Y’en
a pas un sur cent
et
pourtant ils existent
Ci
sono delle mattine in cui ci si sveglia già incazzati, con Leo
Ferrè a cantare e a consolare. Poi ci si ricorda la data e si
capisce. Quando arrivai a Milano, per me Milano era il Circolo
Anarchico Ponte della Ghisolfa. E’ il primo posto in cui sono
voluto andare e ho finito per frequentarlo fino a poco prima di
partire per la Cina.
Un
paio di anni dopo morì Pietro Valpreda, una persona che faccio
fatica a considerare solo come uomo. Un simbolo, un immaginario che
significava 12 dicembre, piazza Fontana, strage di stato, vittime
innocenti, contro inchiesta e forza di raccontare, subire, rialzarsi
e provare a foderare il cuore di ferro finto.
E
anche quella parte del mondo anarchico fatto di feste anticlericali,
canzoni, antimilitarismo, obiezione, casolari antichi e boschi che
odorano di quella resistenza poco conosciuta. E la Spagna e cazzo,
Barcellona che roba!, Berneri ucciso sulla Rambla e il botto di
Blanco, ma anche viale Monza, il freddo, le riunioni del Tessuto
Connettivo Metropolitano (!) e la preparazione del camion per la
MayDay, sotto una pioggia allucinante, con un pilone di marmo
abbattuto da un autista inferocito, ma vaffanculo che erano le
quattro di notte e si che M. diceva: porcodiquaedilà dobbiamo
trovare un argano!
Ma che argano!
E che cazzo è un argano?
E c’era ancora Kappa. E tutta quella parte più artistica e
bizzarra di tutte quelle persone che si definiscono anarchiche.
Ma
più di tutto: Piazza Fontana: strage di stato, Valpreda
innocente, Pinelli assassinato.
|
Oggi
16 vittime più uno, Giuseppe Pinelli,
Però
Figli
o
non
e
sono |
avevo 8 anni e mia madre diceva che per alzarmi dal letto ci sarebbe voluto l’Argano ma io, partendo dalla mia azione individuale di restare a letto, sognavo di descolarizzare la società
W gaetano bresci