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Novecento e Uno (secondo capitolo)

Qui la prima parte

2.

E’
notte fonda, ma le luci della Questura sono ancora tutte accese. Non
è come il solito. Di solito vedi qualche luce nei corridoi, ma
negli uffici sono quasi tutte spente, salvo chi è di turno,
nella speranza che non succeda qualcosa proprio quella notte e lo
costringa a muoversi. La Questura di Milano è un piccolo
labirinto, per arrivare agli uffici della Digos devi passare
dall’ingresso principale e poi avventurarti in una delle possibili
sezioni del dedalo: alcune volte ci puoi arrivare passando subito a
sinistra, per rampe di scale sottili e traballanti, dai muri con la
vernice biancastra scrostata, costantemente pervaso dalla sensazione
che ti stiano portando in una celletta per farti un bel santantonio.
Altre volte vieni scortato lungo un corridoio sotterraneo che
attraversa tutta la Questura, fino ad arrivare agli ascensori, di
fianco alle onnipresenti macchinette del caffè.

 

In
qualsiasi modo tu fossi arrivato negli uffici della Digos in questa
notte qualsiasi, li avresti trovati con le luci tutte accese. Avresti
dovuto vagabondare un altro po’ per tutto il palazzo dalle geometrie
impossibili, per arrivare a una stanza, dalla porta più curata
e dal corridoio più pulito: se avessi potuto accostare
l’orecchio alla porta avresti sentito poco, non avresti sentito
gridare, ma avresti sentito diverse voci parlare lentamente, come a
lasciare sospese le frasi.

Tornando
nei corridoi della Digos avresti trovato i dirigenti della I sezione
attaccato a due telefoni cellulari, in comunicazione con qualcuno
dall’altro lato di Milano:


“Che stai dicendo, Anto’, vediamo di capirci, spiegami che è
successo… Ok, eh vabbé… mo’ due … come? non è
possibile… e dove stanno gli altri? Come quali altri? Dove cazzo li
ha mandati la prefettura? Vabbé, arriva al punto… Non è
possibile, non mi dire cazzate Anto’. Ok, informo il questore.”

La
sequela di bestemmie che segue questa telefonata non rende onore agli
anni di servizio del Primo Dirigente, motivo per il quale li
ometteremo. Ci rende più orgogliosi narrare di come nel
correre verso la stanza con la porta più curata e il corridoio
pulito di poco fa, il nostro funzionario abbia stabilito un
interessante record sui cento metri piani.

Quando
esce dalla stanza, il Primo Dirigente non ha una bella cera, come se
avesse ingoiato qualcosa di andato a male, scende le scale piano,
fino a tornare nel suo ufficio. Chiude la porta al resto delle luci
accese e si accende una sigaretta. Prende i telefoni cellulari e
coordina il rientro dei reparti da San Siro.

Ci
sono notti lunghe e notti un po’ più brevi, e quando si
ricordano momenti densi i secondi tendono ad essere più
elastici di quello che si immagina. E’ una notte lunga nella questura
di Milano, quella dopo il derby Inter-Milan, un morto per strada, i
giornalisti che tempestano di telefonate, e mezza città ancora
in subbuglio.

E’
una notte lunga scandita da arrivi importanti: prima il prefetto, poi
un appuntato che porta un messaggio dalla Caserma Garibaldi, in via
Moscova; uomini vestiti elegantemente entrano e escono dalla Questura
come se fosse casa loro, che verrebbe da chiedersi se non sia il
momento perfetto per un attentato, tutti così intenti come
sono a evitare strafalcioni e dichiarazioni fuori luogo. Telefonate
dai ministri, dagli esponenti politici, tutti che si sbracciano.

Il
Questore vorrebbe solo andare a letto a dormire, come tutti gli altri
esseri umani, ma la notte non accenna a finire, continua nel giorno e
poi in un’altra notte, in telefonate frenetiche e riunioni più
private che pubbliche, in comunicazioni alla famiglia, e nella
lettura delle relazioni di servizio, nelle telefonate ai funzionari
che erano lì, tutti tranne uno, nelle ipotesi e nelle
contro-ipotesi.

Il
Vice Questore Aggiunto del terzo Reparto Mobile di Milano Antonio
Peccarisi è stato ucciso questa notte durante gli scontri che
hanno avuto come protagonisti i gruppi ultras delle squadre
Internazionale F.C. e A.C.Milan. Le prime notizie che abbiamo
raccolto indicano una bomba carta lanciata contro l’auto del militare
come la possibile causa del decesso.

Tutta
la Questura di Milano si unisce nel cordoglio alla moglie del Vice
Questore e alle sue due figlie.”

Da
queste righe in poi, è l’Inferno.

Posted in Pizi Wenxue.