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[Sarpi – Shanghai – Genoa] Muri da derbi, 3: Marciano Vink

E
allora ecco gli oggetti misteriosi.

Marciano Vink, un nome un
programma, uno sfottò, arriva a Genova nel 1993, dal vivaio
dell'Ajax, uno dei migliori dell'epoca. E' del Suriname, 1970 e
sembrò un colpo di mercato niente male, visto che tutti i suoi
compagni di squadra dell'Ajax da lì a poco avrebbero fatto
sfracelli. Centrocampista, viene considerato una potenziale stella
del campionato. Si dice che su di lui ci sia il Milan, già,
perché in Olanda dicono sia l'erede di Rijkaard.

Marciano
arriva con Vant Schip, Johnny, grande ala destra che quel fuori di
testa di Maifredi si inventò terzino qualche anno dopo. Vink
aveva sostituito proprio Vant Schip durante la semifinale Uefa
dell'anno precedente giocata a Genova e vinta dai lancieri 3-2.
Quell'Ajax avrebbe vinto la coppa Uefa e la Champions qualche anno
dopo (contro Torino e Milan).

Vink
esordisce e le mani nei capelli dei tifosi indicano ben presto la sua
essenza, molto vicina alla classica “pippa”. Marciano addirittura
una partita non viene schierato per motivi di sicurezza: allergico ai
pollini si era curato con una medicina proibita dalle norme
antidoping. Lento impacciato, piedi a banana, solo corsa e una capa
pelata che lo rende immediatamente riconoscibile ad ogni cappella.
Marciano, cristo, ma perché dobbiamo sempre farci prendere per
il culo? – pensavamo noi genoani. Io lo elessi come mio calciatore
preferito, ho sempre avuto la passione delle cause perse.

L'ha
detto anche Lippi, l'ex ct della nazionale ed ex doriano: il derby
spesso viene deciso da un insospettabile
. Aguilera, per dire, nei
derby non ha mai segnato. Così come il il marziano Alviero
Chiorri, blucerchiato di fine 70 inizio anni 80. Due simboli, due
giocatori sempre molto attesi. Mancini l'ha messa dentro varie volte,
ma crescendo, le sue partite (nei derby) risultavano sempre nervose e
opache. Il derby è una partita che blocca il vitello nello
stomaco, pianta le gambe in terra, annebbia l'istinto. La palla
brucia, il tifo è assordante e spesso anche i tecnici non
riescono a trasmettere le indicazioni precise ai calciatori. Voglia
di strafare mista a paura: un cocktail bestiale per un calciatore.
Pato, prima di partire per l'Uruguay l'ha ricordato: Questa non è
la partita di noi giocatori, è la partita della nostra gente.
Ed è la partita che non si deve assolutamente perdere. Mai.

Marciano
Vink è il tipico insospettabile. Scoglio sogna di recuperarlo e nel derby, assente Dan Petrescu, lo mette dentro dopo cinque partite consecutive tra panca e tribuna.

10
aprile 1994: è il derby di ritorno. I derby di ritorno di solito sono
tortoni inguardabili, pareggi senza il ricordo di un tiro in porta uno. Quell'anno lì il Genoa ne veniva da una
vittoria a San Siro (contro l'Inter, per 3-1) e da un pareggio
interno con la Lazio (gol del mio idolo, Roberto Marisa Onorati). In panca,
ça
va sans dire, c'è Scoglio, rientrato ancora una volta a
salvare la baracca, dopo lo sfortunato esordio di Maselli. Alla fine
ci salveremo tra pareggini e sofferenza.

Marciano
Vink si schiera con il numero 4. Al minuto 14 prende la palla nella
nostra trequarti. La sua caratteristica era quella di stoppare,
prendere una specie di rincorsa, e tentare uno sfondamento solitario
mai riuscito. Quella volta invece saltò mezza squadra
blucerchiata, uno slalom incredibile, e bucò Pagliuca in
uscita. Poi continuò a correre fino ad arrivare sotto la Nord,
incredula e gaudente. Corri Marciano!

Poiché
era un derby di ritorno, esattamente un minuto dopo, non di più,
Jugovic pareggiò. Il resto noia, con due palloni ognuno nella
propria metà campo. Vink verrà dato l'estate successiva
al Psv e di lui si perderanno per sempre le tracce. Il suo tabellino
post Genoa è il seguente: Psv. Durante un barcellona Psv in
uno scontro con Figo si farà parecchio male e si può
dire che la sua carriera si chiuda esattamente lì, nel 1997.
Finisce nel 99 nelle serie inferiori, nel Ado Den Hag, per concludere
mestamente la carriera nell'Ajax Cape Town, in Sudafrica. Oggi fa il
procuratore calcistico, pare.

Posted in Zú Qiú.


3 Responses

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  1. granata says

    me lo ricordo…sembrava uno buono…

  2. beirut says

    Ei cauz, guarda che kazu è il numero 2…di facce da derby…
    http://beirut.noblogs.org/post/2007/09/20/sarpi-shanghai-genoa-muri-da-derbi-2-kazu-miura

    chokri sarà il prossimo….-**
    b

  3. cauz. says

    il prossimo a questo punto sara’ kazu? oppure il mediano donzella, inventato da onofri per un partitone clamoroso in uno degli ultimi derby in B e mai piu’ schierato in prima squadra? il cognome era gia’ tutto un programma.
    ma potremmo parlare anche di tabbiani…
    o del paratone di chokri el oauer che ci salvo’ il culo nel finale del derby della “cartolina di francioso”? l’unica parata della sua, fortunatamente breve, carriera in rossoblu’…

    vabbe’, il derby E’ franco scoglio.
    e come disse Egli dopo il primo derby vinto nella sua carriera: ue’ !ue’! ue’! 🙂