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[China] Catastrofi, ordini e coincidenze

Avvengono
i miracoli,

se
siamo disposti a chiamare miracoli


certi
spasmodici trucchi di radianza

Nelle
mie continue peregrinazioni tra quadernetti, orecchiette ai libri,
biglietti con frasi varie e carta su carta che accumulo nel tempo, ho
ritrovato questo pezzo. E’ di Lella Costa, tratto dal suo spettacolo Magoni (e forse miracoli) che non ringrazierò mai abbastanza per Saramago, la Plath e Eliot, naturalmente. E’ di tanto tempo fa, del 1994…, quando la Cina era qualcosa di vago e già ombroso nel mio immaginario. Poiché lo spettacolo mi aveva conquistato andai a rivederlo varie volte, fino a che mi portai un registratore, per sbobinare alcuni pezzi che mi erano piaciuti o che mi avevano incuriosito. Tra le sbobinature ho ritrovato questo:
Era l’Internazionale. Oh porca
miseria stavano cantando l’Internazionale. Che era una cosa
importante, nessuno mi aveva detto: guarda gli studenti di Tienanmen
stanno cantando l’Internazionale. E questo cambiava tutto, cambiava
il mio magone, diventava un magone giusto, quasi bello. E ho pensato:
dovrebbero saperlo però che l’Internazionale bisogna cantarla
a pieni polmoni, buttarla verso l’alto, altrimenti è chiaro
che ti emozioni. Invece loro la cantavano così piano. Non lo
so, forse era per via dell’ora. Era l’ora violetta, l’ora del giovane
Holden, quando già si accendono i lampioni ma rimane nell’aria
come un ricordo della luce del giorno e ti sembra che in un momento
così nella tua vita possa succedere ancora tutto, proprio
tutto. Forse era quello, in quell’ora maledetta e magnifica tutti
loro, ognuno di loro in quella piazza sapeva che la notte, che stava
lentamente calando, li avrebbe accompagnati uno a uno e una volta e
per sempre, a conoscere l’inguaribile abbraccio della nostalgia.

Le
coincidenze: ho letto qualche giorno fa spiritato e godurioso Shock Economy di
Naomi Klein
. Da lì sono partito nell’ardua impresa di trovare quel ricordo dello spettacolo di Lella. Shock Economy è un libro dal ritmo tambureggiante, dagli esempi limpidi,
lo stile frizzante e ha il fascino dei saggi che partendo da una tesi
rileggono la storia senza sbavature. In più la Klein prende a
schiaffoni storici e letterari la scuola di Chicago e il suo boss
Friedman e nella lettura non potevo pensare alla odierna crisi
finanziaria che ha visto i professori di Chicago, ancora una volta,
fare pressione affinché le loro scaltre idee vengano messe
in pratica sfruttando il nuovo shock creatosi negli Usa. La tesi della Klein è nota, laddove definisce
capitalismo dei disastri” i raid orchestrati contro la sfera
pubblica in seguito a eventi catastrofici, legati a una visione dei
disastri come splendide opportunità di mercato
.

Tra
i vari esempi storici c’è anche Tienanmen e tutto ciò che è seguito per la Cina. Anzi nelle sue
pagine la Klein riprende totalmente la tesi di Wang Hui, di cui lessi
Il nuovo ordine cinese, prima di Shock Economy. Coincidenze, appunto, con la consueta attenzione che fatti ancora piuttosto nebulosi nella loro interpretazione meritano.
Wang Hui è bello contorto, di non facile lettura, ma sui fatti
di Tienanmen ha una lettura che giustifica in pieno l’impianto logico
della Klein e mette Friedman e la sua teoria economica al centro di
tutto. Le proteste del 1989 che raccolsero una vasta quantità
di persone e ceti sociali, sostengono Wang e la Klein, non erano tra
occidentalisti democratici e ottusi protettori della ortodossia
comunista del Partito, come molti hanno tentato di tramandare, bensì
si opponevano alla specifica natura friedmaniana delle riforme: la
loro rapidità e crudeltà, licenziamenti, disoccupazione
e il fatto che tale processo fosse profondamente antidemocratico.
Uno scontro a tutto campo interno ed esterno al partito, capace di unire studenti e lavoratori e in grado di dare vita a filoni di pensiero che ancora oggi, contrariamente agli stereotipi sulla Cina, sono dibattuti. A livello di studiosi, il cui campo di indagine storico e filosofico è troppo vasto per essere riassunto. Vado con l’accetta, ma quello che contano, in alcuni casi, sono le suggestioni.

Il
massacro che ne conseguì fu letto da tutti come l’ennesimo
esempio della brutalità comunista. Per altri si trattava di un massacro in nome delle riforme liberiste che sarebbero dovute comunque passare. E come altri paesi (dal Cile alla Polonia) l’intransigenza economica, richiedeva una tabula rasa sociale, un elettroschock collettivo, che rendesse morbido un terreno pietroso e compilcato. Cinque giorni dopo la
repressione Deng si rivolse alla nazione affermando a chiare lettere
che non stava proteggendo il comunismo, bensì il capitalismo.

Orville Schell, sinologo, riassunse così la scelta di Deng:
dopo il massacro disse: non fermeremo la riforma economica,
fermeremo la riforma politica.

E
dopo lo shock planetario di Tienanmen, il governo cinese impose le
riforme più radicali che lo stesso Friedman in vari viaggi
aveva suggerito alle autorità cinesi. Sono punti di vista, ma
in generale, chiosa la Klein, si tratta di un altro miracolo
economico, nato da un massacro
. Come tanti altri. L’aspetto
interessante è provare a leggere altri fatti cinesi come
conseguenze dello shock e provare, con il tempo, a monitorare alcuni
eventi, come il terremoto del Sichuan e la crisi del latte,
per capire se in Cina, il capitalismo dei disastri, ha ancora frecce
al suo arco, seppure in una situazione mondiale molto diversa da quella dell’allora 1989.

*** saluti e baci e a presto a otted, mandalina di Wuxi…;-) ***

Posted in Pizi Wenxue.


One Response

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  1. unknow says

    La cosa buffa e che la Cina è uno dei paesi con una legislazione relativamente avanzata in tema di lavoro rispetto al resto di quell’area…