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Arbitri e spioni Indagine sull’Inter [2006.09.26]

L'inchiesta sulle intercettazioni Telecom riapre un vecchio caso: la Beneamata faceva pedinare De Santis? Mediaset attacca, forse se ne occuperà Borrelli


De Santis spiato da un'operazione chiamata «Ladroni», il pagamento dell'indagine privata da parte dell'Inter, il silenzio di Moratti. Una vicenda del maggio scorso che si riapre a seguito dell'ordinanza che la scorsa settimana ha portato all'arresto di 21 persone, in cui risulta che l'Inter ha versato una cifra presso un conto londinese della W.C.S., società facente capo allo spericolato investigatore privato Emanuele Cipriani. A far riesplodere il caso è Mediaset con un'intervista del Tg5 all'arbitro De Santis, che si definisce «schifato» e denuncia di esser vittima di un ricatto anti-democratico, invitando l'Inter «a giocare da sola il campionato». La Figc apre un'inchiesta per presunta violazione dell'articolo 1 del codice di diritto sportivo e vorrebbe affidarla a Borrelli che oggi deciderà se proseguire nell'incarico di capo dell'Ufficio indagini.
Qualche giorno fa Massimo De Santis, agente penitenziario, presunto associato a delinquere per la procura di Napoli, squalificato per 4 anni e mezzo dalla giustizia sportiva, ha coloritamente espresso il proprio disappunto alla scoperta che l'Inter lo avrebbe fatto pedinare, dando il via al valzer dei nostalgici. I microfoni sono quelli di Canale 5 che, dopo il Matrix di Mentana (e in Rai Quelli che il calcio), concede un altro bis autoagiografico a De Santis. E' necessario però riavvolgere il nastro per analizzare lo sfogo dell'arbitro, le polemiche successive e il silenzio un po' imbarazzante della società nerazzurra. Nel maggio scorso, dalle inchieste sulle intercettazioni Telecom si scoprì che Emanuele Cipriani – capo della Polis d'istinto, piccola agenzia di investigazione scelta da Giuliano Tavaroli, ex capo Security Pirelli e Telecom, per compiere indagini pagate proprio da queste ultime – si sarebbe occupato per l'Inter dell'arbitro De Santis con tanto di foto, pedinamenti e controlli sui conti bancari: per la procura di Milano niente di illecito, rivolgersi a un'agenzia d'investigazione non è reato. Nel frattempo l'ex arbitro Nucini svela il retroscena: era stato lui a informare Facchetti circa l'esistenza del sistema Moggi; proprio lo «schifato» e Fabiani, ex dg di Genoa e Messina, in orbita Gea, gli avrebbero fatto intendere i vantaggi a entrare nei Moggi Boys. Facchetti avrebbe raccolto e registrato la confessione, chiedendo a Nucini di raccontare tutto alla magistratura. L'arbitro fu convocato in Procura ma negò tutto e Facchetti riferì a Moratti. Poco dopo partì l'indagine su De Santis, nel 2003. «Un tale ci disse che avrebbe indagato, però non venne fuori nulla», ha spiegato a La Stampa il patron dell'Inter.
Nei giorni in cui Cipriani e Tavaroli vengono arrestati, si riapre la polemica: nell'ordinanza del gip milanese c'è il pagamento – che plana su un conto cifrato inglese, domiciliato a Monaco presso l'abitazione del figlio di Licio Gelli – dell'Internazionale F.C. a Cipriani: sono i soldi della spiata. Apriti cielo. Nell'inchiesta si scopre un vero e proprio sistema di raccolta informazioni, spesso illegali, su moltissimi nomi (anche Carraro, Vieri e Della Valle): nell'occhio del ciclone la Telecom e i suoi «buchi» nella gestione delle intercettazioni. L'«uno più uno» basta per accendere sospetti e incrinature nella lettura di calciopoli. La rete dei rapporti è del resto fitta: Moratti, presidente dell'Inter è azionista di Telecom, Tronchetti Provera era presidente di Telecom nonché azionista – e sponsor (Pirelli) – dell'Inter e sponsor (Telecom) del campionato; Carlo Buora, chiamato in causa da Tavaroli come suo «referente», è vice presidente esecutivo di Telecom, nonché vicepresidente dell'Inter. Guido Rossi, prima di essere commissario di garanzia di Telecom, fu l'artefice della privatizzazione della compagnia telefonica, azionista dell'Inter e soprattutto commissario della Figc che gestì calciopoli, le cui intercettazioni alla base dell'inchiesta risiedevano sui sistemi Telecom e i cui esiti hanno portato alla retrocessione della Juve, alle penalizzazioni di Milan, Fiorentina e Lazio e allo scudetto dell'Inter, quello dell'onestà. Roba buona per i nostalgici, a fronte del silenzio della società nerazzurra.
La Figc indagherà e c'è da sperare che Borelli scelga di restare, almeno lui, nel calcio: mai come oggi c'è bisogno di risposte da bocche non compromesse per una vicenda che sembra non chiudersi mai. L'auspicio è che l'ex magistrato abbia i modi e i tempi per fare chiarezza tanto sull'Inter, quanto sui collegamenti tra diritti televisivi e «associati», i modi e i tempi con cui lo scandalo è uscito, le infinite ramificazioni che tra un colpo di scena, un sospetto e un'intervista spingono il potere calcistico sempre verso le stesse facce. [s.pi.]

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One Response

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  1. nero says

    pieta’. guarda non scrivo neanche un commento nel blog.
    il fatto che i piu’ grandi ladri della storia del calcio italiano (indipendentemente dalle indagini) abbiano pure il coraggio di lamentarsi e fare richieste tipo questa: http://www.repubblica.it/2006/09/sezioni/sport/calcio/tifosi-juve/tifosi-juve/tifosi-juve.html
    e’ inaccettabile.
    E’ inaccettabile che Moggi vada ancora in giro a parlare tanto quanto De Santis.
    Veramente mi viene voglia di diventare ultras apposta per andare a menarmi con i gobbi. Che schifo.