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Pollari verso il rinvio a giudizio

Indagini chiuse per il sequestro dell'imam Abu Omar da parte dei servizi segreti americani. La procura di Milano pronta a emettere 38 ordinanze, tra cui una per il direttore del Sismi, un'altra per il dirigente Mancini e 26 per agenti Cia
Milano
I servizi italiani avrebbero collaborato al rapimento dell'imam Abu Omar e tentato di depistare le indagini. Rinvio a giudizio in vista per il direttore del Sismi Nicolò Pollari e il dirigente Marco Mancini: la procura di Milano ha chiuso le indagini sul rapimento di Abu Omar, mentre proseguono gli interrogatori sulla vicenda delle intercettazioni illegali e Telecom.

I procuratori aggiunti Armando Spataro e Ferdinando Pomarici hanno chiuso ieri le indagini relative alla «extraordinary rendition», il rapimento dell'ex imam di Milano Abu Omar (rapito il 17 febbraio 2003 nel centro di Milano e poi trasferito nelle stanze di tortura di una galera del Cairo) e si apprestano a effettuare le richieste di rinvio a giudizio. Il provvedimento riguarda 38 persone: 26 sono agenti cia – tra i quali Bob Seldon Lady, capo-antenna della Cia a Milano, e Jeff Castelli, capo della Cia in Italia nel febbraio del 2003 e oggi alto funzionario a Langley, dove l'intelligence americana ha sede – nei confronti dei quali era stato emesso un nuovo ordine di custodia cautelare dal gip Manzi a inizio luglio. Con loro il direttore del servizio segreto militare, Nicolò Pollari, l'alto funzionario del servizio, Marco Mancini, il maresciallo dei Ros Luciano Pironi. Le accuse formulate, tra le altre, sono quelle del concorso in sequestro di persona aggravato e del favoreggiamento nell'occultamento di prove. Per i due funzionari del Sismi Pio Pompa – inquilino dell'ufficio in via Nazionale a Roma da dove venne gestito il depistaggio sul rapimento, attivo tuttora (come Pio Pompa) – e Luciano Seno, l'accusa è di favoreggiamento, così come per i due giornalisti del quotidiano Libero coinvolti (uno di loro, Renato Farina, nome in codice Betulla, è già stato sospeso per 12 mesi dall'ordine dei giornalisti della Lombardia). Gli indagati hanno ora venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati o presentare memorie. I legali di Mancini chiederanno nuove indagini: «Siamo sorpresi, ci saremmo aspettati una richiesta di archiviazione nei confronti del nostro assistito», fa sapere Luigi Panella, uno dei legali del dirigente del Sismi; «dall'incidente probatorio che ha avuto luogo sabato scorso – ha proseguito Panella – sono emersi elementi che pensavamo avrebbero fornito un nuovo potenziale investigativo«. Si è detto sorpreso anche l'avvocato di Pollari, nonostante il procuratore aggiunto Spataro, in relazione alla posizione del direttore del Sismi, avesse specificato il suo coinvolgimento nel rapimento dell'ex imam durante la sua audizione al Copaco. Pollari, così come ad agosto, ascoltato dal Copaco a fine settembre aveva ribadito la propria estraneità ai fatti.
Per la procura milanese invece non ci sarebbero dubbi: i servizi italiani non solo supportarono l'azione americana attraverso spostamenti repentini dei capi di centri nevralgici come Milano, Trieste, o Bologna prima del sequestro, ma avrebbe anche tentato di depistare le indagini della magistratura quando ormai tutto sembrava finito. A testimoniarlo ci sarebbero intercettazioni, verbali, insieme a un preciso lavoro di ricostruzione del traffico telefonico sugli agenti Cia impegnati nel rapimento.
In attesa delle memorie difensive degli indagati, proseguono a Milano le indagini e gli interrogatori sulla centrale clandestina di raccolta informazioni messa in pieda dall'ex capo Security Telecom Guliano Tavaroli insieme all'investigatore privato Cipriani, che lambiscono anche il mondo dei servizi segreti: tra loro e Marco Mancini ci sarebbero stati «rapporti pericolosi» per la gip Paola Belsito che ha firmato l'ordinanza che ha portato all'arresto di 21 persone. Venerdì Tavaroli è stato ascoltato per sette ore nel carcere di Voghera: oggetto dell'interrogatorio i dossier sui dipendenti o futuri tali (in chiara violazione dello statuto dei lavoratori) di Pirelli e Telecom. A Tavaroli sono state richieste spiegazioni circa le persone che compaiono nelle operazioni chiamate «Filtro» e «Scanning». Tavaroli sarà ascoltato ancora: mercoledì potrebbe esserci il terzo interrogatorio, fa sapere il suo legale Massimo Dinoia, che conclude: «Non abbiamo parlato di Inter». (s.pi)

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