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[Sarpi – Shanghai +97] Wuxi Wuxi ((2))

Io
l'ho visto: era piccolo, non sembrava neanche rosa, sembrava bianco.
La strada era deserta, c'era una luna abbastanza luminosa e al solito
non c'erano stelle. L'aspetto surreale era che un lieve vento muoveva
tutte le cartacce lasciate per terra da tutti gli zozzoni che
precedentemente avevano mangiato sui marciapiedi, come si usa qui a
Wuxi. Ma non c'era nessuno. Solo un taxi è passato sfrecciando
e lui quasi si è nascosto, proprio lì, nei pressi del
negozio “All Day”. Annusava qualcosa, forse qualche avanzo o
forse leccava qualche cartaccia o odorava i mille mozziconi di
sigaretta per terra. Poi a un certo punto, come se mi avesse visto,
ha preso veloce la strada sulla destra, quella che porta verso la
stazione. Io ho inciampato, stanno facendo troppi lavori a Wuxi e
l'ho perso di vista. Mi sono appoggiata al muro ero anche un po'
ubriaca. Mi sono accesa una sigaretta e li ho visti. Erano tre: due
poliziotti e un uomo in pantaloncini corti, sigaretta in bocca e una
maglia da basket, rossa. Correvano e urlavano. L'uomo con la
sigaretta parlava da contadino, si muoveva da contadino, si vedeva
chiaramente che non era uno di qui. Parlava ai poliziotti con timore,
anche in una situazione in cui avrebbe dovuto dare lui gli ordini.

Ok
ok
, la interrompe, Ly, taglia corto! Long story short.
L'hanno trovato sto cazzo di maiale?

Li
Ya Ya ha 23 anni, fa la cameriera in una ktv, è una delle
ragazzette che scelgono le canzoni, che versano il the, che portano
da mangiare, che si assicurano che tutto funzioni a dovere. Viene dal
Nord Ovest, da Kashi, cittadina commerciale del Xinjiang, la regione
chiamata Turkestan Cinese. Pocihé è una regione con volontà indipendentiste e troppo vicino al Tibet, in China ogni informazione sulla provincia è censurata. Ad esempio wikipedia su Xinjiang non va. Li Ya Ya non è una Uyghur, la minoranza
etnica che popola la regione, la più grande della China. E'
una Han. Si sono trasferiti lì un sacco di Han, mi
spiegano, da lì partono tutte le nostre cosine nello
spazio. Per me potrebbero pure diventare indipendenti, tanto sono
tutti contadini
, mi dice Ly.

Li
Ya Ya gli fa il verso, cominciano a insultarsi in cinese,
allegramente. Vabbè, li interrompo, sto cazzo di
maiale
, chiedo, dove è ora?

A
quel punto interviene Filippo, il nostro contatto a Wuxi. Giovane e
magro come un chiodo, ha 28 anni, lavora in una fabbrica che produce
materiale plastico. E' al soldo dei giapponesi, come la maggior parte
della gente impiegata a Wuxi. La vicinanza della città (una
cittadina, per i cinesi, avendo solo 5 milioni di abitanti) a
Shanghai, ma il minore costo del terreno, hanno fatto di quest'area
un'immensa fabbrica giapponese che produce ogni genere di manufatto o
macchinario per produrre plastica. Filippo si chiama Filippo in onore
di Filippo Inzaghi. Quando me lo dice ho una sorta di svenimento.
Quando poi mi porge il suo biglietto da visita e vedo che la sua mail
è rossoneri1899 @qualcosa, rimango di sasso. Quando
mi chiede se è vero che Ronaldo era andato via dall'Inter per
colpa di Seedorf e la sua terza gamba sono allucinato, quando infine
mi dice che in ogni caso odia Galliani e Berlusconi mi riprendo.

Domani
vi facciamo il culo
, mi dice, riferendosi a Genoa Milan. Lo
so, ma noi abbiamo la maglietta più bella del mondo, voi no
,
gli rispondo. Tiriamo su un barsport che neanche al pub24,
addirittura a un certo punto stiamo parlando del campionato spagnolo
di serie B. Ly ne ha abbastanza. Vabbè sti maiali? O volete
parlare di calcio tutta la sera?

Filippo
lo guarda e mi dice, Senti, ma secondo te, quanto ha influito il
ritorno del ruolo del regista alla Pirlo nella vittoria dei
campionati del mondo da parte dell'Italia?

Stiamo
mangiando in una viuzza che è un immenso ristorante
all'aperto. Sono le undici di sera, l'aria comincia a essere
respirabile perché ci sono meno auto in giro e perché
si alza una lieve brezza che senza il sole comincia a essere meno
calda e afosa. Ordiniamo birra e sprite e una variegata quantità
di spiedini. I miei preferiti sono quelli di carne mista, ma anche
quelli di seppia, con soia e una salsina che nessuno sa dirmi come si
chiama ma soprattutto cosa è, sono la fine del mondo. Qui è
consuetudine mangiare fuori, d'estate. La gente se la gode, ogni tavolino è pieno. Rispetto a Shanghai ci sono meno marmocchi in giro e al ristorante si sentono di conseguenza meno strilli ma più scracchi. Io preferisco gli scracchi. La differenza grossa è anche che non ci sono scritte in inglese, tutto è in cinese.

La
città è un cantiere: essendo un piccolo centro
produttivo tutto è concentrato per le prossime olimpiadi. Nel
corso del pomeriggio siamo stati un'ora al sole per trovare un caffè,
stazionando di fronte alla Banca. Sembravano un gruppo d'assalto
sfigato.

Poi
siamo tornati nel nostro alberghetto aspettando le tenebre per
rimettere il muso fuori. Il nostro alberghetto era leggermente fuori
dal centro, proprio sulla sponda del fiume che attraversa la città
e in prossimità di uno dei parchi più grossi, una delle
attrattive turistiche di Wuxi. Filippo si era sbattuto tutto il
giorno per trovare un ristorante. Tutto pieno, continuava a dire.
Possibile, avevo chiesto, che tutti vadano a mangiare fuori stasera?
Poi ho capito: in China oltre alle sale ogni ristorante ha mille
salette private, per mangiare senza il casino, insomma per la privacy
o boh. Allora gli ho detto di non preoccuparsi, ma tant'è. E'
la nostra cultura,
mi fa Ly,
quando vai a trovare degli amici in un'altra città questi
cominciano a sbattersi per assicurarsi che la tua ospitalità
sia perfetta e soprattutto che tu non paghi niente.

Alla
fine, in cambio di qualche rivista italiana di calcio che dovrò
portargli la prossima volta, Filippo capisce e accetta l'idea di non
prenotare e di andare un po' alla cazzo. Ed eccoci al barbecue
all'aperto. Ed ecco Ly Ya Ya.

–segue —

    prima parte, qui 

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