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La Stella del Mattino, in China

Saper
leggere il libro del mondo
con parole cangianti e nessuna
scrittura
nei sentieri costretti in un palmo di mano
i
segreti che fanno paura

Tenue
luce
e coraggio duraturo. Ogni libro lascia immagini e ricordi.
Io quando l’ho posato per terra, non ho comodini, ho sognato Lewis
nel buio a sussurrare, o forse gridare. Traditore, pederasta.
Ho visto la stanza dove T.E. incontra Michael Collins, in una
premonizione di come la storia riservi destini che ogni uomo
vorrebbe cambiare, modificare. Destini dai quali uscire e rientrare o quanto meno scriverne di proprio pugno le fasi, le scuse, le accuse, spiegazioni. Mi sono
svegliato. Faceva un caldo boia, ma ho sentito gli odori dei tetti, di stanze, strade e del negozio, pianti di
bambini, disorientamento allucinato e ho provato a immaginare occhi
neri e mani appoggiate su un cadavere. L’aria condizionata mi ha dato
sensazioni fredde e umide, che mi hanno consigliato lacrime
liberatorie. Invece. Ho dormito di nuovo e mi sono svegliato ancora,
alla luce di un’alba acida cinese e ho pensato che quel vuoto,
apparente, che maschera il periodo tra la prima guerra e il resto,
assomiglia – fatte le debite e storiche proporzioni – allo stesso vuoto provato dopo il 2001. Come dire, dopo
Genova (dopo una guerra) non si è più gli stessi. Ci si
vede in specchi deformati e ci si chiede: sono io, siamo noi, quelli?
Eppure, bisogna farci i conti, ricordare come si era e come si è.
Dettagliare i ricordi, per poi trovare il pertugio grazie al quale
inclinare la storia e provarla a piegare ai propri sogni. Destino di
uomini e donne.

Come
leggere i fatti, come rimanere in piedi, come tornare a quella
lucidità che sembrava di avere o non avere, come andare
avanti. Mi sono fatto spedire Stella del Mattino di Wu Ming 4
a Shanghai. Prima di riceverlo ho letto tanti commenti, tante
recensioni sul libro. Perché si incrociavano con quella
discussione sulla Nuova Epica Italiana che pareva averci ridestato (a
me e all’altro socio) da un torpore, legato a doppio filo con domande
e sentimenti sull’utilità delle cose, la purezza o il
tradimento di certi percorsi. E quella cazzo di Genova sempre lì
a dirci: io sono qua, e voi?

Allora
ho letto Stella Del Mattino provando a fare il vuoto delle
tante (alcune decisamente dotte) recensioni. Ho provato a leggerlo
come non sapessi chi fossero i personaggi, come non sapessi niente
della storia e delle sue traiettorie languide e terribili. D’altronde
mi basta guardare fuori dalla finestra, vedere come il nostro mondo
sia interpretato, riletto e vissuto dai cinesi, per fare il vuoto e
dimenticare. Farmi ammaliare e ridestarmi. Ho provato a essere amico di T.E. a sospettare di lui, ho provato a disegnarlo nella mente, a immaginarne il corpo, i sentimenti. Ho dubitato di lui e mi ha convinto. Ho creduto e l’ho ripudiato. E alla fine ne sono uscito diverso. Non per lui. Quanto piuttosto per quel fluire della storia tutta da leggere, immaginare e creare. Quella storia che invita a farne parte, a prenderne e prendere parte.

Come
direbbe un mio conterraneo, mi fossi guardato durante la lettura, mi
sarei visto che ridevo, mi sarei visto di spalle che partivo.
Perché il sentimento durante la lettura era quello di un
placido trasporto tra i rivoli della storia, la sua interpretazione,
il suo superamento, l’incredibile meraviglia circa il senso di
straniamento, possesso e volontà. E perché quella
storia così a zig zag, forse, come dicono qui in Cina solo per
rendere difficile una interpretazione degli spiriti maligni, mi
pareva assumesse quell’immagine di cerchio in cui tutto è
contemplato e possibile. La verità (quale) e il suo contrario.
Il mito e la sua menzogna. E l’importanza di scriverne, dotarsi di
strumenti, visioni del mondo e accortezze. Quindi sorridevo, perché
l’anima era in pace. E avrei voluto partire e ricominciare il libro,
trovare altre chiavi di lettura, riposarlo e rileggerlo ancora.
Perché poi si tratta di smuovere animacce scure e anche mani e
piedi e parole, perché colmare il post guerra, il post Genova,
accudendo ricordi e sfornando uscite, è un compito arduo,
duro, sfiancante, ma va fatto. Il ritorno è memoria, si è
detto. Per me Stella del Mattino è mettere la faccia, la mia,
dei miei compagni e di tutti quanto abbiamo imbarcato in questi anni,
di fronte allo specchio, e ripartire. Come fosse possibile guardarsi
indietro e andare avanti, dare nuove parole alle cose vecchie.
Immaginare nuove parole per quelle nuove.

Per
un guado una terra una nuvola un canto
Un diamante nascosto nel
pane
Per un solo dolcissimo umore del sangue
Per la stessa
ragione del viaggio viaggiare.

Posted in Pizi Wenxue.


3 Responses

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  1. mosq says

    non un commento, una suggestione.
    ciao,
    m.

    “E così dovremmo essere qualcosa di determinato per il fatto di avere una storia mentre il ricordo e l’oblio cadono e nuove immagini si proiettano nei nostri pensieri?
    E se la mia storia cambiasse ogni giorno? Se le esperienze dei giorni passati fossero ripercorribili per cammini sempre diversi?
    In ogni momento potrei diventare qualcos’altro.
    Oggi sono carne avvelenata, sono insetto e volo via”.

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  1. Italian Literature linked to this post on June 26, 2008

    La baionetta, il parmigiano e altre storie Hermanos y hermanas, in questo mese di giugno, per via del lavoro forsennato su Nandropausa #14/15, non siamo riusciti a mettere insieme un Giap. Cercheremo di farlo a luglio, prima della pausa estiva. E’ pi