Skip to content


[Armenia] Borders Dangeroux

Da un giorno in Armenia, posso affermare di apprezzare l’aria rilassata
di Yerevan, il fatto che domani con una fantastica Lada spero mi dirigero’ verso il Nagorno Karabak, enclve armena e cristiana in terra azera, e
soprattutto ringrazio il dio rossoblu di essere uscito da una schizoide e scortese
Georgia, di cui ricodero’ solo l’acqua gassssssata, ottima (Borjomi su tutte). Di seguito (Mosquito non ho ancora potuto scaricare le foto, poi al
massimo te le metto tutte insieme…:) la cronaca degli attraversamenti, oltremodo
faticosi, di quelle cose inutili chiamate frontiere

Turchia – Georgia 

Allora: i turchi negano il genocidio armeno (incredibilmente,
aggiungerei) e per ripicca al fatto che gli armeni invece cercano di diffondere
le prove (tantissime e il museo a Yerevan
e’ chiaro, molto interessante e ben fatto e rigoroso, aggiungerei) hanno chiuso le frontiere. Quindi per
arrivare in Armenia bisogna
passare dalla Georgia.

Da Erzurum, fino a Ardhana, o qualcosa del genere, in minibus, poi fino a Posof in 7 su un taxi, infine al confine. Scendiamo dal taxi e una luce
che segnala la barriera si spegne. Arriva un soldatino turco, ci tira su la
barra, ci fa entrare e sparisce. Ne arriva un altro che dice, “10 minuti e chiude
il confine”. Poi ci guarda e dice: “ma
come siete entrati, avete scavalcato?
” Faccio finta di niente, gli indico
il suo collega che riappare dietro una finestrina e finalmente consegnamo i passaporti.
 

Prima di mettermi il timbro devo ancora superare una prova. La guardia
mi dice: “e’ la prima volta
che entri in turchia
?” Io gli dico che veramente
starei uscendo….poi mi ricordo che a Istanbul
avevo dato la carta di identita’, mistero risolto e finalmente mi mettono il
loro fottuto timbo e passeggiamo nella zona di nessuno per alcuni metri. Altra barriere
e compaiono i poliziottini georgiani. Ci fanno passare, timbro, "welcome to georgia" e altra
strada. Buio totale, sono le 21 in
Turchia, le 22, solo 50 metri piu’ in la’, in Georgia.

Ci ricevono 4 o 5 guardie. Arriva la prima, in borghese, e chiede dove andremo in Georgia. Rispondiamo tre o quattro posti a caso. Se ne
va. Arriva un altro. Stesse domande. Stesse risposte. Arriva un terzo, stesse domande, stesse risposte. Arriva un
quarto: “siete turisti?”. Vorrei parlare uno stretto dialetto dell’Ossezia del sud e infine dire, "no" e fare esplodere la cintura. Invece: la nostra faccia dice "si" e fa anche capire di avere i coglioni e le ovaie che girano a velocita’ folli. E’ sufficiente e a quel punto
siamo liberi di fare qualche chilometro su una strada sterrata, su una macchina che non ha la prima, offerta gentilmente da due cortesi ubriaconi di frontiera e giungere al
primo paesino georgiano, dormire e finalmente arrivare a Tibilisi. Pensavamo
fosse difficile entrare, invece no.
Il problema e’ uscire dalla Georgia.
 

Georgia – Armenia

La Georgia non e’
un paese facile. Tbilisi
ha qualche strada carina, per il resto e’ morta, triste, mette veramente tristezza, specie perche’ le strade fighette hanno prezzi folli e sono abitate da facce da gangster e poco altro. Mi ha ricordato l’Albania, che
ho visitato
dieci anni fa,
pero’. In piu’ la gente, forse non abituata al
turismo, e’ scortese e davvero poco disponibile ad aiutare, rispondere e capire
che non tutto il mondo parla il russo. Poco male, ci si sta due giorni, in
tempo per andare a
Gori, dove e’ nato Baffone Stalin, visitare il suo museo (tremendo), guardare le
sue duecento statue sparse per piazza Stalin, o corso Stalin, o via Stalin, o passeggiata Stalin, tornare a Tbilisi e prendere
un trenino per
Yerevan
. Sono
circa 400 chilometri, ci mette 15 ore, partendo da una stazione fantasma in cui
nessuno sa indicare il binario dal quale il treno partira’. Pero’ ci si ingegna, ovvero si chiede a chiunque, mille volte, si parte e
fine.

Solo che
poi salgono i
poliziottini di frontiera georgiani e ricomincia il film. Scopriamo, sul treno, che le
guardie georgiane non possono farci il timbro di uscita dal paese. Sono li’ nel loro ufficetto volante, con un computer del 1915-1918 e molto simpaticamente ci dicono: dovete scendere e venire con noi. La situazione ideale. Educati come al
solito si prendono il passaporto spariscono, riappaiono, spariscono di nuovo. Ogni
tanto ne arrivano due, aprono la porta del
treno (noi siamo obbligati a sostare tra le due vetture del treno per un’ora almeno, hai visto mai
che scappiamo senza passaporto, diobono…). I due che aprono la porta del treno, con una
spinta finirebbero giu’ facili, ma il treno va ai due all’ora, penso, e non ne
vale la pena. Finalmente sembra che scendiamo, dobbiamo andare alla frontiera,
treno addio e poi sono stracazzi nostri.

Attraversiamo qualche metro di rotaia,
scortati dalla luce di una torcia dei birri, poi uno spiazzo odorante di merda di vacca, superiamo una
catena che chiude chissa’ cosa, attraversiamo un ponte, raggiungiamo un autobus. Pensavo fosse messo li’
da secoli, abbandonato. Invece quando ci fanno salire, compare un omino che si
mette alla guida e parte. Mi guardo intorno. Come diceva mia nonna, mi tocco per vedere se ci sono.  

Il
paradosso:
siamo gia’ in Armenia, ma usciamo e rientriamo in Georgia (un poliziottino ci dice, “welcome to georgia”. Sorride. Noi no). Enfin, ci mettono il timbro, e ripassiamo in Armenia,
superando le barriere senza che nessuno si palesi. Ci riceve un
tassista pronto a portarci ovunque. Peccato che in Armenia serva un visto. A mezzanotte circa due persone nella terra di
nessuno chiedono a chiunque capiti a tiro: abbiamo
bisogno del visto per entrare in Armenia
…Il tassista, che si chiama
Armen, per non sbagliarsi, si sbatte e presumiblmente sveglia il militare
di frontiera che stancamente procede alla stampa del visto.  

Quest’aria
anarchica mi conquista e mi fa passare il nervoso, oltre che il confine. Infine,
dopo un ottimo caffe’ armeno alle 3 di notte presso una stazione del gas, con un freddo pungente e una stanchezza incresciosa, spunta Yerevan.
Armenia, diobono!

Posted in Pizi Wenxue.


3 Responses

Stay in touch with the conversation, subscribe to the RSS feed for comments on this post.

  1. l. says

    bravo, guapo 🙂

  2. ajorn says

    we benarrivato in armenia!!! alla fine ce l’hai fatta – contento – siccome capisco la tua repulsione allo scatto fotografico ho fatto una piccola ricerca per te 🙂
    foto di yerevan!!!
    http://www.gateholidays.com/…evan_1195558398.jpg

    p.s.
    ieri dopo tanto tempo ho preso il metro – a loreto c’e’ una specie di pannello artistico dedicato a debord 🙁 c’e’ scritto in girum imus nocte me presa una tristezza profonda – per fortuna manca il finale et consumimur igni sarebbe stata una beffa – proprio pensando a milano – insomma un mezzo ‘sacrilegio’ – a cordusio succede però il ‘bello’ una porta non si chiude e quindi impedisce la chiusura del treno – il tutto dura un interminabile minuto-minuto e mezzo – è chiaro che era quello il problema mi guardo attorno sono seduto scazzato ascoltandomi il mio lettore mp3 (stavo ascoltando beatamente i csi) mi guardo attorno faccioni inespressivi ma infastiditi – reazione zero – e allora penso che questa milano ormai frullata mi costringe pure a sbattermi – a me che che mi ritengo della nosbattageneration – mi alzo e vado dal guidatore e lo avverto che una porta non si chiude – e cazzo ci voleva tanto!!! va beh saluti da NOmilaNO la città dove non si può fare un cazzo – come direbbe alex
    evvabbbbbeh baci abbracci e ricchi cotillonz :))

  3. mosq says

    Armenia Armenia Armenia !!!
    have a nice trip

    🙂
    m.