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[Sarpi – Shanghai +66] La ragazza è senza nome, di Dian Guang Blackswift (2-fine)

***Hey, hey la prima parte è qui…Dove si racconta di una ragazza a Beijing che ordisce un piano. Ma un piano non è tale senza un complice, consapevole o inconsapevole….***

Sa
troppo poco di inglese, ma forse quello che ha appena visto scendere
dal taxi potrebbe essere la sua soluzione. Una come lei non si può
accompagnare a qualcuno di elegante, né a qualcuno di
vistosamente straniero. Passano certe facce, gli occidentali pensano
che qui in China si possono vestire o comportare come vogliono. Gente
in pantaloncini corti nei templi, donne mezze nude nei pub. Cappelli,
ciabatte, foulard, tutte cose che è convinta non userebbero
mai nei loro paesi, nella loro vita quotidiana. E soprattutto non
andrebbero mai da Hooter. Ma in China ognuno si sente libero, tranne
i cinesi. Ma questo quando si è qui non conta, tutti a dire
che bello il vostro paese, poi tornano e parlano di censura, ma
quando sono qua tutto è bello, libero, avete voglia di vivere,
si vede
, le aveva detto un ragazzo in un pub qualche tempo prima. Che
mondo stava guardando quel coglione col berretto da baseball?
Mettitelo in culo. Pigu.

Il
tipo le era di nuovo dietro, poteva scorgerlo. Non poteva sapere le
sue intenzioni. Forse vuole solo capire cosa ho intenzione di fare,
forse è meglio rimandare, forse non riuscirò a
seminarlo, pensava. Un mio passo, due suoi passi. Ma la distanza è
la stessa. Diversa porzione di Cielo. Chissà quando è
nato quell'uomo, chissà da dove viene. Si chiese, in un impeto
di curiosità raro, per lei, chi avesse deciso il suo
pedinamento. Essere la ragazza di un condannato a morte, appena
giustiziato, era un motivo valido per farla seguire da un poliziotto?
Per quanto tempo? E del resto, lo sapeva bene, avevano i loro motivi,
giusti, corretti. Si grattò la mano, faceva un caldo troppo
asciutto, doveva trovare un luogo dove pranzare, aveva fame. Aveva
voglia di fave, di zampe di gallina, di sangue di pollo, di lunghe
verdure stese al fuoco. Voleva un bicchiere d'acqua calda, che le
durasse qualche ora e che alla fine, nel fondo del bicchiere, le desse
la risposta che voleva.

Il
ragazzo sceso dal taxi sembrava fare al caso suo: castano, alto, ma
non troppo, jeans blu scuri e maglietta bianca. Probabilmente ha
scritto qualcosa davanti, come al solito, ma poteva essere una buona
soluzione. Un occidentale può fare qualsiasi cosa, perfino
accompagnare una temibile e pericolosa potenziale delinquente,
proprio vicino al suo obiettivo. Non sapeva granché di
inglese, non aveva idea di come poterlo fermare e soprattutto
accelerare il suo battito cardiaco, fargli capire che in fondo, se
l'avesse trattata bene, ne avrebbe potuto, come dire, godere.

Il
ragazzo si guarda intorno. Occidentali con la testa sempre in su, con
il loro grosso naso a trasudare cultura millenaria. E calpestare le
merde dei cani cinesi, che non esistono solo tagliati a fette nei
piatti dei ristoranti cantonesi. Sono piccoli, ridicoli, vestiti come
bambini. La politica del figlio unico sublimata da un animale.
Cammina stanco, lavoro e lavoro e forse ha la sua giornata libera a
Beijing. Sicuramente sarà lieto di offrire la sua compagnia a
una bella ragazza desiderosa di lui. E allora accelera il passo, i
suoi battiti contano le parole giuste per dirlo. Alcuni gli si
avvicinano, lo strattonano un po'. Non deve essere uno sveglio, tanto
meglio. Bu yao, dice. Lei vorrebbe ridere, invece capisce, gli si
avvicina, lo porta via, gli tiene la mano. Questi occidentali. Prendi
la mia mano china girl e dimmi che futuro avrò. Amaro, come il
bambù tostato all'aperto.

Il
tempo inizia a scorrere veloce. Wo yao qu forbidden city. Ma certo. Rapido
cambio di marcia, il ragazzo è trascinato, divertito, quasi
non ci crede. Avvinghiato a una bellezza così tipicamente
cinese. Passano davanti a due occidentali vestiti di nero, uno mangia
del cioccolato, quell'altro forse fuma, non si capisce. Cioccolato.
Nuova cosa per i cinesi, hanno dovuto creare una parola che non rende
giustizia alla fantasia linguistica cinese. qiao ke li, ciacolì
a Shanghai. Sicuramente destano maggiore sospetto di lei, specie per
la cioccolata. Rapidi ma con calma, qualche parola, attraversano il
parchetto silenzioso e crogiolante acqua santa, da lì si
vedono i tetti sontuosi di alcune stanze, e si può immaginare
l'immensa bellezza di quel luogo. Devono uscire sulla propria
sinistra, fine del mondo dei sogni dei giardini, si torna alla dura
realtà fatta di asfalto che brucia, macchine che vanno rapide
e non si possono fermare. La piazza divisa in due, da un respiro così
profondo che puoi sentirlo ansimare quando ci si avvicina. E'
qualcuno che bussa. Ma non era invitato. Metri, quanti? Cento metri,
sguardo indietro, sguardo dappertutto. Nessuno intorno, via libera,
quella che si chiama, via libera. Rapida, ma con estrema cautela. In
Cina o ti armi di pazienza o non sopravvivi. Il tempo scorre lento,
come anche il sangue nelle vene. Lentezza e incerto movimento. Voi
siete qui
, recita il cartello che tenta di inquadrare i passi, di
irreggimentare i respiri, gli sguardi. Come se tutti, prima o poi
dovesse farlo: guardate quest'uomo. Quest'uomo vi ha amati. Voi amate
quest'uomo. E' troppo lontana, ma dopo pochi metri, muovendosi senza
toccare e scontrare nessuno, forse, arriva. Manca poco. Pazienza,
accelerazione, pazienza: è il ritmo della China. Sente il
rumore interno nella propria borsa, come avesse cuffie con musica
alta, come fosse solo lei, lì. Picture, dice il ragazzo. Dopo,
che ne dici? Dopo, dentro no? Ok ok. Nessun occidentale
si permetterebbe di non assecondare una cinese innamorata. Troppo
ghiotto il premio finale. Tre piccoli ponticelli. I primi due sono
per entrare, il terzo è solo per uscire. I soldati dallo
sguardo ferreo e puntato sull'avvenire, guardano migliaia di
obiettivi, altro che. Mentre loro sono fermi e ritti il ragazzo e la
ragazza attraversano con calma il passaggio, sono in mezzo a tanti
altri. Picture, qui? No facciamola dentro, anzi, una volta capita
l'esatta posizione, la migliore studiata, ci fumiamo una sigaretta?
Lui, l'occidentale, sorride e indica l'uomo che guarda e sovrasta.
Chiaramente è quello il punto migliore per toccare la sua
attenzione, così benevola. Amatelo.

Perché
no
, dice lui, fumiamoci una sigaretta con Mao. Lei sorride e ne è
felice. Perché il momento è quello e non ce ne saranno
altri. Fatalismo millenario, superstizione maligna. La mano nella
borsa, ora è l'attimo più importante, quello rivisto
centinaia di volte in treno, riflesso sui vetri che costeggiavano
risaie, case di pietre, donne sommerse da sacchi di riso, uomini in
bicicletta, cicca spenta nella bocca, sguardo assetato, ma meglio in
prossimità di Beijing che in qualche sperduta landa. Farmer,
gente zotica, zozza e ignorante. Deboli e semplici vite. Lighter,
please?
Ci deve mettere qualche secondo, vibrare la fiamma più
intensa, forse una, se riesce due, tutte e due. Fiamma alta,
fazzoletto, bianco. Quasi sembra un flash, perché anche il
sole sembra puntare lì, poi un rapido, ma con estrema cautela,
movimento del braccio. Lo ha studiato nei minimi particolari. La
posizione, il getto, la direzione. Quell'uomo brucia. Urla. La faccia
dello straniero non gli interessa e scaglia la seconda bottiglia.
Quanti passi riuscirà a fare? Dieci, cinque. Nemmeno tre. Ma
la seconda bottiglia brucia di nuovo. Quell'uomo brucia, urla,
quell'uomo brucia. Al terzo passo lo sussurra, appena. Io non ti amo.

Ah
signore se potesse tutto il male
che mi consuma
mutare la
spada tua in un giro di scale armoniche ascendenti
o in una
strada che via mi conducesse.
Ma non vale niente che io faccia
che resista o che cada
tu non capisci è questo il grande
lutto che oscura le mie vesti
ma voglio dirti la verità
dal lato brutto a cui non si rimedia
tu non capisci è
questo il grande mare
io non ti amo

è
questa

la
tragedia.


2007-05-12

Sfregiato
con una molotov il grande ritratto di Mao Zedong che campeggia a
Piazza Tiananmen. Autore del gesto, in una piazza presidiata come al
solito da numerosi agenti in borghese, un uiguro di 35 anni, Gu
Haiou, disoccupato e originario di Urumqi, il capoluogo della
provincia nordoccidentale dello Xinjang con una forte presenza
musulmana, che è stato arrestato.

 

Posted in Rén Men.