*** Per Lale e Cruyff…:-))) ***
Di solito la mia mattinata inizia alle sette, quando le tipe delle pulizie dell'albergo si intrattengono in discorsi sul più e sul meno, ad un livello di voce tale che a volte sogno stia entrando un'ambulanza in camera. Ma il mio sonno è decisamente più forte. Del resto una volta mia madre buttò giù la porta di casa, perché dormivo e preoccupata di suo e aizzata da una vicina – sarà successa una disgrazia, sicuramente è successa una disgrazia – sparò via la porta. Evento incomprensibile a distanza di anni sia per lei, ancora a chiedersi come sia stato possibile il mio sonno profondo, sia per me, ancora a chiedermi come sia stato possibile che mia madre da sola abbia buttato giù una porta blindata. La mia domanda è sicuramente più intrigante.
Alla fine mi tiro su, sempre in ritardo, tipo alle 8 e 15. Il primo passo fuori dall'albergo è sempre il più temuto. L'afa mi prende, il casino, il rumore, mi tortura, i tre semafori che devo affrontare rappresentano l'incognita pura in questa terra straniera, nonostante funzionino come da noi. Rosso stop. Verde puoi andare. Ma è tutta un'altra storia. Intanto perché i taxi hanno licenza di fare il cazzo che vogliono. In secondo perché magari mi unisco a uomini e donne di personalità che decidono di passare con il rosso, salvo, a un certo punto, partire in uno scatto che di solito mi coglie impreparato. In ogni caso, quando sono in ritardo i semafori sono rossi, quando sono largamente in anticipo, sono tutti verdi. La differenza in termini di tempo di percorrenza a seconda che accada l'uno o l'altro evento è di circa dieci minuti. E rischio di addormentarmi al palo. L'attraversamento degli incroci è la mia prova del nove: se arrivo vivo in ufficio significa che il risveglio è stato difficile ma efficace, altrimenti…
Vicino all'ufficio consumo il caffè come già raccontato e finalmente ascensore e quarto piano. Il 4 è per i cinesi il nostro 17. Fosse per quello sarei già dovuto scappare. 4 il piano dell'ufficio, 4 il piano della mia stanza in albergo e 4 il numero della mia stanza. E al bar mi rifilano lo scontrino e un numero con cui accomodarmi al tavolo, senza una ragione precisa. Di solito è il 4. Magari me li gioco al lotto.
L'alveare è come chiamo l'ufficio con i miei amici italiani (non ce la faccio a dire colleghi, ma solo alcuni sono amici…): due stanzoni open space con scrivanie unite ma separate da divisori, che da un lato ti mettono ansia e tristezza, dall'altro ti consentono di fare tanti di quegli alt tab prima che qualcuno ti arrivi alla schiena, che è impossibile non dimostrare di lavorare alacremente. De espalda al mundo y contemplad la libertad. Poiché qui sono attenti al feng shuei a me ovviamente è toccato il posto più sfigato. Senza niente dietro, neanche un acquario nelle vicinanze e soprattutto subito a tiro del primo stronzo che entra nell'ufficio.
Dalle 9 alle 10 solitamente il clima inviterebbe al cazzeggio: la mattina che per l'Italia è notte è il momento più produttivo da un punto di vista lavorativo, anche se io perdo almeno un'ora a guardare siti, a chiacchierare nel corridoio, a farmi il karaoke quotidiano nel cesuo. Sempre più le soddisfazioni. L'altro giorno ho portato un sapone, che mi ero rotto le palle di farmi il corridoio con il sapone liquido dell'ufficio tra le mani. Insomma. Era venerdì. L'ho messo sul lavandino dopo che la tizia delle pulizie era passata. Bisogna essere metodici, non lasciare niente al caso. Io mi sono tatuato sul corpo l'esatta piantina dell'edificio per calcolare tutti i particolari, come Scolfield (sì sto diventando schiavo di Prison Break…ma solo in inglese con i sottotitoli in cinese…) ed eludere ogni controllo e fastidio. So anche a che ora cambia il guardiano del parcheggio. Lunedì mattina lei è arrivata, l'ha guardato con aria di spregio, ha guardato me, nelle vicinanze, riconoscendo in me il colpevole di tale affronto, l'ha preso e l'ha sparato via e mi ha guardato sorridendo. A quel punto ho realizzato che stavo pisciando nel bagno a muro, con una tipa delle pulizie affacendata ad andare avanti e indietro nel cesuo.
In compenso al mattino, se mi prende bene è un buon momento. Inondo di mail l'Italia e poi mi godo la pausa pranzo. Di solito in ufficio, lunch box e alle 12.30 già finita. A quel punto esistono diverse possibilità. I miei amici cinesi di solito optano per un sano sonnellino: braccia e testa sulla scrivania e ciao. Io comincio invece a svegliarmi proprio a quell'ora quindi metto le cuffie, inizio a parlare e pensare in inglese (fino alle 11 è un diluvio di incise e di frasi prolisse pressoché intraducibili e incomprensibili), quindi mi sento attivo, specie poiché unico sveglio in un ufficio dormiente. La musica nelle orecchie, le nocche sulla scrivania. Ogni tanto mi chiedono di smetterla. Che palle. Ma alla fine hanno pure ragione, devono riposarsi che lavorano come dei pazzi.
A quel punto tutti i facchini, i postini, gente che arriva, sono i miei e non ho idea dei deliri che probabilmente riesco a combinare. Ma d'altronde il mio cinese è davvero alle prime armi. Non è che posso chiedere a tutti, Sei occupato?, Sai dove devi andare? E' buono? E' difficile?, Mi piace andare al parco, Devo andare in banca, Uhhhh delizioso? Mi dai un bicchiere d'acqua, domani e' giovedì, e soprattutto quanto costa?, specie alle ragazze.
Poi arrivano le 15, le 9 in Italia e solitamente inizia il delirio. In quel modo però le ore passano e arrivano presto le 18 tra lavoro, chiacchiere in Skype, eccetera. Anche se tendenzialmente cerco di uscire alle 19 così che possa svignarmela prima quando ho la mia lezione di cinese e semplicemente non ho più voglia di stare in ufficio. Di solito prendo l'ascensore anche se sul mio corpo tatuato potrei usare le tubature dell'impianto antincendio, hai visto mai Tbag fosse nelle vicinanze…
L'inconveniente sono le riunioni in giro che significa dovere uscire dall'ufficio con aria condizionata e spararsi nel traffico a mille gradi e inquinamento a stecca e risistemarsi in un ufficio con l'aria condizionata al triplo. Di solito nelle sale riunioni fa un freddo della madonna e io mi avvento sul the caldo che tutti servono a qualsiasi ora del giorno e della notte. E soprattutto cercare di essere attivo. Finora ho resistito in jeans e maglietta e alcune volte in camicia. Ho raccontato ai cinesi che non ci piacciono le persone vestite in camicia e cravatta, a noi italiani. Non so se ci hanno creduto, ma non è che hanno grandi speranze con me.
Alle 19 si esce. Di solito si cena insieme, ci si fa una passeggiata e alla fine ci si siede ai tavolini di un bar nella via commerciale. Di solito rimaniamo io e Ly, che ci piazziamo di fronte a Hooter, il locale americanoide, famoso per le cameriere tettone e che ogni 40 minuti improvvisano danze. Lì di solito ci finiscono gli yankee panzoni e pelati. Io e Ly ci facciamo i nostri discorsi, prendiamo per il culo tutti gli occidentali che passano, diciamo cazzate.
Oppure facciamo discorsi seriosi, ma solo al sabato e alla domenica che siamo più rilassati e meno stanchi. Sabato scorso alle 3 di notte eravamo nel parchetto intenti a fare un discorso senza né capo né coda sulla globalizzazione e ci eravamo già ampiamente incartati, che comunque tra Ovest e Est le differenze sono abissali in termini di riferimenti storici, eccetera, quando a un certo punto arrivano due poliziotti in motocicletta, nel parco.
Si siedono vicino a noi. Io mi ero già irrigidito. Don't care, mi dice Ly. Mi ha già capito. I due cops cominciano a chiacchierare con Ly. Alla fine ci siamo fumati una sigaretta insieme e poi se ne sono andati. Bah. Cosa vi siete detti, ho chiesto a Ly? Niente, erano daccordo che il momento più bello di stare in un parco è la notte senza troppo casino. Bah.
Alla fine, alle 22, dal lunedì al venerdì sono già bello che steso.
Quando mi capita di ritrovarmi da solo, vado a mangiare quasi sempre nel solito posto, ma capita raramente, mentre in solitaria privilegio ormai le passeggiate nel quartiere. Un po' perché mi piace, specie passeggiare nel parco dove gli anziani fanno ogni genere di esercizio fisico, un po' perché finalmente non noto più lo sguardo dei cinesi su di me. I primi giorni era fastidioso, qui il diverso sono io. E va bene il bambino che ti saluta, e va bene il vecchietto che ti guarda e ti parla in cinese, ma dopo un po' belin che palle.
Ora invece ho imparato a camminare svelto, a ricambiare sguardi e insomma mi sembra di essere più a mio agio. Rimangono ancora problematiche le soste nei negozi o semplicemente l'avvicinamento a quello che sembra un negozio: lookka questo, lookka quell'altro, watches, bags, pens, massage: è impossibile avvicinarsi a qualsiasi cosa che lo sciame di offerte ti divora. Non è un grande problema, sicuramente, però magari uno ha voglia di starsene per i fatti propri, guardare e non guardare, cazzeggiare, starsene in silenzio e non dovere interagire con nessuno al mondo.
Quando sono da solo indugio nelle passeggiate e spesso mi perdo, ma grazie alle torri o all'immensa sopraelevata di Shanghai è ben facile ritrovare la strada, anche perché di sera è pieno di luci, di palazzi con le luci, e perfino le aiuole hanno luci verdi, perché siano verdi anche di notte. Luci soffuse, specie quando Shanghai è avvolta nella foschia, i momenti migliori, in cui è bello perdersi e non pensare a niente.
Sono quasi le 22. Over and bye.
Di alti di bassi battiti del cuore
fasi della luna e ritmi della terra
di intelligenza di intermittenza
Si picchia forte col piede nella danza
e si sbaglia il passo
si vive di fortune raccontate
e di viaggiare
e si cammina stanchi
è lavoro è opposizione è corruzione
si vive di lenta costruzione e di tempo che ci inchioda
e di diavoli al culo
di fianchi smorti di fuochi desiderati
eheheh ei te l’ho approvato. Non capisco, ogni tanto va ogni tanto no…boh….
ciao!
b.
ahahahhaa!
se tu scrivi sui cesui, io credo che scivero’sugli alberghi, quando avro’ testa. anche da noi funziona coi bigliettini, lascia qui i tuoi asciugamani, se non vuoi che siano cambiati, ma non per una questione di acqua, qui, ma credo per una questione di costo, manodopera etc..
secondo me le tipe te lo cambiano perche’…sono cinesi!!! col cazzo che io lo cambio se leggo che non lo devo caNbiare!!
take care
cazzo sto filtro antispam, e’ la quarta volta che posto, ora basta
no, no, ci sono!! ci sono i bicchierini, il the, ecc. Non ci sono i biscottini!!
Cmq io ho la mia tazza in personal…:-))
non capisco una cosa: per risparmiare acqua di solito tendo a usare asciugamani per un paio di giorni anziché chiedere ogni giorno il cambio, ci sono dei bigliettini che dicono “se vuoi cambiarli piazzali qui, altrimenti lì e ci fai un favore se li piazzi lì perché abbiamo problemi con l’acqua”. Peroò anche piazzandoli “lì” me li cambiano ogni giorno…bah
ciao!
beirut
neanche un bicchierino nel bagno?
credo che tutti gli hotel del mondo siano simili, i ritmi sono talmente frenetici.. 🙂 vabbe’, si parla per ridere..e non piangere.
ciao
ah buono a sapersi. cmq no prob. io non uso le tazze…:-)
ciao
beirut
Mi capitano in Inghilterra, a Manchester. Nei mega hotel. Teiere, tazzine, bicchieri da pulire, che the supervisor, lo mette in controluce per controllare che non ci sia neppure un pelo, che senne’ lo devi ripulire. Peccato che per asciugarli si usino gli asciugamani sporchi di culo del cliente precedente
ahahahah ma dove ti capitano queste cose???
Cmq niente biscottini!! :-((
ciao
b
stai in albergo? e per caso hai la teiera e le tazzine da the tutte belle pulite con i biscottini in stanza? beh, lavale prima di usarle, che qui da noi, e anche nei cinque stelle, si usa lavarle nei cessi e asciugarle con i towels usati.
ps: sei uno di quelli che lascia i peli nella vasca? che palle.
io quando pulisco il bagno riconosco se c’e’ stato un cinese. la vasca e’ piena di capelli nerissimi drittissimi che sembrano bastoncini e non riesci a levarli, ne rimane sempre qualcuno. mi dico, qui c’e’ stato un cinesone. dopo guardo lo scontrino e ho la conferma: Mr Ly Yang, Yong, Jung.
saluti
Di questo si vive
e di tant’altro ancora
che inseguiamo come i cani
respirando dal naso
per finire invece
ancora sorridenti,
ancora abbaianti
di un dolore a caso.
Fossati non piace a molti, ma se ti piace non puoi non adorarlo