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[RF e NIE] I miti passati. I miti presenti.

E’
la "storia", non colui che la racconta

Una interessante
discussione
nasce, ritorna la voglia di scrivere e forse sarà
la volta che grazie a questo ci riprenderemo sul serio almeno per un
breve periodo, almeno per quello che potrebbe servire per terminare
due idee in personal e poi rimettersi a scrivere qualcosa di cui
parliamo da troppo tempo. E chissà che il tavolo di lavoro non
possa essere qui in Cina, anziché in Italia…:-)

Sto
parlando della recensione di Stella del
Mattino – creatura del quarto degli ormai noti "filocinesi" – fatta dal mio socio, riportata su Carmilla. Una recensione che è anche un’occasione per raccogliere l’invito alla discussione sulla New Italian Epic e su quanto il
nostro concetto di Reality Fiction sia o meno impregnato della
sistematizzazione di WM1. Un po’ si e un po’ no, è la
risposta.

Poiché sono un po’ più rude e non ho
a portata di mano riferimenti bibliografici che mi potrebbero servire a
esplicitare meglio, o forse perché Laozi mi sta piano piano
conquistando, potrei anche decidere di spiegare meglio il concetto di
Reality Fiction senza spiegarlo. Quanto c’è
in comune tra RF e NIE lo ha espresso già il mio socio.

Vorrei
semplicemente sottolineare che, andando a ritroso, o limitarsi al
presente, quello che resta è una battaglia culturale.
Parafrasando quel tale, il mio concetto di Reality Fiction è
la continuazione della politica con altri mezzi. 
Perché qualcosa, nel frattempo, è cambiato e noi con esso.

Il nostro è il
tentativo di smitizzare il presente, creando altri miti in grado di
sopravvivere, di tradire, di tornare, di abbracciare quello che
manca, una ontologia raccolta da storie e persone che sappia
autonarrarsi,
prevaricare se stessa e tutto ciò che comporta,
che possa essere strattonata e presa e utilizzata da chiunque. Che si
peschi nel passato o nel presente non fa differenza. La problematica
dell’attualità, al massimo, ci fornisce un doppio binario
(sulle ragioni della scelta del presente piuttosto che il passato il
mio socio le ha già ampiamente specificate). Perché si
effettua una duplice operazione: da un lato spogliare, smascherare, ridurre ai minimi termini culturali i miti in cui
siamo incatenati, dall’altro crearne o narrarne di nuovi, attraverso
la nostra esperienza e attraverso una sorta di caleidoscopio che
permetta una trasfigurazione del fantastico nel reale, nel quotidiano per apparire
come vero e utilizzabile da chiunque. Da qui anche la scelta di utilizzare romanzi di genere (noir, gialli, ecc.) per approdare ad un pubblico il più comune possibile. Perché questa è una battaglia, ormai, da fare in campo aperto e spazi larghi.

E perché in fondo, noi siamo
questo. Siamo cresciuti tra i cuscini del free software, di Serpica
Naro
e un linguaggio da sempre oscillante tra il visionario e quello
degli antichi cantori. Arriviamo in un posto, mettiamo giù il
baracchino, tiriamo fuori gli strumenti e cantiamo. E ancora, il
nostro fare politica, era ed è focalizzato sulla costruzione
di miti, di immaginari. E come dice il mio socio, il mito non
finisce. Il mito persiste. Gli eroi persistono. Le persone
persistono. E devono vivere, devono sognare, devono continuare a
lottare.

Non conta da dove partono, ma dove vogliono
arrivare.

Posted in Pizi Wenxue.


2 Responses

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  1. b. says

    audace!
    non mettertici “pure” tu. 🙂

    b.

  2. audax says

    non potrebbi parlare un pò piu’ come io, che non possi studiare?