Quello
che so, è che tu sentirai
tutta la rabbia che ho
io
sono qui, e tu conti su me
pensa
che ridere…
per me che conta soltanto la mia
di
solitudineeeeeeeeeee
Il
bar ha luci azzurrine e viola. Il corridoio è stretto, poi si
allarga, poi si restringe. Buio, fumo, rumore di palle da biliardo.
Due suoni assordanti. Uno proviene dal piccolo palco: due ragazze
filippine cantano Because The Night. L’altro proviene dal
corridoio che porta ai cesui. Da lì si entra in una Ktv. Ci
siamo capiti.
Hello
my friend. Ci conosciamo? Birra? Uhm si. Oklaaa. Ah
belin, ma solo malesiani in questo paese? Hey hai qualcosa contro
i malesiani? No no. Ah no perché qui pensano che ancora
stiamo nella giungla. Ah no, io no. Ah bene. Grosso,
largo, sfatto. Occhi piccoli, mani grandi. Beve cognac. Finisce la
canzone. Una delle due al microfono mi dice che sono in ritardo. Eh
c’era una partita, abbiamo perso eh…penso tra me e me.
Il
malesiano ha voglia di chiacchierare. Passa le dita sul bicchiere,
scruta l’orizzonte che arriva, più o meno, fino alla bottiglia
di liquore che ha puntato da tempo. I due camerieri sbucciano mele.
Me ne offrono un pezzullo. Lo prendo. Chi vespa mangia le mele. Arriva una ventazza
fredda dall’ingresso, faccio per spostarmi. In tv Bayern Monaco
contro qualcosa. Fa freddo fuori. Ma si può sopportare. Sono
gli interni il problema: fa freddo anche lì.
Si
chiacchiera tra un bicchiere e l’altro, tra una canzone e l’altra,
mentre frotte di giappons entrano, escono, accompagnano, sono
accompagnati. Occhi lucidi, capelli bagnati, vestiti stropicciati.
Ormoni che si toccano, occhiate che si sfasciano. Non noto nessuno
con i fianchi fasciati da un qualsiasi abito di percalle. E si
chiacchiera con il malesiano, novello Sandokan di Cina. Si parla di
un po’ di cose e finalmente si arriva al top, dopo uno sforzo atroce
per capire il suo business. Talmente atroce, che non ho capito,
sinceramente. Vende. Qualcosa. Forse, vende tutto quanto gli capiti
sotto mano. Non è l’unico che conosco a fare questo, da queste
parti.
Sto
cercando una casa a Beijing perché ho un grosso cliente e devo
essere lì per sei mesi, mi dice. Ah si? Si. Ah
anche io. Ah. Eh. Per
le Olimpiadi, dico. Perfetto. Perfetto cosa? Facciamo un
accordo. Eh? La
cosa mi ricordava qualcosa. Che accordo? – chiedo. Se mi dai
duemila euro l’affittiamo per tutto l’anno e io te la lascio ad
agosto e naturalmente, insomma puoi venire quando vuoi, ma a me ad
agosto non interessa. Che ne dici? Eh devo pensarci. Eh
ok pensaci. Ok. Io vado al cesuo, poi dammi la risposta.
Eh belin, pisci per un paio di giorni?
Pensavo
fossero stronzate, però, con i cinesi, malesiani,
singaporeani, con cui ho avuto a che fare non ho mai visto firmare un
contratto in un ufficio. E soprattutto ho capito una cosa: il
contratto per loro è solo l’inizio della contrattazione.
Ovvero il resto, non è lavoro: è tempo per cambiare le
condizioni.
Duemila
euro mi sembravano una buona base per partire. Allora sono andato
anche io al cesuo, per celebrare il momento con un simpatico
parallelo. Una ragazza sciabatta nel corridoio. Uh, mi ferma,
trafelata, da dove vieni? Da qui sotto ho la stanza in questo edificio eh…Ma no! Da dove vieni, il paese?! Ah…Idaly Idaly. Uh, io riconosco sempre l’età: scommetto che hai venticinque
anni vero? Seeeeeeeee, Bella! Non ho mica vent’anni. Ne ho
molti di meno, e questo vuol dire (capirai) responsabilità
perciò…
Incrocio Sandokan. Che da uomo di queste parti, la tipa non la prende manco in considerazione. Hai deciso amico? Eh facciamo che ora al cesuo ci vado io e ci pensi tu. Oklaaaaaaaaa.
Torno,
affare fatto. Ok dammi il tuo cellulare ci vediamo a Beijing e
andiamo a vedere l’appartamento. Uhm si. Puoi fare un sacco di
soldi. Ah si. Ehy my friend. Ad agosto lo affitti a tre
quattro volte. Ma non sei contento? Si si. Cosa è
successo my friend? Niente, è che mi sono morti tutti i
cugini poco fa e allora capisci? Una strage, ho buttato il cellulare
nel cesso, stavo per spaccare il computer insomma…Ok oklaaaa,
ci vediamo a Beijingaaaaaaaa. Sì si.
Ci
vediamo a Beijing. Come cazzo ti chiami, Sandokan?
Non
è stata colpa mia
siamo andati in culo al mondo
ma ci
sei finito dentro
e ci son venuta anch’io
che mi son venduto a
dio
per non esserti lontano
in un giorno disumano
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…sui karaoke cinesi sono solidale… 😉
(bear)