Sono
in grado di sentire i miei polmoni, premendo appena.
Succhiando
la pelle nel mio cervello
l’ossigeno entra dalla finestra
e
finisco a guardare le crepe nel bicchiere
che
ho appena fatto cadere
Oggi
c’erano le nuvole, si vedeva il sole, vento e caldo. Le ragazze
sfoggiano vestiti leggeri e attesa per i fuochi d’artificio.
Tian’anmen, ti ho scritto, è il peso della storia che ci
avvolge. Mi hai chiesto come mai deve essere stata, quando veniva
riempita di gente. Ti ho risposto che avrei preferito immaginarla
appena sgomberata da folle poco gradite. E se potessimo accedere a
numeri e alchimie, ci sarebbe possibile uno sguardo capace di andare
al di là di selciati e corrimani infiniti. (Hanno allentato la
censura. E pensano lo abbiano fatto per i loro articoli. E quel
che è peggio è che è tutto vero).
Anche
qui vorrebbero infilarci il vestito della festa. Sentirsi esenti, mi
hai detto, per quello sei in Cina. Non ho trovato parole sul
dizionario in grado di esprimere concetti falsi. Ti ho detto di sì
e tu hai continuato a incunearti nei miei esperimenti nervosi. A
Pechino lo stomaco è la Milano Serravalle dipinta di grigio
chiaro, senza curve, ma solo strada calda e piena di pietre che
spaccano i parabrezza nei dossi più imprevedibili. Devo
stendermi e guardare il bianco, per capire dove sono io e dove sei
tu. Oggi l’ennesima spiegazione della mia Cina. Come fosse facile
ricordare tutti gli occhi e le bocche e non lasciarsi distrarre da
alcuni occhi e da alcune bocche. Un cinese mi ha detto di seguirlo e
l’ho fatto. Abbiamo bevuto e fatto delle foto. Avevo la torcia
olimpica in mano. Mi ha detto che gliel’ha portato un suo amico, che
l’ha portata nella cerimonia in non ricordo quale città
cinese. Molto importante, ho pensato. Abbiamo scelto accuratamente le
cose più inutili a cui brindare. Non avevamo motivi di
dubitare di noi. (Uomini col machete sui fuoristrada. Uomini a
piedi nudi lungo la strada).
Avresti
trovato anche tu parecchie soluzioni, tra anime e piante che non
crescono, fiori che non profumano e uomini che non sai come sono
cambiati e non sanno quanto sei cambiata tu. Le bandiere cominciano a
popolare le auto e i taxisti si muovono con l’imparziale bandierina
olimpica, abbassando la testa e sussurrando ok. E ok. E ok. E ok.
You
just slipped through my fingers
And I feel so ashamed
You just
slipped through my fingers