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[Sarpi – Shanghai +99] A Pechino il nickname è fedele alla linea

Internet
censurata In vista del congresso del partito e delle olimpiadi, la
Cina vieta l'uso di nomi diversi da quelli ufficiali. In nome degli
affari Microsoft e Yahoo! accettano le limitazioni

Giulio
Abbadie (:)

Wang
Xiaofeng non avrà problemi. Considerato dal «Times»
uno dei 15 più influenti opinion leader mondiali nel 2006,
potrà continuare senza alcun problema le attività del
suo famoso blog (12mila visite al giorno), parlando di cultura, arte,
entertainment e oscillando tra i suoi personaggi preferiti, Bart
Simpson e Borat. Nel suo blog, infatti, pubblica i propri post con
nome e cognome, senza ricorrere a nickname: una pratica gradita dal
governo cinese che ha spinto affinché, alcuni giorni fa, la
Internet Society of China (Isc), chiedesse a tutti i provider di
sottoscrivere un codice di comportamento che invita tutti i blogger a
postare con nome e cognome. Basta nickname, solo blog ufficiali con
notizie ponderate e soprattutto con la possibilità di risalire
facilmente all'autore. Non tanto on line, quanto fuori dallo schermo
in caso di messaggi poco graditi. Tutti i provider, compresi
Microsoft e Yahoo, non nuovi a concedere immediati sì ai
diktat del partito, hanno accettato. I colossi si giustificano
dicendo che in Cina bisogna accettare le regole cinesi. La verità
è che il mercato Internet cinese è in espansione e non
può essere mollato.More...

Le cause dell'ennesima virata censoria cinese sono varie: la
consueta ansia di controllo da parte del partito comunista,
l'avvicinarsi del suo diciassettesimo congresso e soprattutto la
vetrina planetaria delle prossime Olimpiadi a Pechino nell'agosto
2008.
L'espansione di Internet e dei blog in China sono andati
infatti di pari passo negli ultimi due anni. I bo ke,
traslitterazione letterale in mandarino del termine blog che di per
sé non significa nulla se non qualcosa di simile a big guest,
costituiscono una delle principali attività on line, insieme
alle chat, grazie al celebre «QQ», una sorta di instant
messenger cinese immancabile sul desktop di ogni computer e che oltre
alla chat consente acquisti e prenotazioni on line. I numeri della
rete cinese sono ormai noti. 137 milioni di utenti, secondo mercato
Internet dopo gli Stati Uniti, per lo più maschi, studenti e
residenti nelle aree metropolitane più «cosmopolite»:
Shanghai, Pechino e Tianjin, ex concessione italiana in China, la
costa Est del Celeste Impero. I blog supererebbero ormai il numero di
30 milioni, tenendo presente che in China, secondo gli ultimi dati
forniti dalla China Internet Network Information Center, il totale
delle pagine web arriverebbe ormai al numero di 5 miliardi.


Le
attività dei blog cinesi non sono, apparentemente, troppo
distanti dall'uso che se ne fa in Europa. A cambiare è la
percezione e il peso di certe informazioni che viaggiano sui bo ke
informativi. Molti i diari che raccontano vita quotidana. «Non
mi piacciono i blog – dice un pischello tecnologico di una web
company shanghainese – che riempiono le pagine web di inutili
informazioni personali. Seguo solo i blog che parlano di tecnologia,
che stabiliscono i trend». Uno dei più visitati è
quello dei manager e creativi della Lenovo, una storia cinese: nata
negli scantinati pechinesi con il nome di Legend, quotata alla borsa
di Hong Kong nel 1994, nel 1998 ha venduto il suo milionesimo pc.
Trasformata in Lenovo nel 2003, nel 2005 ha acquisito «Ibm
Personal Computing Division» arrivando a un fatturato di 13
miliardi di dollari e diventando così uno dei leader mondiali
nella vendita di personal computer. I blog dei suoi manager fanno
tendenza tra i tanti colletti bianchi cinesi in cerca dell'occasione
della vita.


Decisamente più interessanti agli occhi dei
nasi lunghi occidentali, appaiono i blog di informazione alternativa.
Se in Italia il blog ha segnato una sorta di recessione
dell'informazione indipendente collettiva, in nome di
un'atomizzazione che dalla socialità si è presto
trasferita anche sul web, in China i blog hanno costituito un
trapasso verso il web 2.0 di proporzioni inimmaginabili. Sui blog
scorrono le informazioni che sono coperte sui media ufficiali,
racconti, segnalazioni, video, foto. Molti di questi blog hanno vita
breve, altri oscillano tra una chiusura e una riapertura, come
danwei.org, una sorta di snodo verso link spesso non consultabili in
Cina.
Ogni mass incidents, ogni protesta, ogni episodio di
corruzione o di assurdità burocratica trova spazio sui blog
cinesi che fanno della contro informazione la loro arma vincente.
Blog e Youtube costituiscono spesso l'unico modo per arrivare a
scoprire racconti in presa diretta, negati dai media controllati dal
Governo. L'ultimo caso pochi giorni fa: uno studente stanco
dell'aumento dei prezzi degli alloggi ha indetto on line un
appuntamento per una manifestazione di protesta. Le autorità
di Pechino non si sono fatte pregare e lo hanno presto scovato: per
lui 14 giorni di xingzheng juliu, una sorta di rieducazione
amministrativa alla cinese.

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