Skip to content


[Beijing +135] Reincarnazioni

Lupo
mi sono fatto invece
così ebbi salvo il pasto
tradito il
mio destino
che niente era garantito
se non che il tempo e chi
lo serve
ha bocca più grande e feroce
della mia
povera
bestia cattiva
non abbastanza cattiva

A
parte che a me la cucina cinese piace da impazzire. A Pechino,
ovviamente, ho sguazzato come un pesciolino nella sua acqua tiepida e
morbida: è una delle quattro scuole culinarie cinesi migliori.
L’anatra pechinese mi fa morire, ma anche nei posticini anonimi ho
avuto grandi sorprese. Ieri ho mangiato dei jaozi che stavo
svenenendo. Per strada il tofu (letteralmente “tofu puzzolente”)
è spettacolare. Detesto invece le interiora, intestini, culi di
maiale, lingue, sanguinacce, che qui vanno per la maggiore…

Ma
stasera ho mangiato nel posto migliore da quando sono in Cina. Il
ristorante è il tibetano Maji Ami: secondo la mia guida
è l’unico posto tibetano rimasto a Pechino. Secondo i miei
calcoli non era distante dal luogo dove sono e così ho
provato. Ho superato due ritrosie: una è che nei “ristoranti”
in Cina, andarci da solo spesso è una menata, perché
non prevedono il solitario mangiatore. In secondo luogo perché
belin, fa un freddo della madonna di cristo. Pensando che è
lunedì e che avrei trovato posto, sono andato smadonnando
perché ho rischiato di farmi investire, mentre fotografavo
(mannaggia a ste cazz di foto) una immensa televisione su un
grattacielo. Il taxista però stava fumando (qui è
proibito durante la guida), quindi ci siamo reciprocamente salutati
la famiglia, dopo avere evitato il patatrac.

Dopo
dieci minuti di cammino ho trovato il posto, che non significa
entrarci: spesso in Cina bisogna fare dei giri allucinanti per
trovare l’entrata. Sono entrato prima in un ristorante pettinato
italiano, poi in uno turco, infine nel tibetano. Una coperta
gigantesca separava le scalette dall’entrata del ristorante. L’ho
scostata un po’ timoroso, sono timido eh, e quando ho messo dentro il
primo passo, ho capito subito che avevo fatto bene.

Fantastico:
atmosfera calda, soffitto basso, lanterne a illuminare debolmente il
posto, odori che mamma mia, musica tradizionale bella alta, ma –
incredibilmente – per niente fastidiosa.

(La foto qui a fianco, presa da un sito, non rende giustizia: non è così chiaro…).

Tamburi, chitarrine, voci e
balli, su un palchetto poco distante dai posti a sedere. Il tipo che
mi ha ricevuto ha, al solito, storto il naso quando gli ho detto che
ero da solo. Mi ha chiesto da dove venivo, gli ho detto “Italia,
Roberto Baggio!” Svolta! Stavo per dirgli che me lo aveva
consigliato proprio il Codino Magico, ma non ho fatto in tempo. Ero
già seduto e il tipo tutto contento mi apriva il menù
davanti agli occhi.

Gli
ho chiesto di consigliarmi qualcosa che potesse saziarmi, senza
sfondarmi o senza il rischio di lasciare una montagna di cibo. Ora,
io sulle carni, mi perdoneranno i miei amici vegetariani, sono un po’
una sussa, sono pieno di
menate. Il piatto tipico ha a che fare con il montone e l’agnello.
Spesso queste due carni a me non piacciono perché sanno di
bestia (di bestino, dalle mie parti)
. Mi ha consigliato
una roba che ho capito solo le parole “agnello”, “pietra”,
“piccante”. Con una ciotola di riso, una birretta tibetana e una
bella tazza di the nero, buonerrimo.

Quando
è arrivato il Piatto mi sono trasformato, solo all’olfatto,
nel Dalai Lama in persona, le mie mille vite mi sono ritornate nella
memoria, mi sono visto pascolare, crescere in una filanda, assaporare
l’odore del latte, della merda dei cavalli, pascolare, ruminare, poi volare, poi
strisciare, poi piantare erbe, raccogliere erbacce, sfondare crani, farmelo sfondare, tirare su un muro, ritirarlo giù, spaccarmi le dita
con i fiori e soprattutto mangiare. Agnello cotto sulla pietra,
affogato da cipolle, peperoncini giganti, delle robe che sembravano
olive, ma vuote all’interno come fossero di lamiera nera, ma che sono spezie, ma che non so quale in particolare, altre spezie (vabbè sulle spezie non sono proprio esperto…), odori di
stalla e illuminazione ad libitum.

(Prezzo=9 euro) Uno
splendido arrivederci a Beijing eccheccazz!

Posted in Pizi Wenxue.


5 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. b. says

    magari…è solo magia culnaria, ahime’…;-)
    *
    b.

  2. audax says

    la descrizione del piatto mi fa venire il dubbio se tu abbia solo mangiato o se prima ti abbiamo offerto il narghilè tibetano…

  3. b. says

    ahahah guarda che ero tornato ciccione dalla Spagna, mica dalla China…piuttosto, se mai mercoledì dovessi andare, vederla ecc. ricorda: saluta gli amici napoletani, ma LASCIA A CASA la sciarpa del naples…
    :-**
    b.

  4. kortatub says

    Ve bene tutto ma non tornarmi ciccione come l’ultima volta che le armate grifoniche necissitano di baldi giovani :PPPPPPPPPP

    :**