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[Sarpi – Shanghai +19] Scartato il gusto del ritrovamento

Stamattina mi ha preso un colpo: preparo un post sulla censura e la comunicazione in China, arrivo in ufficio e noblogs non si carica. Alle 4 di notte – da voi – un impavido "Ice" in chat mi ragguaglia: è giù, no problem, ma che cazzo ci fai alle 4 in chat? E, che cazzo ci fai tu, da me sono le 10 del mattino! Sognavo già noblogs bannato in China…invece le cavallette pare siano tutelate dai bannerini maostyle…

Ieri sera per fortuna si è alzato un vento della madonna (e non era un freno etico cattolico…). Perché a un certo punto, uscito dall'ufficio, mentre camminavo, ho sentito prima l'afa, poi l'inquinamento saltarmi addosso e non mollarmi. E' la prima volta nella mia vita che sento l'odore di benza, scarichi, calori maligni attanagliarmi. E pensavo agli articoli che avevo letto ieri su tutti i quotidiani cinesi in inglese, riguardo l'impegno piuttosto serio, stando alle agenzie governative, che la China sta profondendo in tema di lotta all'inquinamento. Oggi ad esempio ho scoperto che nel 2006 sarebbero più di tremila le aziende chiuse perché non rispettavano i canoni antipollution. Eccerto. Forse slownews avrebbe qualcosa da dire…lo dica!

E allora tornato in albergo ho cercato altre informazioni imbattendomi in ogni genere di notizia propagata dai media cinesi, compresa la foto del noodle più lungo del mondo… C'è un'enorme differenza, ho concluso, tra i media cinesi e i media italiani. Se chiedi a un qualunque cinese, “cosa ne pensi della vostra informazione?”, la risposta di solito è la seguente, Il Governo controlla tutto, tutta la nostra informazione è censurata, quello che passa spesso è falso. MA…lo sappiamo.

Immaginando la stessa domanda fatta a un italiano medio, la risposta sarebbe Ah da noi c'è la libertà di stampa, altro che!

Credo che la principale differenza stia qui. Loro lo sanno, noi facciamo finta di niente e ci crogioliamo nel pensiero che la nostra (nostra nel senso “che noi compriamo”) informazione sia libera. La Comunicazione.

L'unica libertà in China è sicuramente, ufficialmente, ormai, per il capitale, i capitali che svolazzano e fanno buche e le riempiono. Poi c'è la libertà di informazione che c'è, come in Italia: le aziende sono assolutamente libere di comunicare quanto vogliono, modellando i comportamenti, imponendo stili di vita, colonizzando i sogni. E la pubblicità con certi regimi si è sempre trovata decisamente bene…. Come si trova bene, anzi benissimo, con la lieve e confortevole democrazia.

C'è ormai, però, una piccola differenza rispetto a una decina di anni fa: prima comandava la comunicazione delle aziende straniere, dei brand stranieri. Poi anche in China McDonald ha chiuso alcuni negozi, Nike e Toyota hanno dovuto chiedere scusa per alcune pubblicità che oltraggiavano la civiltà cinese, il sito di McDonald nel 2004 subì un deface storico… Tutto questo perché i local brands sono cresciuti, imponendosi sul mercato cinese grazie alla conoscenza perfetta e precisa degli usi e abitudini cinesi (in vari libri che ho letto viene stigmatizzata la cazzata fatta dalla Nike a lasciare in China il proprio claim “just do it” in inglese, pensando che ai cinesi piacesse…invece no!). Oggi i foreigners brands sono decisamente in difficoltà, tempi duri per loro, specie ora che il mercato cinese sta diventando immenso, in termine di possibilità di acquisto di una fascia di popolazione sempre più larga (l'economia corre, rimangono sacche di povertà inquietanti, ma oggettivamente cadono parecchie briciole dai più spietati e fortunati DollarMen cinesi, su una classe media in formazione e che andrà via via consumando sempre di più e allora forse, rispetto a energia, acqua ecc, sarà un problema in più…).

Il Governo cinese censura le notizie riguardo la politica, amplifica le puttanate (come ad esempio l'esaltazione dell'apertura al pubblico della cosiddetta Atomic City, senza minimamente dire di più su quanto sia successo negli anni passati in quel luogo, ma anzi sottolineando l'evento come a dire, Non abbiamo nulla da nascondere), ma la gente lo sa, ne è cosciente. Ci crede forse ancora qualche vecchietto, qualche contadino che a furia di rieducare si è messo a insegnare il socialismo cinese anche al sorgo, qualche laoshi fedele nei secoli dei secoli. Ma le nuove generazioni lo sanno e se ne fottono. C'è internet, ci sono i giornali stranieri, ci sono gli amici che studiano all'estero. E i comportamenti diventano sempre più simili, retti dagli stessi messaggi, semplicemente adattati a un ambiente diverso. Da noi l'aceto, qui la soia.

Oggi dalla China, andare all'estero non è più un problema. Il problema potrebbe essere se qualche neo capitalista cinese all'estero non vuole trasferirci la figlia, ma i suoi capitali. Una censura al contrario! Qualcosa sta cambiando.

In China la comunicazione segue i suoi “particolari” canali di censura: ieri ad esempio ho trovato due volte riportata la stessa notizia. Perché l'agenzia, la fonte, è ovviamente governativa, le notizie erano esattamente uguali. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese si è detto fortemente incazzato riguardo a un non meglio specificato rapporto della United States Commission on International Religious Freedom (USCIRF), che criticherebbe il Governo Cinese sulla questione religiosa. Negli articoli erano riportate solo questa breve introduzione e la frase del Sircana della situazione: "We advised the USCIRF to stop interfering in other countries' internal affairs under the pretext of religion”. Punto. Cosa ci fosse in quel cazzo di rapporto, niente. A rimorchio oggi, il giorno dopo, articoli e opinioni in difesa della Repubblica, con titoli quali, “Is China unfairly looked on by Western eyes?”

Ok ma si tratta di censura o di un più globale e sempre più simile uso della Comunicazione? Non credo si possa ridurre il tutto alla semplice frase: lì censurano, da noi no.

Per il resto però ovunque trovate Comunicazione: ci sono televisioni alle fermate degli autobus, sulle mappe che trovate per strada, nelle stazioni delle metro, sulle metro, sui bus, sui taxi, negli ascensori e perfino in alcuni cessi. Tanti schermi che trasmettono una cosa sola: commercials, commercials.

Fare il giornalista in China, certo, non è facile. Se finisci per metterti nei guai scrivendo qualcosa di non gradito, vieni additato come una spia e puoi finire anche in carcere. I giornalisti occidentali sono spesso seguiti e il Governo prova in ogni modo a evitare chi finiscano in luoghi sbagliati (tipo in un posto in cui è in corso una protesta o una dimostrazione).

Ma veniamo a noi…:-) Pensate ad esempio al giornalista de Il Sole 24 ore, che tempo fa scrisse che la cotoletta servita nel ristorante milanese da poco aperto da Dolce e Gabbana faceva cagare. Pensate cosa gli è successo quando Dolce o Gabbana hanno sollevato il telefono, hanno composto il numero del direttore del giornale e gli hanno detto, “Sai cos'è? Da domani noi la pubblicità sul tuo giornalino mezzo rosa, non ce la mettiamo più”. Pensate come si è sentito quel giornalista quando qualche giorno dopo, su Il Sole 24 Ore è comparsa una recensione che diceva “quanto è buona questa cazzo di cotoletta!” Budget pubblicitario salvato, per un pelo.

Si può dire che la censura in Italia, e nel resto del mondo occidentale, sia semplicemente più sofisticata…

Ora se pensate che l'informazione in Italia sia libera, allora la China può veramente essere il vostro incubo peggiore. Se pensate che in Italia l'informazione non sia libera perché un grande vecchio (nano, pelato, gran scopatore a quanto pare…) controlla tutto, siete, imho, sulla cattiva strada.

L'informazione in Italia è censurata, controllata, gestita, creata, dalla pubblicità, dall'enorme strapotere che ormai le aziende hanno nel controllare i processi comunicativi e di creazione degli immaginari che si riversano poi nei nostri consumi e nelle nostre attitudini sociali e perché no politiche. L'informazione aziendale, venduta come informazione tout court, è un meccanismo di compensazione decisamente forte, rodato, apparentemente non smontabile, se pensiamo che anche le aziende utilizzano ormai forme di advertising piuttosto sofisticato e che tende a catturare e stravolgere anche i tentativi di sovvertire la loro comunicazione (avete mai sentito parlare di viral marketing o di guerrilla marketing?).

Le notizie dipendono dagli inserzionisti, anche nei giornali, ahimè, che potrebbero osare qualcosa di più. Se non avete capito, date un occhio qua: Cgil inserti e Manifesto. Solo che noi quando leggiamo il giornale, forse, pensiamo “che bella la libertà di informazione”, salvo scoprire, se un minimo ci interessa, che da anni aumentano gli introiti pubblicitari per gli editori, che manco si vogliono sedere al tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto dei giornalisti. La gente non legge, i giornali sono in crisi. Come mai aumentano le pagine, le pagine a colori, gli inserti ecc.? Almeno dieci giornali nazionali tra il 2006 e il 2007 hanno speso miliardi di euro per farsi il restyling – perfino il Secolo XIX di Genova, che si è affidato ad un'agenzia di comunicazione americana, spendendo una marea di soldi per un giornale che ora fa decisamente schifo…ma la pubblicità…ce ne sta di più!

Poi certo i giornalisti sono corporativi, nessun dubbio. Ma l'informazione oggi si basa sul ricatto: se il tuo articolo ci sta e non disturba l'inserzione che ha affianco bene, altrimenti pigliati i due euro ad articolo e non rompermi i coglioni! Anzi ringrazia che ti faccio scrivere.

Ma poi in China, ad esempio su Internet, chi è che censura? Il Governo certo, wikipedia è censurato mortacci loro, pare ci sia questa task force veramente inviperita con parole come “tibet”, “democrazia” ecc.

Ma tranquilli sui siti delle aziende e dei media mainstream ci andate sicuro! Anche sulla sezione Asia della BBC ormai ci si va, devo correggere il mio primo post. Anche in China i media si muovono nella stessa direzione di quelli occidentali, forse meno avanzati, certamente più brutali, ma lo scopo è lo stesso: la ridefinizione ideologica delle relazioni e delle realtà che le vivono, affinché si crei un meccanismo sociale rivolto al profitto aziendale.

Ultimamente, non a caso, pensate al meccanismo complesso relazionale delle community e della c.d. informazione “indipendente”: non a caso i censori cinesi hanno oggi più attenzione ai blog, ai forum, alle poste elettroniche di strani personaggi che rompono le palle (i cui account e le cui mail vengono gentilmente offerte da…Yahoo ad esempio).

Infatti hanno trovato degli ottimi consulenti, dai nomi altisonanti. Degli ottimi aiutanti, con tanti soldi e tanti bei software da mettere a disposizione.

Si chiamano Microsoft, Yahoo e Google. Eccerto poi Shanghai è tappezzata dei cartelli con scritto “WOW VISTA”. Il mercato Internet cinese è ormai più ampio di quello americano…Don'be evil, Google, continua ad aiutare anche tu il Governo cinese!

 

Mesto solenne si diffonde un canto
gracchiato da un altoparlante
vespo tra mare e monte in Cilento
piazza repubblicana
lapidi ai patrioti sui muri delle case
Ah! Le Monde! m'incanta il mondo.
m'incatena


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3 Responses

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  1. beirut says

    da segnalare che qualche giorno fa qualcuno e’ riuscito a intromettersi nei segnali satellitare di una televisione. Nel sude della China per alcune ore anziché le soap opera cinesi sono stati trasmesssi messaggi antigovernativi….

  2. ly yang teresina says

    Credo che la principale differenza stia qui. Loro lo sanno, noi facciamo finta di niente e ci crogioliamo nel pensiero che la nostra (nostra nel senso “che noi compriamo”) informazione sia libera. La Comunicazione.
    —-
    Scusi, mi spiegherebbe quale la differenza? Nulla. Loro sanno e va bene cosi, noi sappiamo e facciamo finta di nulla.
    come dire..italiani e cinesi non sono poi cosi scemi ma hanno le balle rotte..che palle sto tutto il mondo e’ paese

  3. ajorn says

    dopo aver letto sto post, mi sorge una domanda, ma i cinesi meditano, entrano in meditazione? cioe’ tutto questo praticare arti marziali, e’ solo ginnico o c’e’ altro?
    se la risposta e’ affermativa, a questo punto direi che non hanno bisogno di una verita’ da informazione e che la verita’ la percepiscono contattando il proprio vero se’. la riprova sta in quello che dici. ognuno di loro sa che l’informazione e’ manipolata, mentre in italia no.
    a parte questo, credo che in ogni stato totalitario i sudditi hanno la percezione che non ci sia liberta’ di pensiero opere e missioni, in uno stato democratico parlamentare invece no. tutti son convinti di essere liberi. il capitalismo! che sistema di dominio evoluto

    w marx w lenin w maotzetung :))