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Sarpi – Shanghai (-7)

 

Mentre in Sarpi torna la calma e dalla China chiedono spiegazioni, io mi appresto a preparare la partenza. Con il mio socio si sta già pensando a una reality fiction sugli eventi, stiamo ravanando nei nostri neuroni dediti al complottismo per cavare una storia che possa dare una prospettiva diversa dei fatti. Dopo Novecento e Uno…Ogni tanto sarebbe anche bello leggerle sui giornali, ipotesi differenti rispetto al mainstream, ma sembra una pratica desueta quella di leggere criticamente le cose.

A una settimana da Shanghai, qualche tappa di avvicinamento, attraverso i fiumi di letteratura cinese che da mesi ormai mi vellutano il cervello.

In attesa di essere raggiunto dal mio socio, già decisamente avvezzo alla lingua chinese, rispetto a me…

Yu Hua, Torture, Einaudi

Yu Hua è una folgorazione. Il primo dei suoi racconti di Torture fa accapponare la pelle, inesauribile nella foga e nella violenza. Eppure sembra che nulla accada. 

Mi ha colpito questa descrizione: “Avvertì chiaramente gli alluci morire per primi, seguirono i piedi e le gambe. La morte dei suoi piedi era stata silenziosa come la neve. La morte esitò qualche minuto sull’addome, poi si lanciò come una marea verso il punto vita e, quando lo ebbe superato, dilagò senza più freni. Sentì che le mani si erano allontanate da lei e la testa sembrava venisse mangiata a morsi da un cagnolino. Alla fine rimase solo il cuore ma la morte lo aveva già circondato, arrampicandosi su di lui come una marea di formiche”.


Riscrivendolo mi rendo conto che sono solo 6 righe, poco più. Leggendolo e ricordandolo, avevo memoria di una o due pagine per questa descrizione.

In questo c’è lo stile di Yu Hua e forse anche qualcosa sulla Cina: sia nella descrizione della morte, armoniosa e graduale come tutto ciò che è naturale, sia nella percezione che ho avuto io di queste righe. La percezione di un inesorabile cammino solcato da tempi della storia che noi Occidentali amiamo raccogliere nelle nostre frettolose tabelle temporali, e che invece solcano i secoli e i millenni, di cui noi non abbiamo più pazienza.


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