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[Pechino] Tendenze

Ieri
sera ne ho visto un altro in un baretto. Per altro non mi sembrava
neanche giovanissimo. Giorni fa in metropolitana ne ho visti due: una
ragazza, capelli lunghi e magrissima e un ragazzo, capello lungo ma
decisamente più in carne.


Amici
e amiche lo hanno notato pure loro. E anche loro li hanno visti.


I cinesi che vanno in giro con la montatura degli occhiali, ma
senza lenti.

E’
una nuova moda.

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[Pechino] Asia Connection…

Lo
ammetto: oggi ho lo stomaco sottosopra, come quando succede qualcosa
che fai fatica a tenere dentro. Comincio ad avere la sensazione che
qualcosa stia nascendo e che in questa cazzo di Asia si possa
ritrovare quell’entusiasmo che noi forse abbiamo perso. Poter trovare
luoghi e persone con cui condividere le proprie passioni politiche è
quanto più mi è mancato in questa esperienza cinese. E se la precarietà diventa un problemone ormai chiaro anche in Asia…la cosa si fa interessante. Specie se gli attivisti asiatici si concentrano sui processi comunicativi, come strategia generale per smuovere le persone. Con tutti i limiti e le difficoltà del caso, naturalmente.

Questa di seguito è una letterina che ho spedito al
collettivo con cui si sono fatte tante cose insieme. D’altronde è
grazie a loro se posso vivere queste esperienze e mi andava di
condividerle immediatamente.

Ciao a tutt*,
in pratica, ho
incontrato un ragazzo giapponese che fa parte di "Champon"
una rete di attivisti asiatici che ha un sito tipo indymedia. “Champon
in giapponese e coreano significa "relazione",
"legame"….vi ricorda qualcosa?  🙂
….questo
ragazzo, poiché i giapponesi si sa sono seri, è stato
mandato a fare un giro dell’Asia per beccare altri contatti con
attivisti e sviluppare la rete asiatica. Ora infatti Champon è
un work in progress, ma è già in inglese, coreano, giapponese, cinese semplificato e cinese
di Taiwan. E’ giunto anche in Cina ed è andato a Wuhan, dai ragazzi da cui
ero andato pure io.
Lo stupore dei cinesi quando il tipo ha tirato
fuori il pc
deve essere stato grande, perché il giappo sul
propio computer ha un mega adesivo di Serpica Naro.
Allora il mio
amico di Wuhan mi ha chiamato e mi ha detto:
oh c’è sto
giapponese che sa tutto di Serpica Naro e San Precario e
Chainworkers, Euromayday ecc. Mi chiede se io sono a Pechino, dico di
sì e il ragazzo giapponese prende un aereo ed eccolo a
Pechino.

Ci siamo fatti una bella chiacchierata, parlando un
po’ di tutte le attività e insomma mi ha invitato a fare
un tour in Giappone a settembre in occasione di un meeting ad hoc per gli attivisti asiatici…:-) Nel frattempo
mi ha inserito nella mailing list di Champon e già prossima
settimana abbiamo un meeting su skype tra Giappone, Cina, Corea del
Sud (tra l’altro: 5 giorni fa a Seul hanno sgomberato un squat:
poiché gli squatters hanno resistito la polizia ha dato fuoco
all’edificio: risultato 5 morti tra gli attivisti…non credo che in
quel cazzo di paese che non esiste ne abbiano minimamente parlato)
Hong Kong e Taiwan per discutere tutti insieme su come sviluppare il
progetto Champon.
Scusate la probabile sconnessione linguistica, ma
avevo bisogno di raccontarvelo per condividere a caldo con voi questa
cosa. A presto.

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[Pechino] Lo specchio ha la mia faccia

* A
Feili

Scusa
se non telefono

ma
ho già il mio bel da fare

a
non morire

E
lo sai quanto è dura ogni costruzione. Di un amore, di una
relazione, di un sentimento condiviso. Che poi la gente ha paura e
l’esperienza, si dice, non fa male. E
poi Pechino che esci al mattino al sole primaverile e ti ritrovi di
sera con il vento a spaccarti le orecchie, a farti andare e tornare e
domandare e non rispondere.

E’
come un altare di sabbia in riva al mare.

 

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[Pechino] FUOCO!

E’ un albergo a essere andato a fuoco. Vuoto perché avrebbe dovuto aprire solo quest’anno, pare. Proprio accanto alla nuova
mega struttura che ospiterà i nuovi uffici della tv di stato cinese.

Qui
gli aggiornamenti.

 

 

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[Pechino] Fascistibet

Oggi
il Dalai Lama ha preso la cittadinanza romana, cioè il Comune
gli ha dato la cittadinanza onoraria. Niente da dire, per me niente
di male.

Me
lo immagino il Dalai Lama, con le sue ciabattine Prada, dopo essersi
probabilmente fatto vestire da qualche schiavo e aver respirato
l’aria dei grandi monarchi religiosi nella città santa per
eccellenza….me lo immagino anche a vederlo ricevere uno strambo
sostegno.

Quello
di quei gentiluomini (?) di Foro 753, una delle occupazioni non
conformi, come le chiamano i fascisti. Non conformi, ma solitamente sostenute economicamente da An, mafiosi, ex stragisti e
tutto il peggio che si può immaginare. Sul loro sito potete
apprendere un sacco di bestialità, non foste ancora sazi della merda di
repubblica e corriere.

Addirittura
le agenzie parlano di loro e della loro performance anti cinese,
quest’oggi a Roma.

Questo a sinistra è il loro volantino, mi
vergogno a metterlo qui, ma è bene che si sappia che i
fascisti in Italia invitano a boicottare la Cina e sono per
indipendenza del Tibet. Ora non vedo l’ora in una manifestazione pro
Tibet tra rifondati o chi cazzo sono ormai e questi teste di cazzo
dei nazi nostrani.

Fascisti
e pure il Dalai Lama su Marte.

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[Pechino] Roma Genova Italia

La
premessa è che della partita non me ne frega un cazzo.

Già ieri il quindici rugbistico italiano ha buscato male in Inghilterra…infine, stanotte insieme al Genoa, si torna sulla terra, si ritorna a dormire
quinti in classifica (comunque in Europa) e si tira un sospiro di
sollievo. Dopo 10 partite senza perdere, non sembravamo neanche più
il Genoa.

Perdiamo
3-0 a Roma, giochiamo bene i primi 20 minuti, poi becchiamo tre
grandissimi gol, da applausi proprio e ce ne torniamo a casa con le
pive nel sacco. Nel calcio la differenza spesso è banale: a
noi manca ancora della qualità. E anche esperienza: loro
tirano in porta, noi decidiamo che dobbiamo portare il pallone in
porta insieme a tre o quattro giocatori, se possibile. Sconfitta
giusta, peccato per le troppe ammonizioni.

C’è
una cosa però che mi ha infastidito fin da subito, facendomi danzare oscurità mentre mi guardavo la partita. Oscurità italiane, direi. Ora, la maglia
del Genoa è rosso blu, la seconda maglia è bianca, con
una banda orizzontale rossa e una blu. La Roma ha la maglia rossa, con inserti gialli come dicono i radiocronisti. Si
poteva giocare con la consueta maglia bianca da trasferta (come si è
fatto sempre).

Invece,
per la prima volta nell’anno, il Genoa 1893 Cricket and Football Club si
schiera con una maglia a strisce (come mille altri strisciati di
pessima natura). Linee verticali bianche e blu, come nella foto in alto a sinistra che ritrae Peppiniello Sculli nell’unico atto degno di nota dell’intero match. Tornando alla maglia: ci hanno raccontato che è
la maglia storica del Genoa (all’epoca spesso si usavano i materiali
con cui si fanno i materassi per fare le divise di calcio, da qui ad
esempio il soprannome dell’Atletico Madrid, colchoneros, ovvero
materassai), ed è stata venduta così:
come terza maglia celebrativa. Ovviamente è una trovata di
marketing peloso e
venduta a 130 euro o giù di lì nei cazzo di Genoa
Store, con i gorilla fuori che decidono chi può entrare e chi
no. D’altronde Genova è nel paese che sta andando a rotoli
nel silenzio generale. Nel
calcio si chiama: calcio moderno.

Quindi:
io non ho un presidente, ma invito la dirigenza a non farsi venire
mai più in mente idee simili: quella cazzo di maglia non la
voglio vedere mai più
. No
al fottuto calcio moderno.

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[Pechino] Il mio nome è rosso

Si diceva di demoni. Quello
che per noi occidentali è lo stile, la personalità
di un artista, la sua firma, per la cultura musulmana costituisce un
difetto.

All’interno di questa disputa culturale storica e non
ancora assopita, Pamuk organizza un noir gotico ottomano, una vera e
propria epica, riferita a tempi sospesi nella storia e più che
mai attuale: una vicenda che affoga nei tempi di predicatori
integralisti, sperimentatori, faccendieri e il mondo misterioso e
straordinario dei miniaturisti del Sultano. Il tutto in una Instanbul
nera, fredda, coperta di neve e misteriosa nelle sue viuzze percorse
da giannizzeri, invasati e amanti in segreto del caffè e di
altre amenità umane.

La
vera genialata di Pamuk è però nella struttura del
romanzo: un racconto corale, che avanza di voce in voce (straordinari
ed esilaranti i capitoli in cui a parlare sono i cani (mi ha ricordato il gatto de Il Maestro e Margherita), gli alberi e
Satana, un mix tra lirismo e satira davvero imperdibile e
tranquillamente rovesciabile sul piano più vicino al nostro,
ovvero all’interno dei canoni della religione cristiana), con viste
personali, uniche su eventi raccontati in modi diversi. Eccitante la
scelta di fare parlare anche l’assassino sotto le veci di personaggio
del libro e di assassino (“di me diranno che sono un assassino”, tutti i capitoli iniziano così, "il mio nome è nero" (non il mio socio, ma un protagonista del libro), "mi chiamo Esther", o "il mio nome è rosso", nel senso del colore, così amato e misterioso per i miniaturisti di Allah).
Una roba alla Saramago, tra voci e racconti popolari, storie e bugie,
passioni e sotterfugi, in un turbine di prospettive da capogiro, in cui la verità sfugge in continuazione, così come la paternità delle opere: in un capitolo uno dei maestri affascina con storie coraniche, per arrivare a parlare di stile, virando infine sul senso o meno della paternità delle opere artistiche (la firma, appunto) tirando una volata alla stupidità della proprietà intelluttuale, come già all’epoca sembrava affermarsi in occidente (e non è un caso, forse, che Al Jazeera rilasci i suoi video con la creative commons…).

E
sullo sfondo la diatriba storica particolarmente succosa: la
prospettiva, i ritratti occidentali giunti da Venezia al Sultano,
portano quest’ultimo a chiedere a un uomo fidato la scrittura e
pittura di un libro che magnifichi l’Impero Ottomano agli occhi degli
occidentali. Un libro moderno, in cui i disegni sappiano mantenere la
tradizione ottomana e mischiarsi con quella occidentale. Un evento
che scuote la comunità dei pittori ottomani: dal disegnare
quanto vede l’anima di Allah, si ritrovano all’interno di un progetto
in cui devono disegnare ciò che vedono. Un cambiamento, un ribaltamento artistico e sociale, che
comporta rischi, passioni e omicidi.

Di
solito sono decisamente possessivo riguardo i libri, se posso li
tengo per me, anche nei ricordi, al massimo se mi piace lo regalo in continuazione. La sensazione con Il mio nome è rosso è
però quella di un lbro moderno con il passo del classico più
classico. Mi ha letteralmente folgorato, per questo lo consiglio ai quattro lettori di questo blog.

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[Pechino] 29 gennaio 1995

 

28 gennaio 2009

Milan
– Genoa 1-1 (il Principe)

 

Come al solito, ciao
Claudio Spagna.

 

E dormiamo ancora in Champions, da soli...

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[Pechino] Diaspore e Pop Trainer

Capitano
serate in cui si guarda, che so, Anno Zero, Report e altri programmi
che Mamma Rai mette on line. Si cerca un contatto con l’Italia e allo stesso tempo, forse, un sollievo a non esserci, o in altri casi, la rabbia a essere distanti, pensando ai propri amici e amiche, alle prese con città disumane e amministratori deliranti. Eppure in Italia ci sono gli affetti e tutto ciò che abbiamo lasciato lì. Ad aspettare o a dimenticarci.

Sono sensazioni altalenanti, fatte di attimi e pensieri oscuri, difficili da decifrare e risputare fuori in forme sensate. Fastidio e consolazione, anche. Poi leggo di amici che giustamente, nei commenti
circa lo sgombero del Cox
, parlano di diaspora e li capisco anche.

Ci
ritornerò quando avrò più tempo, è che
qui stiamo mettendo su una cosa che ad esempio, in Italia non si
potrebbe fare.

E’
brutto vedere gente andare via. Leggo sempre con piacere i racconti
di Alessandra Daniele su carmillaonline. Questo me l’ha segnalato
A., che saluto, insieme a Macchia, e abbraccio in attesa di un bel Pirlo dalle sue parti. Grazie 🙂

 Ripasso Generale
– Le so, le so, le
so a memoria – cantilenò il ministro con aria supplichevole.
Il Prop-trainer scosse la testa, severo
– Mi dispiace, ma dobbiamo
ripassarle bene tutte di nuovo. Dunque: la criminalità?
Il
ministro partì deciso
– Dilaga! Impazza! Straripa!
Straborda! Srb..sbr….sburdega!
Il Prop-trainer annuì. Il
ministro continuò
– Tolleranza zero! Il cittadino è
in allarme, e noi saremo inflessibili! La gente ha paura a uscire di
casa! I musulmani ci pregano contro! Gli sbarchi nelle periferie
urbane di negri rumeni e zingari cinesi non sono più
tollerabili! Sono dappertutto! Sono dappertutto! Escono dalle fottute
pareti!…
– E la corruzione?
– Dilaga!…Cazzo, no, stavolta
ho sbagliato!…


La corruzione politico-economica è….- suggerì il
Prop-trainer
– …tutta una montatura delle toghe rosse! – si
corresse il ministro – La magistratura è pericolosamente
politicizzata! È una casta fuori controllo! Il cittadino è
in allarme, e noi saremo garantisti!
– Anche coi latitanti?

Quali “latitanti”? Gli esuli, come lo fu il grande statista
Craxi, si sono giustamente sottratti al minaccioso clima di
linciaggio giustizialista e forcaiolo qui in Italia! …
– Anche
Battisti?
– Sì…No! Porca puttana troia, ho sbagliato di
nuovo! Ma lei mi fa le domande troppo in fretta – protestò
il ministro – i giornalisti non fanno così!…
– Io non
sono un reggimicrofono – disse il Prop-trainer, serio – sono il
suo personal propaganda-trainer, e il mio dovere è tenerla
sempre ben allenato. Allora, Battisti?
– In galera! Ci vorrebbe la
pena di morte! Il Belgio deve ridarcelo!
– Il Brasile
– Il
Brasile deve ridarcelo! È un terrorista islamico…
– Non è
islamico
– È un terrorista comunista, e la scusa che qui in
Italia ci sarebbe un minaccioso clima di linciaggio giustizialista e
forcaiolo è pretestuosa e del tutto infondata! Battisti non
corre assolutamente nessun rischio qua! Deve tornare subito, che gli
facciamo un culo così!…
Il Prop-trainer alzò gli
occhi al cielo.
– Ministro, quante volte le ho detto di non fare
quel gesto?…- sospirò. Poi riprese
– Eluana Englaro?

In galera! Ci vorrebbe la pena di morte!
– Eluana Englaro è
la ragazza in coma vegetativo.
– Allora no..deve vivere!..La vita
è sacra!
– Bene. I subprime?
– Malati! Non devono
potersi sposare né tanto meno adottare bambini!…
– I
subprime sono dei mutui. Si ricorda la crisi economica?…
– Ah
sì, la gente non arriva a fine mese!…
– Ma no, quello è
il programma dell’anno scorso, col passato governo! Col nuovo
invece…
Il ministro sfoderò i denti in un rictus
porcellanato – Bisogna essere ottimisti!…
Il Prop-trainer annuì
– Bene. Gli intellettuali?
– Devono smetterla di approfittare del
fatto che noi non riusciamo a capire una parola di quello che dicono,
per tramare alle nostre spalle!
– Ma ministro! Quelli sono i
musulmani che pregano nella loro lingua!…
– E gli intellettuali
allora?…Aspetti, la so! Sono tutti antisemiti! Come osano pensare
di boicottare il commercio con Israele? Non lo sanno quanto ci
tengono gli ebrei al com…cosa c’è, ho sbagliato di
nuovo?
Il Prop-trainer lo fissava con le mani nei capelli.
– Mi
sono confuso.. – bofonchiò il ministro – lo sa, io per
anni degli ebrei ho detto anche molto di peggio, adesso ho imparato a
controllarmi, ma ogni tanto mi scappa!…
Il Prop-trainer scosse
la testa, sconsolato.
– Lasciamo perdere. Passiamo a Obama. Perché
ci preoccupa?
– Perché è negro?…
– Per le sue
recenti iniziative a sostegno del diritto di aborto. L’ aborto è…

Un crimine! – scattò il ministro – Il crimine più
infame, uccidere un bambino non ancora nato! Uccidere un bambino!
– ripetè con voce grave.
– Nella striscia di Gaza i
bombardamenti israeliani hanno ucciso centinaia di bambini.
– Che
c’entra, quelli erano già nati. E poi erano comunisti. Cioè,
no, zingari. Insomma, negri. – il ministro sbuffò,
asciugandosi la fronte – Basta negri, basta tasse, la gente ha
paura a uscire di casa a fine mese, in galera Baglioni!

Battisti.
– Sì, giusto. – il ministro chinò la
testa. – Giuro che a casa le sapevo.
– Per fortuna ha ancora un
po’ di tempo per ripassare.
– Non vado in onda stasera?

No. La notizia che i militari per le strade con funzioni di ordine
pubblico aumenteranno di dieci volte la darà direttamente il
premier al Tg, dopo i soliti stupri.
– Ma il premier non dice
sempre che le donne gliela danno volentieri?…
– Le solite
notizie di stupri.
– Ah. Quindi io domani dovrò
annunciare solo il divieto di manifestare in tutte le piazze
d’Italia.
– Sì. È preferibile separare almeno di
un giorno questi due annunci, perché il nesso non risulti
troppo evidente. E poi lei non dovrà parlare di “divieto di
manifestare in tutte le piazze d’Italia”, ma solo in
quelle dove c’è….ricorda? L’abbiamo studiato ieri, in
quelle dove c’è?….
– …una piazza? – provò il
ministro
– Esatto – annuì il Prop-trainer.

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[Pechino] Aria fredda e luce bluastra

Senza
volontà, senza
sapere, quando
sarà una luna nuova

Chunjie, dunque. Visti i post di De e Pengo penso che ci sia questa strana atmosfera cinese a coinvolgere anche chi cinese non è….Promesse, auspici, premonizioni (a caro prezzo
a quanto pare…). Se mi guardo indietro e davanti, in termini
generazionali solo per limitarsi agli ultimi giorni…meglio non
farlo appunto.

Allora:
pulita la casa, come vuole la tradizione, cambiata la luce del cesso ("qualcosa di nuovo" come vuole la tradizione…guarda caso il padrone di
casa giusto oggi dopo mesi di attesa ha deciso di fare il grande
passo. Il mio cesso ci perde in intimità e forse senza sta
luce sembrava anche più pulito). Davanti casa c’è un tappeto rosso: resti della mattinata dei simpatici cinesi a sparare botti in
anticipo, ma in continuazione. Che uno dice, saranno ragazzini. Sticazzi il più
giovane della cricca avrà avuto 98 anni.

E
il padrone di casa ero tutto allegro, mi ha raccontato della sua
famiglia, mi ha detto che al Chungjie sono tutti più felici.
In che senso, gli ho chiesto. Ci ha pensato un po’ e poi mi ha detto:
per esempio, se attraversi la strada le macchine non ti tirano sotto.
Io ho fatto, uhm. E lui: anche in Italia?

E
io: che gran paese! Che poi ci sono mille storie, leggende e pur
lanciati a bomba contro il futuro, le si respira ancora. Pure la mia
insegnante che fa tanto quella che non le piacciono ste cose, sono
tre lezioni che parliamo solo di usanze e tradizioni di Chunjie.

Buon
anno allora, ragazzi e ragazze.

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