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[Shanghai] SIFF: Mongolia, Grecia e Germania

E’
partita domenica l’undicesima edizione del festival cinematografico
di Shanghai. Giuria presieduta niente meno che da Wong Kar Wai.
Proprio del regista nato a Shanghai e vissuto a Hong Kong sarà
presentato un’edizione rinnovata (e rimontata) di Dong Xie Xi Du (Ashes of
Time, 1994) questo sabato. 16
film in competizione per il Jin Jue. Di quelli in lizza ne ho visti
due, il terzo è fuori concorso.

Il
primo è uno dei due cinesi in gara, Urtin Duu, di
Hasichaolu. Urtin
Duu, letteralmente significa lunga canzone, nella lingua
mongola. E’ un canto lungo, privo di ritornello, melodioso e
possente. La storia del film è quella di un ritorno tra le
lande della Mongolia più profonda, di una cantante che da
Pechino torna nella propria terra, dopo aver perso il marito e la sua straordinaria voce. Colori
sgargianti, paesaggi fantastici, una regia sicura e spigliata,
interpretazioni di facce rugose, solcate da clima, intemperie, drammi e
costumi e abitudini tradizionali.

Il
tema del ritorno è caro alle popolazioni che vantano
tradizioni e retaggi storici di battaglie e di grandi nomi: Gengis
Khan riecheggia negli Urtin Duu ascoltati nel film e addirittura si
sovrappone, in termini di immagini, ad una cavalcata che costituisce
uno dei momenti topici del film. I cinesi in sala – la cui maggior parte mi pare andare al cinema solo per ridere, visto il poco gradimento per film duri e drammatici – mi sono parsi realmente assorti e
rapiti dai paesaggi, dal chiarore della neve e dal buio di quelle
notti, dalla mirabilia di un tramonto che si specchia in un esercito
di cammelli, in grado di muoversi e agire solo se in ascolto di
quelle melodie aspre e strazianti. Applausi finali e ovazione per
l’anziana protagonista in abiti tradizionali, fiori in mano e
presente durante la proiezione.

Ieri
invece era stata la volta di un film greco (Women conspiracies
di Vassiliss Vafeas) che, seppure fossi ben predisposto a livello
umano, mi ha a tratti irritato, quasi come il calcio della loro
nazionale. Poi in certi momenti mi ha dondolato, salvo, un istante dopo, riportarmi in uno stato di incazzatura. Un
guazzabuglio onirico (le parti migliori) e vagamente simbolico, ricco di dialoghi non
sense e un gusto della sorpresa che ripetuto all’infinito mi ha creato un senso di confusione letale. Ai cinesi non è
piaciuto e neanche a me. Forse non c’era niente da capire, ma solo
apprezzare la fotografia del film: la Grecia regala angoli fantastici
e l’isola nella quale si svolge parte del film costituisce un buon
viatico alla memoria – così piccina di fronte a uno schermo –
della vecchia Europa.

Infine
un film tedesco non in gara, Counterparts di Jan Bonny. Già
presentato nel 2007 in vari festival europei (a Roma era nella
sezione “Rivelazione Europea”) è giunto a Shanghai con tanto di giovane regista presente in sala. Violenza domestica e repressione
comunicativa nei rapporti umani: tra una coppia, i figli, i genitori e l’ambiente di lavoro (il protagonista fa il poliziotto…) Un film duro, che disegna
traiettorie sinistre nel nostro vivere quotidiano. Non l’ideale per
poi uscire e fare finta di niente.

 

Posted in Pizi Wenxue.


5 Responses

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  1. mina says

    madonna che pppalle te e il soci tuo co sti filme…
    pfff
    ;P

  2. zack says

    che figata!!!! non c’è un ryanair per shanghai? un abbraccio, e tanti saluti a wong.

  3. b. says

    ehm. corretto. è che io mi dedico alla vulgata di strada…;-)

    fabs: eh si che li vedo cazzarola…solo che le vs fottute partite alle 20.34 qui sono alle 2.45 di notte…mi si stanno invertendo i ritmi biologici, non dormo e penso alla campagna acquisti del grifone…ahahah

    un bacio!!
    b.

  4. fabs says

    ancora che pensi a ste cose?
    ma nun li vedi gli europei in cina?
    😀

    te stai a perde un’italia fantastica e spumeggiante come non mai.

    baci simoooo

  5. nero says

    ehm…. WONG KAR-WAI scusa….