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[China] Il brand Tibet

L’altra
sera ho visto un programma in televisione. Si intitola Niente di
Personale
, lo conduce il direttore de La7, Piroso, si chiama. Uno
che tende a raccontarti la sua vita, intervistando altre persone.
L’attacco è stato micidiale, d’effetto. Collegato da Parigi un
dissidente cinese che si è fatto 9 anni di carcere per
aver tirato, ha detto lui, uova contro il ritratto di Mao in piazza
Tien an Men, nel giugno dell’89. Ora è rifugiato politico in
Canada. Parole forti, interessanti e una presa diretta da parte di un
dissidente in carne e ossa. Giornalisticamente parlando, un bel
colpo
.

Poi
Piroso ha voluto metterci del suo: la Cina comunista di qua, la
Cina comunista di là
. E vabbè, fino a lì,
insomma, formalmente la Cina si definisce ancora comunista.
Formalmente. E si sa che il Tibet è un brand di
successo
, che eleva i punti “democratici” di ognuno. E il
discorso, per fortuna, non si è solo limitato al Tibet, ma
anche, in generale, alla dura repressione cinese di ogni forma
di dissidenza. E giù a lamentarsi di processi iniqui, di
condanne assurde, operazioni di polizia scandalose. Niente da dire,
anzi giusto stigmatizzarle.

Mi
chiedo però, perché si debba andare fino in Cina per
evidenziare trattamenti inumani. Forse
Bolzaneto,
per rimanere in ambiti di cui mi sono occupato, è meno
spendibile in termine di share? Forse la
Diaz,
Aldrovandi,
Bianzino
e tanti altri, sono poco appealing in termini di vendita di spazi
pubblicitari tra una notizia e l’altra?

E
ancora: scandalosa la gestione mediatica cinese, si è detto,
sui fatti in Tibet. Invece la brillante operazione della Diaz a
Genova non ebbe in seguito, e negli anni a venire, una gestione
mediatica scandalosa?
Le
molotov inventate
,
invece, sono un segno di grande democrazia?

Il
capo e l’ex capo della polizia italiana
che dicono, al telefono,
che al magistrato che indaga sulla polizia bisogna “dare una bella
botta”, è un sintomo di società garantista e
democratica? (
qui
potete leggervi la richiesta di rinvio a giudizio per De Gennaro e
amichetti
)

E
ancora Luperi,
all’epoca
del g8 di genova nel 2001 era Consigliere Ministeriale Aggiunto in
missione alla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, mentre
ora è stato promosso a un non ben specificato compito alla
Presidenza del Consiglio, che nelle dichiarazioni spontanee in aula
dice che durante la riunione con tutti i più alti in grado
della PS in cui si decise dell’operazione Diaz, lui non si rende
conto di nulla perché "esce a sciacquarsi la faccia",
"gioca a cambiare la suoneria del telefonino di Fiorentino",
o "fuma una sigaretta"?

Ora,
certo, l’argomento era il Tibet e non è che si possa chiedere
a La7 di mischiare i piani, di mettere tutto insieme. Prendo solo
come spunto la grnde mobilitazione del mondo dell’informzione per la
causa tibetana, legittima e comprensibile e mi chiedo solo:
l’indignazione sui fatti tibetani da dove nasce? Da una reale
partecipazione, o dalla vendita di un altro brand, come si trattasse
di spazi pubblicitari spendibili sul pubblico televisivo?

Analogamente
si chiede cosa ne sia degli altri diritti di altri popoli
all’autonomia
, i palestinesi, i kurdi e i baschi ad esempio,
nell’informazione internazionale,
Uri
Anweri, un israeliano che analizza il potere del brand Tibet in
termini di opinione pubblica
,
paragonandolo ad altri territori in lotta per una propria maggiore
autonomia. Lotte, culture che non trovano spazio nell’informazione
internazionale. Meno facili da veicolare all’interno dei meccanismi
di comunicazione di massa.

Come
se in Tibet, perché c’è il Dalai Lama, non ci fossero
invece realtà dure e pure, paragonabili a strutture di
supporto a lotte indipendentiste, non lontane da quelle europee
(baschi e corsi, per dire) o altre (quella palestinese).

Il
brand Tibet è più forte e funziona meglio. A
giustificarne l’attenzione ci prova un intervento di Polonews,
ripreso dal blog sulla Cina del Corriere della Sera. Un post molto
interessante
e l’ennesimo ripasso – e interpretazione – della
storia e le ragioni delle proteste tibetane.

Dal
Web, 10 aprile:

Dati
e sviluppo del Tibet (fonti cinesi)

Gli
errori dell’ovest
hanno
acceso una nuova scintilla nazionalista in Cina? Alcuni blogger
cinesi parlano di una seconda rivoluzione culturale

Spaccature
interne al fronte tibetan
o,
tra i giovani del Congresso, più intransigenti, e il Dalai
Lama

 

Posted in Pizi Wenxue.


7 Responses

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  1. Bufalo70 says

    Inaugurata la sezione – di moderazione e buon senso – dedicata alle Olimpiadi 2008 : http://www.eravamotreamicialpub.it/…01/Main.html .

    Sto interlacciando il sito maggiore con il blog personale, d’ora in avanti sarà possibile lasciare commenti nel blog (per ogni nuova pagina del primo ci sarà un post di “lancio” nel secondo).

  2. beirut says

    Ciao Bufalo70…

    la mia non è una tattica è una mera riflessione sulla disparità di trattamento mediatico rispetto a forme di “dissidenza”: ben accette quelle tibetane, meno quelle interne…

    Quanto alla comunicazione, mi sa che invece sbagli. La loro comunicazione è molto semplice (forse da qui ti sembra acerba) perché sono in una situazione in cui possono dire quanto vogliono. La teoria della “cricca del Dalai Lama” sicuramente non sarà ripresa dai media occidentali, ma guarda quanto in questi giorni si parli di Tibet…è passato momentaneamente di moda, eppure era ora, con Tibet chiuso e repressione in atto, il momento di tenere alta l’attenzione.
    ciao!
    b.

  3. Bufalo70 says

    Mi sembra una tattica debole ed infruttuosa, quella di ribattere alle giuste accuse sui diritti umani violati in Cina (e soprattutto la libertà d’opinione) ricordando i massacri di casa nostra : la Cina ha voluto le Olimpiadi si o no ?
    Ha voluto il business e la vetrina mondiale, ansiosa di mostrare il proprio capitalismo promiscuo ma normalizzato (cioè i muscoli) ?
    E allora si doveva aspettare di finire nell’obiettivo dei mass-media occidentali !

    Quello cinese è un paese ancòra troppo acerbo per affrontare un’avvenimento come le Olimpiadi : guardate la pessima comunicazione all’esterno, per non dire quasi inesistente …

  4. zack says

    ottimo articolo, tra i popoli in lotta ignorati dai media aggiungerei i ceceni, e toglierei i baschi… che non mi sembrano particolarmente oppressi

  5. nero says

    Ho pubblicato la cosa su precaria.org; ci vuole un po’ troppa intelligenza (risorsa scarsa ultimamente in giro) per capire i meccanismi con cui si muove il leviatano.

  6. 123 says

    una potenziale amica sinologa che non sembra male
    http://footonearth.noblogs.org/
    comunque sul blog sei meno noioso che quando scrivi da altre parti 🙂
    e prima ho chiamato per scaramanzia perché finally mi è arrivato l’ok per il pagamento tanto sperato, ma non sopporto aspettare e quindi te lo dico qui, ciaociao