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[Genoa a Pechino] Parole al cuoio

Titolo
della Gazza on Line: Genoa da urlo ma non basta.

Udine,
Udinese- Genoa 2-2

In
due trasferte contro le due prime della classe, due pareggi. Con
rimpianti.

Neanche
il tempo di godersi la cronaca on line in greco che becchiamo la pera
su rigore. 0-1 Il
portiere dei furlani, al solito, migliore in campo.

Si
sentono solo i nostri: per quanto il mio greco sia appena sufficiente
(!?!) ho sentito che ogni volta che inquadravano la Nord in
trasferta, il telecronista esclamava: che spettacolo! Quando
siamo passati in vantaggio ho tremato: da lì in poi al solito
sarebbe stata sofferenza. Poi
l’ex ciclista Quagliarella non poteva non metterla dentro a suo modo:
ovvero non si sa come.

Note:

Thiago Motta non dà del tu alla
sfera. Le sussurra parole che ogni uomo vorrebbe conoscere.

Vandenborre:
ha fatto una roba alla Zidane che mi si sono infiammate le cornee. Ho
gli occhi gonfi.

Nei
minuti di recupero attaccavamo con cinque uomini sopra il livello del
pallone: una libidine.

Un
diluvio di baci a Hellas in trasferta nelle lande furlane.

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[Genoa a Pechino] Equilibri

 

Genoa
Cagliari 2-1

A
Pechino erano le 4 di notte.

Classifica
intrigante.

Sette
partite in casa, sette vittorie.

L’unica
legge che mi piace.

Mi
sto informando sui carichi di alimenti, giocattoli, cineserie, che
partono da qualche porto di queste parti. Il 2 dicembre c’è il
derby.

O
nella Nord. O nel reattore nucleare dei coreani.

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[Pechino] China Channel Firefox Add – On

The
Internet is not the same for everybody
. Despite it’s reputation as a
borderless, global, connected, democratic network, access and content
filtering based on national boarders has become the norm. The BBC,
for example, filters content for copyright reasons to visitors
accessing their website from outside of Great Britain. Much more
serious, however, is the heavy political censorship happening in
countries like China, Saudi Arabia, and Iran. China, being the most
extreme example, strictly censors political content on the web
through the blocking of IP addresses and dynamic content filtering.
With the support of western technology companies such as Cisco,
Yahoo, and Google
, The Golden Shield Project (sometimes referred to
as the the Great Fire Wall of China) censors the web for China’s 1.3
billion inhabitants. The Internet police in China is estimated to
contain over 30,000 workers, and is responsible for blocking content
such as Tibetan independence, Taiwan independence, police brutality,
the Tienanmen Square protests of 1989, freedom of speech, democracy,
religion, and some international news.

BUT
NOW, you can surf the experience: The Firefox add-on China Channel offers internet users outside
of China the ability to surf the web as if they were inside mainland
China. Take an unforgetable virtual trip to China and experience the
technical expertise of the Chinese Ministry of Information Industry
(supported by western companies). It’s open source, free and easy.

Click
here if you wish to slow down your computer, be unable to read BBC
news, have thousands of blogs blocked, and have your computer freeze
fairly regularly for no apparent reason.

Posted in Pizi Wenxue.


[Incontri a Pechino] Quel che non ha rimedio

Non
ci soddisfaceva però la sensazione che il ricordo, la
celebrazione, si sarebbero mossi tra una specie di imbalsamazione di
quelle vicende storiche e una demonizzazione che tendeva a separare i
“buoni” dai “cattivi”. Spartiacque di questa separazione
sarebbe stata, secondo queste interpretazioni, la questione dell’uso
della violenza. Una banalità in sé.

E’
stanca la persona che ho di fronte, ma si vede che ne ha ancora, o
forse quando uno è stato sveglio, finisce che lo è
per tutta la vita. Ha voglia di bere, perché fa freddo. La
tipa del bar è imbarazzata: sembra essere un locale privo di
alcolici. Dico: ti vado a comprare una specie di grappino qui a
fianco. La ragazza mi precede: ha un mignon di non so cosa.
Sorride e pure io, che dentro fa caldo e fuori c’è un vento
fetente. Che rischiara l’aria e luccica la notte bagnata delle
strade. Ci sediamo, è una specie di lobby di albergo. Fuori le
luci dei locali di Sanlitun: come trovarsi a Shanghai, pur essendo a
Pechino, ma l’aria è innegabilmente diversa. La città è
uno specchio deforme di chi la calpesta.

Durante
le ore notturne, al freddo: si colgono meglio i segreti di una
metropoli moderna. Poche auto, confusione dei particolari e un
pensiero: ma dove minchia sono. Poi appare il tipo in pigiama che si
fuma la cicca con quel cazzo di cane che non so perché, tutti
i cani di sta città mi arrivano sempre davanti ai piedi e
iniziano a incazzarsi come delle bisce. Mi viene in mente, sempre un
tale che diceva che il suo cane si incazzava quando incrociava dei
neri.
E’ l’odore zio, diceva. E il tipo che si sfumazza la siga se la ride,
strascicando le ciabatte. In quel momento ho la percezione di quanto
sia bello notare e quanto sia poi straziante il macello del ricordo
ripetuto a parole.
E’
impossibile dire ciò che intendo.

Prendo
un caffè: decente. E acqua, tanta, calda. Il liquore fa strane
ombre, mentre la persona di fronte a me parla di lati a cui
appendersi, ricordi cui attingere, sensazioni, la bellezza di non
capirci un cazzo a un bel po’ di anni dopo aver cavalcato la tigre,
la voglia di tornare, per guardare. Mettersi lì e osservare,
ha detto. Sensazioni è la parola che ricorre di più.
Come tali: inspiegabili. Non so cosa aspettarmi, ma quando mi dice
che vorrebbe visitare gli impianti olimpici e il nuovo teatro
ovoidale, percepisco qualcosa. La Cina è grande, direbbe
qualcuno. Trasuda modernità, impressioni grandiose, gli esempi
visivi di qualcosa che si sente, si ascolta. Qualcosa che odora di
attività, di fumi, di scarichi industriali, di centri
commerciali, di insegne luminose, di parcheggiatori, silenzi, balli,
suoni, urla, occhi. Celebrazione di se stessa, come saremo: tripudio
del metallo,
scintillante
bellezza, fosforo, fantasia
.

Cerco di ricordarmi alcune cose sulla persona che ho davanti. Quegli anni, così vicini, troppo vicini, tanto che pur benedicendoli, non li riusciamo a sconsacrare. Tocca a noi, ecco quello che sa. Domande
sulla Cina, ma soprattutto su di noi. Curiosità critiche. La Cina: un buco nero. Figurarsi da lontano. Penso
alla difficoltà di spiegarsi, quando bisogna attingere da
qualcosa che ancora non si è capito. Incontri pechinesi, le
casualità d’obbligo, le banalità e le solite e imprescindibili coincidenze. Quando mi
saluta e mi sussurra un pensiero accennato, conosciuto
e
apprezzato.
Mai
più saggezza.

Ah
che sarà che sarà che tutti i loro avvisi non potranno
evitare
che tutte le risate andranno a sfidare


che
tutte le campane andranno a cantare
e tutti i figli insieme a
consacrare

e
tutti i figli insieme a purificare
e i nostri destini ad
incontrare


perfino il Padre Eterno da cosi’ lontano
guardando
quell’inferno dovrà benedire


quel
che non ha governo ne mai ce l’avrà
 

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[Genoa a Pechino] Siete ospiti

Si
vede on line

A Milano, Inter-
Genoa 0-0

Un
buon punto.

Primo tempo: giganti.

Ultima mezz’ora in 10.

Qualche infarto nel finale.

Secondo
gli inviati di Sky, Gazzetta e Corriere il migliore in campo è: il portiere dell’Inter.

In più, noi abbiamo la maglia più bella del mondo.

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[Pechino] Fragomeni Mondiale

Cosa
volete che dica, signori
è tutto tempo che passa
cosa
volete che dica
è un abito che si indossa

Mattinata
di sole e come dice quel film, quando ascolti la musica nelle
orecchie, sembra che tutta la città ascolti quelle stesse
parole, ritmi, pensieri, umori. Poi scopro che Giacobbe Fragomeni a 39 anni è diventato
campione del mondo dei massimi leggeri
. E allora grazie a hsb e
quella dritta. Su Giacobbe, avevo scritto questo, tempo fa, quando si
preparava alla rincorsa mondiale. E’ una storia, di quelle che mi
piacciono. E’ anche un modo per salutarti, campione…

«Non
c’è dolcezza». Una scritta qualunque su un qualunque
muro del quartiere Stadera, Milano. E apparentemente Milano, nel suo
grigio monocromatico, non fa rima con dolcezza, né con
bellezza. Bisogna scavare, cercare, scrutare e in alcuni casi,
picchiare come un fabbro su un ring, per uscire da una vita e da
strade famigerate. Giacobbe Fragomeni, campione dell’Unione Europea
dei pesi massimi leggeri, sabato sera ha difeso al Datch Forum di
Milano il suo titolo contro il francese Rachid El Hadak. Prima ancora
del match, un film, Senza Tregua, diario di una vita alle corde,
del greco Dimitri Statiris, presentato al Festival del Documentario
di Milano, ha raccontato la storia, di un uomo, di un pugile, di un
quartiere di edilizia popolare, che negli anni 80 vide morire tanti
suoi figli per droghe, traffici, storiacce. «Una strada
famigerata», dice a bassa voce il suo allenatore, dalle cui
cure è nato «uno del popolo» che mena sul ring e
che dopo una vita a sopportare il padre violento e la morte della
sorella e della madre, ha ottenuto il tipico rispetto, amore, di
classe, da parte di chi è rimasto e ora ne segue la storia
sportiva.

Fare
a botte è un conto, fare pugilato è un altro. E’ il
compito dell’allenatore trasformare la rabbia popolare in una tecnica
per fare scuola, per resistere e picchiare. Ferire e incassare.
Sentire i colpi e trasformarli in reazione. Giacobbe ci dà
dentro: «un anno primo ero un tossico, l’anno dopo mi giocavo i
campionati italiani». E il tecnico via via diventa il padre, la
madre e per tutti, «il nonno». «Minchia! Fragomeni
in Nazionale, ho letto sulla Gazzetta dello sport. Minchia era vero,
mi hanno chiamato davvero». Nel 1994, dopo solo un anno di
nazionale, Fragomeni diventa campione italiano de pesi massimi
leggeri dilettanti. Stadera festeggia, i barbieri sostituiscono i
poster dei pedatori ricchi in calzoncini e ci mettono la faccia di
Fragomeni e dei suoi malcapitati avversari. Milano, dal magma dei
sotterranei a cielo aperto, celebra una delle sue tante vendette
sociali. «L’aereo non sapevo neanche cosa fosse». Eppure
da via Barrili si parte, si va in Indonesia, con 15 chili in meno.
Non va granché bene, ma un’altra occasione arriva in fretta:
Canada. «Un animale mi ha rotto il naso, ho continuato, sono
andato avanti, il giorno dopo ho di nuovo combattuto contro questo.
La prima volta ero inesperto, mi ha fatto vedere la Madonnina che mi
diceva ciao, la volta dopo l’ho menato io». Poi arriva il
titolo europeo dei dilettanti, vinto in Bielorussia: in Italia
mancava da un bel po’. Nel novembre 2002 un montante sinistro gli
lacera il tendine: operazione, un pezzo di tendine di Achille di un
donatore gli riallaccia il colpo. Già si sussurra che sia
finito.

Ma
Giacobbe riparte. Il 17 novembre 2006 va a Londra: contro Haye per il
titolo di campione europeo. Il pronostico dice che Giacobbe sta
andando a prendere stecche indimenticabili. Haye è grosso,
«sembrava un treno Milano Napoli», mena, ma Fragomeni sta
in piedi. Haye è nervoso e il match cambia padrone: «alla
settimana ripresa l’ho preso bene e l’ho aperto. La sua faccia da
duro è diventata quella di un cagnolino, si vedeva che non ce
la faceva più». Poi Haye sferra un colpo. Fragomeni va
giù, si rialza, ma ha perso. Una sconfitta che sa di vittoria
perché Haye ora è campione mondiale. Haye
nell’occasione, rimase stupito di Fragomeni e lo volle con sé
negli allenamenti che lo hanno portato al titolo mondiale. Dopo aver
steso Mormeck, Haye ha dato il merito agli allenamento con Giacobbe.

Un
pugno te, un pugno io, la boxe è questa: è bella anche
se perdi. L’importante è non finire, mai, con il culo per
terra.

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[Pechino] Cpt alla pechinese

 

Certo
bisogna farne di strada
da una ginnastica d’obbedienza
fino
ad un gesto molto più umano
che ti dia il senso della
violenza


però bisogna farne altrettanta
per diventare
così coglioni
da non riuscire più a capire
che
non ci sono poteri buoni

 

In
recent years, there have been countless numbers of child kidnapping
cases all over the country. Criminals are becoming more violent,
organized, professional and international. In order to find our
missing children, we traveled across the country and many of us are
now in debt in addition to the tremendous emotional stress we have
been suffering. Some of the parents have turned crazy and sick… Due
to man-made factors (here, I don’t want to attack our public security
department), we have lost much time for saving our dear children. We
could only file our case when our children had been lost for 24
hours. Such regulations have provided the human traffickers time for
their crime, reminding them to smuggle our children away within 24
hours. We have no choice but to seek help from higher authorities.

E’
una storia triste e ottusa, una storia sbagliata, che richiama paragoni, che insiste sul lato oscuro e disumano dei poteri. In Cina è
insabbiata, perché tocca le corde più esposte di ogni
umano. Quando si parla di figli, bambini. Specie quando, non solo
storicamente come ha inteso qualcuno, siamo noi i genitori (intendo
in senso lato, che si abbia o meno prole). In Cina sono molti i casi
di bambini spariti, esiste un mercato, un racket, come nel resto del
mondo. Viviamo in un sistema che non ha pietà, che chiama
violenza e richiede brutalità. E come in ogni paese gli
scandali non escono mai dalle bocche ufficiali, ma da quei pertugi
nel sistema attraverso i quali ci si allontana dalle pretese del
capitale. La convergenza mediatica, anche in Cina sembra dare i suoi risultati, stigmatizzando una volontà di saperne di più, mai troppo sottolineata dai media occidentali, se non nel caso di questioni ideologiche (la libertà, la democrazia, i diritti umani).

La
vicenda: i genitori dei bambini spariti hanno scritto al premier Wen
Jabao, dopodiché si sono messi in marcia: il 22 settembre sono
arrivati a Pechino
. Qualcuno si è potuto permettere un albergo
economico, altri hanno dormito in stazione, per terra, in attesa
delle luci del mattino. 40 persone, provenienti da 10 province
diverse, dirette al Nido D’Uccello lo stadio che ha celebrato le
olimpiadi cinesi. Attirano attenzione, ma si comportano da cittadini
cinesi: Many people felt sympathy with us, some even bought us
water. Some parents became emotional and voiced their grievances to
pedestrians. A university student approached us and wanted to help us
to spread the news. An American reporter proposed to interview us,
but we rejected the interview as we felt that this is a Chinese
matter and should be dealt with by Chinese government. Moreover, we
didn’t want to internationalize the issue. We decided to collect our
posters and seek help from Chinese media ― CCTV.

La
CCTV però, si caga in mano
: questo genere di notizie, viene
detto ai genitori, scuote la società armoniosa, non possiamo
occuparcene. I presenti si incazzano un po’, arriva la Polizia, se ne
devono andare. Della loro petizione, ancora, nessuna notizia
ufficiale. L’indomani la polizia opera in modo rigoroso: nessuno esce
dall’hotel
. A quel punto i cinesi accettano di parlare con alcuni
reporters stranieri, dentro l’albergo, esponendo cartelloni e
documenti in cui viene spiegata la loro vicenda. Il giorno dopo:
escono di soppiatto, ma la loro marcia è seguita da 10
macchine della polizia. Arrivano nei pressi del Xidan Market e
vengono bloccati, identificati, controllati.

A
police roared like a dog pulled my hair and dragged me to the
vehicle. He kept saying: “you dare to question the government? Dare
to blackmail the government?” We were in despair. We could only
blame our fate for living in such a “harmonious society”. This is
such a horrible harmony. How can the people’s police be so violent to
parents who lost their children?

L’epopea
non è ancora terminata: con la scusa che sarebbero stati
portati in un luogo in cui avrebbero potuto fare la loro petizione,
sono trasferiti in una specie di centro di residenza temporaneo, dove trovano altre persone, scoprendo un lato del proprio paese che non conoscevano. Una sorta di centro di permanenza temporaneo per i var petitioners. Lontano parente dei nostri Cpt (i genitori hanno detto di non avere subito violenze), ma altrettanto contorti nel loro procedere psicologicamente sulle persone:
Here
I met an old man, who had been petitioning for 40 years for
vindication of the Cultural Revolution. Many of the petitioners in
the center were very experienced. We lost our freedom here. The place
was horrible, from time to time we heard people crying and screaming
as many petitioners refused to go because their problem hadn’t been
dealt with. However, local government would drag them away and send
them back to their hometown. I witnessed a 70 year-old lady being
dragged away like that.

C’è
anche un piccolo scoop: il tipo che quest’estate durante le Olimpiadi
ha ammazzato un americano, era stato lì molte volte, dicono. Le sue richieste, pare, non erano mai state ascoltate. Quando, dopo l’omicidio,
si suicidò, il tipo venne descritto dalla polizia come un
“pazzo”. Dopo
qualche giorno di residenza temporanea nel luogo ameno, i genitori
vengono riportati a casa. (fonti: globalvoices, black and white cat)


E’
una storia vestita di nero
e’ una storia da basso impero
e’
una storia mica male insabbiata
e’ una storia sbagliata.

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[Pechino] Insofferenti di Cina

Quelli
come loro li chiamo
insofferenti.
Insofferenti
a
tutto
:
alla società, alle regole, alle divise e alle logiche della
malavita organizzata. In comune gli insofferenti hanno il destino
fottuto.
O
morti, o in galera
.
Per morirci o per uscirne quando ormai è troppo tardi.

E’ inutile cercare
spiegazioni psicologiche sull’agire degli «insofferenti».
Sono solo scelte solitarie di ribellione votate alla sconfitta. E
l’insofferente è un perdente che non riscuote nessuna
simpatia. Nelle redazioni dei giornali si fanno i salti mortali per
costruire un personaggio dalle attitudini criminali di alto profilo.
In realtà è lampante che spesso l’insofferente è
solo un
balordo
specializzato
in uffici postali, con qualche conoscenza in quella mala che ha
frequentato nelle patrie galere o nei bar di provincia.

Quando
in Italia
"Lupo"
Liboni
uccise
un carabiniere e finì per essere ucciso, si era scatenata la
battaglia mediatica: il mostro dell’estate. Era il 2004. Era nel suo momento di acme la saga dei processi in
diretta, gli appostamenti dei giornalisti, i plastici, mestoli e biciclette, i vicini di Erba, ma anche irumenituttistupratori, le storie di vita a senso unico, la paura, i maglioncini dello psicologo bell’uomo che piace al pubblico, lo sguardo da fuori di testa del criminologo e l’immancabile gusto per i retroscena un po’ da prurito. Nel 2004 in ogni caso, ci fu una autorevole voce dissonante.
Massimo Carlotto, lo scrittore, produsse un editoriale sul Manifesto, de core e di testa, cervello, parole precise e senso immediato. Carlotto
appellò Liboni come un insofferente, tratteggiandone un ritratto di vita che smentiva il circo mediatico da prima serata. La banalità di qualcosa che può trasformarsi in mito. E infatti: su muri e
documenti si cominciarono a leggere scritte inneggianti alla fuga del
Lupo, come era soprannominato Liboni. A Reload
gli dedicammo un folder
ad hoc

In
Cina qualche mese fa, ero a Shanghai, arrestarono un uomo che, dopo
essere stato pizzicato dai pulotti, aveva ucciso 7 di loro in un
commissariato
. La sua vicenda, pur senza fuga, mi ha ricordato
l’insofferente Liboni. Ieri è stato condannato a morte,
un epilogo che forse lui stesso aveva cercato in anticipo durante la
sua azione nel commissariato. Quello che potrebbe sembrare strano, e
che mi ha sorpreso qui in Cina, è che il tipo, 28 anni, è
diventato un idolo sui blog e nel tam tam on line di molti
giovani cinesi. Perché in precedenza era stato arrestato e
picchiato
: da quelle botte aveva avuto in cambio alcuni problemi
fisici non da poco. Infine il gesto nel commissariato e la condanna
alla pena capitale. Tutto
sotto silenzio, perché sul web tutto è stato
cancellato: 40 bloggers che avevano diffuso la notizia del precedente
pestaggio subito dal tipo, sono stati arrestati. E
proprio in questi giorni un nuovo pestaggio (a morte) dei poliziotti
cinesi
ha creato un altro piccolo scandalo.

Che
gli insofferenti continuino a correre.

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[Genoa a Pechino] Vin santo e acronimi

Cosa
è la malattia. Sintonizzato su Radio Nostalgia e saluto
Pinuccio e Lino.

La chicca della giornata della coppia d’oro rossoblù è il seguente scambio di battute dopo i primi minuti emozionanti dei ragazzi:

Lino:
al Ka-Pa-Ro (Kaka- Pato – Ronaldino) il Genoa risponde
con Scu-Pa-Mi
(Sculli- Palladino – Milito)!!!

Pinuccio:
bello slogan che però potrebbe essere male
interpretato..
.

Ma
non è questa la malattia (pur ravvisando sintomi da fermare un
treno un corsa). Oltre alla radio ho beccato un sito dove mi sono
guardato la partita in diretta. Un tizio guardava Genoa Siena in
televisione, l’ha ripresa con la telecamera e la stava strimmando.

Che gioia, cazzo. Primo
tempo sontuoso dei ragazzi, secondo tempo da cardiopalma. Durante
i primi 45 minutos c’era da
spelase e man,
come si dice a Genova,
spellarsi le mani
dagli applausi. Una goduria. E al gol al piano sopra devono avere
fatto cadere tutta la mobilia. Poiché io mi sono alzato come
una molla, sentendo il rumore ho pensato che anche sopra avessero
festeggiato. Nella trance ho pensato di avere i vicini cinesi
genoani. Nel primo tempo abbiamo dato il bianco, abbiamo fatto camera
e cucina, il cazzo che volevamo. Eravamo il calcio, la tecnica. Lì
per lì ho pensato avremmo inventato anche qualche nuova
regola. Sembravamo rivoluzionari.

Poi:
secondo tempo indietro, a tirare via l’acqua di una barca che
sembrava sul punto di affondare. A sprazzi si respirava, poi di nuovo
quella cazzo di onda di maglie bianco nere, scelta cromatica quasi
mai piacevole. Ultimi dieci minuti vissuti in piedi, a imprecare come
allo stadio. Cercavo i miei vicini casuali di curva per discutere.
Siena veemente nel finale, con buone individualità (Kharjia è
un mio pupillo da sempre), ma noi rocciosi a finire là
davanti, a tenerla
.
Thiago Motta se trova il ritmo partita sarà
mostruoso.

12
punti, buon fieno in cascina per andare a Milano contro l’Inter a
spumeggiare (e probabilmente raccogliere le castagne nella nostra
rete). +8 se non sbaglio dalla zona retrocessione, ovvero da
quelli
con la maglia da
ciclisti.

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[Pechino] I granchi di Pechino

*** 31
ottobre 1517: Martin Lutero affigge sulla porta della chiesa di
Ognissanti a Wittenberg (Germania) 95 tesi sulle indulgenze. 17
ottobre 2008: a quasi 500 anni di distanza, San Precario affigge
sulla porta della Cattedrale di Ognisoldi di Milano le 95 tesi sulla precarietà. Un saluto e un abbraccio: alle 95 tesi e
alle tante incursioni di una giornata emozionante.
Fra la borsa e la vita***

Riti, rituali, passaggi: le cene a Pechino. Dopo
i granchi di Playa Giron, quelli di Pechino. Si organizza una cena.
Uh, che si mangia? Mah, volevamo prendere i granchi, ma costano
troppo, quindi si mangerà qualcos’altro, mi dicono.

Arrivo
nella casa e dalla cucina, anzi nel lavello vedo spuntare granchi
tutti indaffarati: cercano di uscirne, di corsa verso una salvezza
vana. Ovviamente non abbiamo avuto pietà. La pietà non
è di questo mondo. Ma se al mercato costavano troppo, dove gli
abbiamo presi, chiedo. Su internet, è la risposta. Quindi
nessuna salvezza per i granchi di Internet.

Si
pasteggia in attesa dei granchi: si beve acqua. Non si può
bere birra se si mangiano i granchi. Lo dicono gli amici/amiche
cinesi che preparano. Io già non capisco una fava di cinese,
figurarsi se riesco a intuire la millenaria cultura dietro tale
divieto: mi spiegano: fa allergia o qualcosa del genere. Nell’attesa
si chiacchiera: uhm conoscete Berlusconi? Risposta: come mai in
Italia il primo ministro conta più del presidente? Una volta
spiegati (da altri) i misteri della repubblica parlamentare del Paese
Allo Sfascio, proviamo ad aizzarli: sapete cosa ha detto Berlusconi?
Che i cinesi bollivano i bambini! Ci guardano. Sorridono, poi con la
scusa dei granchi da gestire, mettono in frigo la discussione.

Arrivano
i granchi: si mangiano con le mani, con una meticolosa e serissima
procedura, e si intingono in una salsa di soia interamente coperta da
pezzetti di aglio: sfondo nero su patina bianca. Detriti a navigare
nel mare nero. Ottimi. Per l’occasione si beve una specie di vin
brulè che stapperebbe anche un cadavere raffreddato.

Poi:
salame di cioccolato e estasi suprema. A quel punto viene presentata
una bottiglia d’acqua colma di piccoli semi: è una spezia.
Dopo poco i semi si trasformano in piccoli grani ricoperti di una
specie di stoffa setosa: sembrano i cazzilli del kiwi. La beviamo: sa
di kiwi, dice qualcuno facilmente impressionabile. Si conclude con la
verità innegabile: non sa di un cazzo. Dall’ingenuità
possono nascere dei piccoli miracoli, o anche delle grandi stronzate,
come disse Faber. Fa bene alla salute però, ci viene detto.

Si
chiacchiera. Spunta del pesce essiccato: le cene non finiscono mai.
Il pesce si pesca tirando a lungo con le mani, fino a staccarne il
pezzo desiderato: sembra focaccia di Genova, quella che chiamiamo
ciungaiosa (da chewing gum). A mani dal sacchetto ognuno pesca il suo
ennesimo pezzo di mare. L’odore è come quello dei negozi di
sottoripa di Genova che vendono baccalà: è seppia, mi
dicono. Poi via, a casa, nella notte pechinese, calda e con una
specie di bruma che si alza lenta, a creare strati di atmosfera
diversi: rarefatta, densa, lucida. Inquinamento o condensa dei miliardi di litri d’acqua che finisce su ogni superficie calpestabile. Da lavare, lindare, fare brillare.

Ma
adesso che viene la sera e il buio

mi
toglie il dolore dagli occhi

e
scivola il Sole aldilà delle dune

a
violentare altre notti

 

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