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Operazione ladroni Moratti va da Borrelli

Accusato da Tavaroli di aver fatto pedinare l'arbitro De Santis, il patron sarà interrogato oggi dall'ex pm

Giuliano Tavaroli, ex capo della Security Telecom, ai pm che lo hanno interrogato venerdì nel carcere di Voghera, ha detto di avere indagato sull'arbitro De Santis a seguito di una richiesta «della dirigenza dell'Inter». I sospetti sembrerebbero così trovare una conferma da parte di uno dei principali protagonisti di questo scandalo, che trasmetteva a Cipriani – anch'egli arrestato e titolare della Polis d'istinto, agenzia investigativa privilegiata da remunerative e continue commesse da parte di Telecom e Pirelli, ma anche Inter, Motorola e Credit Suisse Italy – i nominativi di aziende o persone su cui effettuare i dossier, tanto legali quanto illegali. Sul caso da giorni si è messo in moto anche l'Ufficio indagini della federcalcio. Ieri da Francesco Saverio Borrelli erano attesi gli ex arbitri Nucini e De Santis: il primo – che aveva denunciato all'Inter il sistema Moggi – non si è presentato; il secondo – che ha ribadito il proprio ruolo di parte lesa definendo «squallida» tutta la vicenda – è andato «per cortesia», ma non è stato interrogato: si attendono gli atti da Milano. L'ex pm di Mani Pulite lo ha seguito a ruota: «mi aspetto di chiarire qualche verità, ma sul caso tutto dipende dai pm milanesi».
Oggi sarà il turno del presidente Moratti: proprio il patron nerazzurro aveva ammesso e poi negato qualsiasi coinvolgimento dell'Inter sulla vicenda. Una questione di immagine, più che di rischi disciplinari: come ha sottolineato Mario Stagliano, ex numero due dell'ufficio indagini della Figc, dimessosi insieme a Italo Pappa a seguito dello scandalo calciopoli, l'Inter potrebbe cavarsela con un nulla di fatto: «anche se emergesse un illecito sportivo, dopo quattro anni sarebbe caduto in prescrizione, visto che ne bastano due». Inoltre rischierebbe eventualmente una condanna risibile, sanzione pecunaria o inibizione per comportamento antisportivo, nell'eventualità che venisse riconosciuta la responsabilità di un dirigente e non di una generica «dirigenza». Il vero rischio per l'Inter è una figuraccia nella quale ha già abbondantemente tutti e due i piedi.
Il ginepraio Telecom-calcio con le dichiarazioni di Tavaroli viene sospinto in direzioni prevedibili, l'interessamento dell'Inter a De Santis non era più un mistero, facendo altresì aleggiare un clima fosco, dopo le sentenze di calciopoli e il desiderio di «ripartenza» del calcio italiano. I controlli richiesti dall'Inter su De Santis sembrerebbero verifiche da far rientrare nell'ambito della legalità, stando alle parole di Tavaroli, che avrebbero riguardato per lo più accertamenti sulla situazione economica del direttore di gara, nel fin troppo chiaro intento di scovare la classica «stecca» da parte di qualcuno, magari la Juve, che avrebbe confermato i dubbi dell'Inter, già espressi alla dirigenza nerazzurra dall'arbitro Nucini. Su chi avesse commissionato l'incarico, Tavaroli ha spiegato di aver parlato al telefono prima con Moratti e poi con Facchetti. Il patron nerazzurro continua a negare, si è detto «contento di andare da Borrelli» ma non ha gradito il coinvolgimento dell'amico appena scomparso: «non mi piace che il nome di Giacinto Facchetti sia associato alla vicenda degli spioni Telecom».
Il senso di disagio per questa storia è stato espresso anche dal neo commissario della Figc, Pancalli: «di grane ce n'erano tante, una in più o in meno non fa differenza. Certo che questa crea un pò di imbarazzo perché si parla della squadra scudettata», specificando di affidarsi completamente a Borrelli, «una garanzia assoluta». Su Pancalli e la Figc in serata la stizza di Rivera: «il nuovo commissario potrebbe fare cose straordinarie, se riuscirà a non sentire il peso opprimente del Coni, su cui ancora incide la figura di Carraro». L'ex abatino ha lanciato una proposta sul futuro della federazione: «punterei a una donna, c'è bisogno di un rinnovamento vero, culturale, di onestà e le donne ancora non hanno avuto modo di diventare disoneste». (s.pi. -2006-010-03)

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