiacchierare. «Sono rimasto affezionato a questa città, questo pubblico è il migliore del mondo».
I ricordi si alternano al confronto col Genoa attuale, che domani sera ospiterà la Juve a Marassi per la sfida dell'anno. Il 20 gennaio del 1991 un suo suo gol permise al Genoa di espugnare Torino dopo 53 anni; un suo gol, seguito a quello di Branco, nel maggio 1991 portò il Genoa in Uefa, estromettendo dall'Europa la Juve di Baggio con Maifredi in panchina. «Al mercoledì juventino guardati Twin Peaks», chiosarono i genoani al colmo della felicità.
«Battere la Juventus è sempre una soddisfazione per un calciatore: per tanti giovani del Genoa sarà un'opportunità per mettersi in mostra, oltre ad essere una partita importante per il campionato: se vinci gli scontri diretti sei sulla buona strada». A proposito di allenatori: quel Genoa era guidato da Osvaldo Bagnoli, «un allenatore unico, come non ce ne sono più», che vide in lui il nuovo Elkjaer del Verona scudettato, mentre un altro boemo, Zeman, «ha detto tante cose giuste ed è nel suo carattere distinguersi sempre dal gruppo. Le denunce che ha fatto si sono rivelate vere». Genoa-Juve porta ricordi di una stagione miracolosa, quella del quarto posto, e un'attesa delle grandi occasioni: i soliti ignoti sono entrati in un club genoano, sfruttando la pausa per la focaccia e il salame dell'ora di pranzo, e hanno rubato duecento biglietti, mentre in settimana i tifosi hanno ricordato a tecnico e mister la propria impazienza per una stagione che, iniziata alla grande, si sta incanalando su sentieri impervi: «Noi siamo il Genoa 1893, non una neopromossa», recitava uno striscione al campo di allenamento.
I rossoblù, con tanti giovani e un gran bel gioco a dimostrare che in B possono esserci sperimentazioni tattiche degne di nota, non sono però tra i favoriti di Skuhravy per la promozione. «Penso che sarà molto dura. Albinoleffe, Bologna, ma anche la stessa Juventus stanno dimostrando come si va in serie A, prendendo pochi gol, giocando di rimessa, correndo e avendo la cattiveria giusta. Il Genoa è bello da guardare, ci sono tanti giocatori tecnici ma prende troppi gol, credo sarà dura salire». Tanto più senza Sculli, squalificato per otto mesi per colpa delle scommesse. Skuhravy si fa più serio, perché l'argomento è delicato. «Non può che succedere al Genoa una cosa del genere: peccato perché stava giocando bene, anzi a me piacerebbe proprio giocare in questa squadra, con Sculli, Marco Rossi, Fabiano, arrivano parecchi cross interessanti». Invece il centravanti del Genoa, Greco, sta ancora studiando da puntero, essendo nato come esterno. «E' molto bravo, ma per essere un attaccante corre troppo» e giù una risata, perché il gigante boemo non era certo noto per la sua mobilità, ma di testa non ne ciccava una.
Della Juventus che arriva a Marassi i complimenti sono tutti per Buffon, «meritava il pallone d'oro prima di tutto perché è il più forte portiere da molto tempo, in secondo luogo per la sua scelta, splendida, di rimanere anche in B», ma il calcio ormai è business e Skuhravy lo preferiva ai suoi tempi. «Era meglio con tre stranieri, lo dico per il calcio italiano: avete vinto i mondiali, ma ci sono sempre meno giovani che hanno la possibilità di mettersi in mostra nei massimi campionati». Poiché la conversazione si tinge di nostalgia per quel Genoa, quello di capitan Signorini, un accenno finale è per la vicenda che ha portato il Grifone a calcare l'erbaccia della serie C in una storiaccia di partite comprate e processi impietosi. «Che tristezza, penso che la gente debba rischiare sulla propria pelle, non su quella degli altri. Qualcuno ha giocato con la pelle del Genoa».

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3 Responses

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  1. karletto says

    skuhravy: un’emozione.
    Uno dei motivi per i quali mi sono spostato in campo da mediano a centroavanti sovrappeso.

  2. cauz. says

    eranio la-la-la-la-lalla’
    eranio la-la-la-la-lalla’
    va sulla fascia
    s’accentra, crossa
    e pato fa gol!

    non c’entra un cazzo con tomasone ma e’ il primo che mi e’ venuto in mente su quegli anni. 🙂

    certo che se avessimo avuto un tomas la’ davanti ieri sera, in una partita davvero eccezionale, avremmo fatto tornare a casa i gobbi ancora piu’ gobbi…

  3. claudia says

    Si chiama Tomas Skuhravy
    con le sue reti si vola
    facci una capriola
    facci una capriola