Premettendo
che sono contro il carcere e non ci manderei manco i poliziotti e
premettendo che i risarcimenti ci sono stati ed era il risultato
minimo per il quale ci si è sbattuti da 7 anni a questa parte,
la sentenza di Bolzaneto (solo 15 condanne: ridicole) non può
non indurre a cattivi presagi, anche per il processo Diaz che si
avvia alle richieste di pena da parte del pm (probabilmente giovedì
17 luglio), con un giudice che durante il dibattimento ha già
reso chiara la sua posizione, in attesa di scrivere una sentenza storica.
Su Bolzaneto si
era detto che già le richieste di pena erano apparse timide,
caute, basse. Specie se confrontati ai delitti di cui si parlava (tortura) e se confrontati alla mannaia abbattuta contro i
manifestanti a processo (oltre un secolo di pena per 24 persone, con alcuni condannati a oltre 11 anni per avere sfasciato alcune vetrine, oltre due secoli le richieste dei pm di quel processo, senza contare i milioni di euro di risarcimenti richiesti dallo stato).
La
lezione che se ne trae è fin troppo chiara: in quest’epoca in
cui viviamo, agire violentemente contro vetrine e auto (cose) è
più grave che agire violentemente contro persone.
La
lezione storica è che su Genova qualcun altro ha deciso di
scrivere la sua storia di quei giorni: ad oggi gli unici colpevolo sono i manifestanti. A Bolzaneto c’è stato solo un abuso di potere da parte di pochi invasati, alla Diaz chissà, probabilmente si opterà per condannare i celerini e assolvere i papaveri. E Genova, per lo Stato (e che stato…), sarà chiusa: ci diranno che il g8 è stato un evento durato alcuni giorni, in cui una città è stata devastata, in cui le forze dell’ordine hanno svolto un eroico lavoro, nonostante le poche mele marce che ci sono in ogni gruppo umano sulla terra. Ancora più buio ci sarà su quanto ha significato Genova dal 2001 a oggi.
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Oggi
si potrebbe concludere il primo grado del processo per le violenze a
Bolzaneto, durante il g8 nel 2001. Un processo lungo, colmo di parti
civile e racconti tragici. Un quadro di insieme che ha mostrato il
clima di impunità all’interno del quale si sono mossi i
poliziotti, la polizia penitenziaria i carabinieri e il personale medico, durante quelle
giornate. Il reato di tortura in Italia non esiste: in campagna
elettorale questo fatto ha suscitato grande clamore. Durante il processo però, nessuno si era accorto di niente. Un piccolo comune alle pendici dei Giovi,
stretto tra la campagna che inizia a Pontedecimo e la città
che inizia a Sampierdarena (lo so perché a Bolzaneto ci sono
nato). Una caserma che doveva fungere da carcere temporaneo e che si
è trasformato in un incubo per tanti ragazze e ragazzi.
Oggi dovrebbe arrivare la sentenza, dopo la richiesta di pene da parte dei pm.
ingiustizia è stata fatta, come da copione.
sampierdarena non e’ genova. 🙂