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[Genoa] Aristocrazia e raccattapalle

La
cosa peggiore per un genoano non è perdere, ci siamo abituati, e non sono neppure le disgrazie, ci siamo abituati. E’ vedere entrare in
campo la propria maglia con una insolita boriosa, presuntuosa, arrogante e molle attitudine. La
famosa unione popolare e aristocratica genuana, sul campo si è
sempre tradotta con spazi per il calcio spettacolo, per innaffiare i nasi incipriati delle bagasce ricche in tribuna, sempre supportati
però da quel cuore che si accende ad un rapido sguardo verso la Gradinata
Nord, per alimentare sogni di gloria di una ex repubblica.

Così come Brera ricordava che l’indole italiana avrebbe
potuto ottenere successi con la nazionale solo grazie al Sacro
Catenaccio (ed è avvenuto così anche agli ultimi
Mondiali), allo stesso modo il Genoa ha ottenuto i suoi massimi
successi solo quando alcuni elementi di talento che ogni Luna Nuova
Ogni Tanto arrivavano a Genova, erano supportati da grinta, cuore,
corsa, legnate sulle gambe avversarie, rancore per una storia andata male, orgoglio popolano, fatto di suburra e cristi e madonne.

Ieri invece è scesa in campo
l’anima aristocratica della Città, quella Superba dei Principi
che grazie al suo Popolo onorò il 500 come secolo dei
genovesi, salvo finire tre secoli dopo al ruolo di lacchè
degli odiati Savoia. Ci prendiamo 3 pappine dai cavalieri senesi,
acerrimi rivali bancari della sciatta borghesia genovese e il popolo
piange ancora. 1-3: forse ieri anche i ragazzi hanno capito come si
gioca per salvarsi. E forse anche Sir Gasperson, fiacco ricordo della
British Genoa, capirà cosa significa essere allenatore del
Genoa Cricket and Football Club, non di una semplica neopromossa.

p.s.
Grazie a rozzoblù per il suo report

p.p.s.
Un buon 80% della sconfitta di ieri è attribuibile indubitabilmente e "in modo assoluto", come direbbe Scoglio,  ai
raccattapalle del Ferraris.

Posted in Zú Qiú.