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Sarpi – Shanghai (-3)

 

Ieri sera, insieme al mio socio – poco tibetano e molto chinao – e una delle socie dei morosi…:-), siamo andati a buttare un occhio alla fiaccolata dei leghisti di piazza Gramsci (sic), proprio al termine di via Sarpi.

Arrivati nei pressi della piazza, una manovra avvolgente dei solerti Digos, aperti a farfalla e chiusi a riccio come il 442 dei bei tempi del Chievo di Del Neri, ci sbarra la strada. Risate e pernacchie, ma niente, non ci hanno fatto passare. Volevamo solo dare un occhio e andarci a bere una birretta al 442, ma niente. Evidentemente non succedendo più una mazza a Milano, se non nuovi posti di Fogna Nuova o nuovi sgomberi, l'allerta per cazzabubbole riporta i ps alla loro dimensione preferita. Mi chiedo quanto abbiano bestemmiato alla caduta di muri e statue: una bella guerra fredda era una buona giustificazione del proprio mestiere. Anyway, ce ne siamo tornati indietro ripassando da una via Sarpi che si andava via via svuotando.

E allora eccoci a Qiu Xiaolong (裘小龙), autore di vari gialli, ambientati a Shanghai, tra i quali l'ultimo Quando il rosso è nero, edito da Marsilio.

A me che piacciono le trame intricate fino a non ricordarle più, da un punto di vista puramente giallistico il libro non ha offerto godurie altisonanti.

La trama è semplice – omicidio di una dissidente, ex guardia rossa, nonché amante di uno dei poeti considerati neri e quindi tempestato dai rivoli maligni della Rivoluzione Culturale, ma straordinariamente recuperato dal Partito una volta morto e una volta considerata la vicenda della rieducazione dei neri una vicenda oscura e sulla quale si possono anche esprimere pareri moderatamente negativi – non per questo banale, ma decisamente poco barocca. Il pregio di Qiu però è un altro.

L'inghippo non è contorto ma è forte quanto basta per fare dedicare i neuroni del pensiero alla storia, immagazzinando così informazioni che vengono fuori in seguito, sulla vera protagonista del libro, la Cina, e più precisamente la Shanghai, degli anni Novanta. Quando iniziò tutto: quando iniziò la vita dello Stato socialista capitalista. Un'aberrazione agghiacciante che però ha portato a cambiamenti e sradicamenti sociali che, non a caso, hanno riportato in auge digressioni e memorie dei terribili anni della Rivoluzione Culturale.

Il libro di Qiu è un libro sul ricordo della Rivoluzione Culturale, riflesso e baluardo di una socialità cinese in crisi di fronte ai Dollaroni. Qualcuno dovrà diventare ricco prima degli altri, disse Deng Xiaoping. Nazionalismo isterico, Kentucky Fried Chicken e maiale gulao.

Piacerà al mio socio il libro, anche per le splendide descrizioni della vita quotidiana di Shanghai, dei quasi introvabili ormai shikumen nonché delle leccornie culinarie. Uno dei protagonisti del libri, il compagno ispettore capo Chen ricorda il Montalbano di Camilleri, sempre in cerca di prelibatezze culinarie. Ma è l'unico punto in comune: il compagno ispettore capo infatti è un poeta, che casualmente, per assegnazioni del Partito, si ritrova a fare il poliziotto. Attraverso il suo lirismo commosso, Quando il rosso è nero, è un morbido affresco del travaglio cinese. La storia è come uno specchio, capace di mostrare com'è realmente un uomo.


Il sorgo rosso fermò i giapponesi, subì gli scontri tra nazionalisti e maoisti, fu morbida tomba per sangue più rosso ancora. E colorò Mo Yan.

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3 Responses

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  1. beirut says

    ahahah perché ho scritto “poco tibetano e molto chinao”?? O per il 442 di Del Neri…ghghg
    Suca!

  2. nero says

    sei proprio un minchia :))))))