Skip to content


[Pechino] Terra

Non
esco di casa
no e no
fuori c’è la crisi

Fuori
dalla finestra scende il buio. Qualche giorno fa sciroccato dal jet leg, sono stato fuori casa sì e no
tre ore in totale. Era l’ora in cui c’erano: un sole e via via una luce gialla che si appoggiava a terra. Poi buio. Prima, nel momento in cui il cielo cambia colore, sembrava che una Piramide di sabbia fosse appoggiata lì, a fare ombra, da qualche parte. E sembrava talmente grossa, che mi pareva impossibile non essermene accorto appena uscito. L’ho
cercata, con lo sguardo. Cercavo un colosso giallo a irradiare quella
luce. Macché violetta: gialla.

Si
parla di crisi, economica, finanziaria. Si dice: è
interessante capire cosa faccia, cosa pensi, come vive la crisi, la Cina. Perché è
chiaro che ora il pallino è qui. Già le Tigri Asiatiche
avevano sancito una bella fregatura per i balzelli del capitale, in
spostamento dagli Usa all’Asia. Ma non avevano avuto la forza (geopolitica, geografica, congiunturale) di reggere
alcune dicotomie. La Cina si. E ora sono quelli che hanno più
soldi. I cinesi allora, alla crisi finanziaria rispondono a loro modo, attraverso dibattiti e articoli, editoriali, analisi (e critiche agli Usa, con la consapevolezza che a sto giro però è meglio salvargli il culo). Ma al solito rispondono anche obliquamente: tutti parlano di crisi e loro sono concentrati più su altro: sulla terra.

Marx
disse che la rivoluzione cinese fu “asiatica”. Una parola per
dire un sacco di cose, semplicemente. I cinesi alla crisi hanno
risposto da asiatici: hanno fatto partire la riforma delle campagne.
Poiché è inutile ripetersi, posto qui un articolo
tradotto dal New York Times e pubblicato da Repubblica qualche giorno
fa.

– I
leader cinesi consentiranno ai contadini di comprare e vendere i
diritti di sfruttamento agricolo dei terreni
: è una misura che
dovrebbe integrare centinaia di milioni di contadini all’economia di
mercato, al momento incentrata sulle aree urbane. La nuova linea, che
i vertici del Partito comunista hanno discusso in questo fine
settimana, è la più grande riforma economica introdotta
in Cina da diversi anni e rappresenta un’ altra importante rottura
con il sistema di proprietà collettiva e controllo pubblico
messo in piedi dalle autorità comuniste dopo la rivoluzione
del 1949. Il cambiamento più importante è quello che
consentirà ai contadini cinesi, circa 800 milioni di persone,
di vendere i contratti di sfruttamento agricolo dei terreni ad altri
contadini o a società. Secondo alcuni economisti, questa
trasformazione porterà a un utilizzo più efficiente dei
terreni e consentirà di creare aziende agricole molto più
grandi.

La
leadership cinese insiste da tempo che il Paese deve restare
autosufficiente nella produzione delle derrate fondamentali, ed è
improbabile che venga consentito ai contadini di vendere i diritti
sui terreni per usi diversi da quello agricolo. Ma se si creerà
un mercato per lo scambio di terreni agricoli, i contadini otterranno
una nuova fonte di reddito che potrà contribuire a
rivitalizzare l’ economia rurale. «Una misura che libererebbe
capitali che giacciono inutilizzati e consentirebbe a questa
ricchezza di materializzarsi», dice Keliang Zhu, avvocato del
Rural Development Institute, un’ organizzazione di Seattle che si
batte per i diritti fondiari ai contadini poveri. Zhu aggiunge che
questo cambiamento darebbe alla Cina «una spinta straordinaria
dal punto di vista dello sviluppo agricolo».

I
leader cinesi sono allarmati dalla prospettiva di una grave
recessione nei principali mercati di esportazione
in un momento in
cui la loro economia, dopo un lungo periodo di crescita a due cifre,
sta rallentando. Il governo si sforza di stimolare i consumi interni,
e una fonte di domanda potenzialmente gigantesca, ma ancora poco
sfruttata, è la popolazione contadina, in gran parte esclusa
dalla crescita delle città. Il reddito medio nelle aree rurali
ha perso molto terreno rispetto alle aree urbane, dando alla Cina un
differenziale di reddito tra i più marcati al mondo, secondo
le stime del governo. Molti contadini lavorano in minuscoli
appezzamenti di terreno assegnati dallo Stato per una piccola parte
dell’ anno, investendo poco nell’ attività agricola. Hanno
contratti che garantiscono loro lo sfruttamento dei terreni per 30
anni, ma lo Stato conserva la proprietà delle terre agricole e
i funzionari locali spesso le confiscano o le riassegnano in funzione
delle loro priorità di sviluppo. Le dispute sulle terre
agricole rappresentano forse la principale fonte di disordini sociali
in Cina.

Le
proteste e le rivolte nelle aree rurali ogni anno si contano a
migliaia, secondo le stime della polizia nazionale, scatenate spesso
da casi di corruzione e confische illegali dei terreni. Molti
contadini lasciano i campi per cercare lavoro in città, ma in
base alle politiche nazionali di controllo della popolazione
continuano a essere classificati come contadini e di solito lavorano
malpagati nelle fabbriche o lavorano come manovali nell’edilizia su
base stagionale. I fautori della riforma agraria sostengono che i
cambiamenti proposti accrescerebbero il patrimonio delle famiglie
contadine e garantirebbero una maggiore sicurezza della proprietà
fondiaria, incoraggiando i contadini a investire nell’ attività
agricola e incrementare la produttività. Una legge approvata
nel 2002, dice Keliang Zhu, consente un limitato commercio dei
diritti di sfruttamento dei terreni tra singoli contadini, ma impone
vincoli allo scambio di questi diritti tra contadini e aziende
agricole, alla vendita diretta dei diritti di sfruttamento o alla
possibilità di usare i terreni come garanzia collaterale per
ottenere un prestito.

La
proprietà privata della terra non è consentita dalla
Costituzione e i terreni agricoli rimangono sotto il controllo dei
leader degli enti locali e dei villaggi. Secondo i funzionari, i
cambiamenti consentiranno ai contadini di noleggiare o vendere i
propri contratti di sfruttamento agricolo trentennali a singoli
individui o aziende.

[Edward
Wong, Pechino]

Posted in Pizi Wenxue.


[Pechino] Il Caimano

È
come il giorno che cammina,
come la notte che si avvicina,
come
due occhi che stanno a guardare,
da dietro una tenda e non si
fanno notare.
È come un albero nel deserto,
come un
trucco non ancora scoperto,
come una cosa che era meglio non
fare,
come il cadavere di una stella, sulla schiuma del mare.
È
fulmine, è grandine, è polvere, è siccità,
acqua
che rompe l’argine e lascia una riga nera,
al primo piano della
città.
C’è qualcuno che bussa, baby, aspettavi
qualcuno?

Non
sono gli ufo di Shanghai, segnalati da cauz. A bussare è qualcun altro. E’ che tra due settimane Silvio Berlusconi
sarà a Pechino. Oltre ad essere un ghiotto piatto per l’ispirazione di Blackswift…è un evento storico.

Ricordiamo la chicca di politica estera che lo
ha reso famoso da queste parti:
«In
Cina bollivano i
bambini
».

Ora
posto che le strade della capitale si riempiranno di scarpe di legno,
marsupi e giubbettini stile monclear tipica dei nostri in
boghese
, telefoni criptati, direttive, informative, segrete, servizi, attenzioni, panici improvvisati, torte al formaggio e cazzo dove lo trovo un caffè in sto posto di cacariso, scatta il concorsone: come vorreste che gli expat accogliessero Lui, Premier dell’Italia Bella?

Escludete,
please, cose troppo reali, che altrimenti ci chiudono tutto e non mi
va di mangiare i ravioli osservato da scarpe appuntite e luminose, sentire gracchiare il telefono, eccetera. 

Non è la storia, è colui che la racconta.

C’è
qualcuno che bussa, baby, aspettavi qualcuno?
Ho guardato nel
buio, baby, e non ho visto nessuno.
Troppe volte zero, baby, non
vuol dire uno,
c’è qualcosa che brucia in tutto questo fumo

Posted in Pizi Wenxue.


[Pechino] Last Minute

Determinazione,
meticolosità, strategia. Acciaio affusolato, spine di ferro,
parchi mai finiti sventrati, fondamenta nel fango e gli insetti e il
freddo. Splendono tutte le città in Oriente, si dice, e
splende di buio la periferia del futuro, tra risme di fermate degli
autobus e strade bagnate. I soldatini compiono le loro manovre, ti ho
detto che non fanno paura, anzi. Sono in tre. Uno è di fronte
agli altri due e li osserva, gli sussurra qualcosa. E’ il capo. Dal
filo spinato spuntano luci soffuse di caldo benestante. Ambasciate,
sacchi della spesa, vestiti caldi e affusolati. Dimora della carne,
riserva di calore. I due soldati vacillano. Uno si ferma con un piede
a mezz’aria come un centravanti in torsione. Quello di fronte gli
dice qualcosa, mentre l’altro cade su un piede, appoggiato, plastico
e rumoroso. Va a fare il saluto militare a una macchina scura.

Poi
finisce la sigaretta e un’altra strada inghiotte altri fantasmi,
senza bisogno di voltarsi, di controllare, di accelerare il passo. Si
sente una struttura che vive al di là delle persone.
Burocrazia, organizzazione, strategia. Piazza repubblicana, lapidi ai
patrioti sui muri della strada. E nelle orecchie una perfetta
descrizione di uno stato d’animo residente da tempo. E sembra un
quadro che cade: fai in tempo solo a vederlo per terra. Fossati,
marrano, maledetto, mi hai fottuto un’altra volta coi tuoi baci al
veleno. Bile al cioccolato e sentimento aspro, mi ha di nuovo
regalato e tolto le parole di bocca: è per ogni trucco, eterno
e improvvisato, arrangiato, straziato e rapido come una mano sulla
mano, un guanto sfilato su un taxi, un lampione, un’ombra, un bar,
un’attenzione inattesa. E per ogni incanto, di qualsiasi genere.
Purché, e benché, sia lontano.

A
Berlino c’è un vestito che ti voglio comprare, a Berlino la
luce piove dai lampioni come la nebbia intorno a Milano, così
familiare. La donna che guida il mio taxi fa di sì con la
testa, dice che può negoziare le ragazze da compagnia, la vita
privata quaggiù non esiste e io brucio un altro mese
lontanissimo da te. In Europa c’è una strada che mi voglio
ricordare, una casa a Varsavia, c’è un teatro dove ti voglio
portare quando ritorno indietro, quando ritorno.

La
gente del mondo che ti ama o non ti ama è la stessa, basta una
luce negli occhi per capirlo, bevo con gli sconosciuti ogni sera, io
qui in capo al mondo e tu. Non mi faccio illusioni, studio vocaboli
nuovi e pazientemente aspetto.

Posted in Pizi Wenxue.


[Pechino] Rimedi

Ma
tu chi sei
cos’hai perché non parli
non argenti di
stelle
questo scialbo mattino.

Caldo,
freddo e streghe, canzoni e parole, nella prima notte pechinese,
fatta di febbre e raffreddore, incubi dolci e frasi a trapanare il
cervello. Adrenalina da ritorno, i minimi particolari, confidenze e
l’oceano spalancato di avversità pratiche da affrontare. Il
deserto di soluzioni, accattivante, perché non manca la
curiosità, come si dice. Ma un letto è più comodo della
poltroncina della British e allora ho visto il lato positivo.

Astri
lucenti, albe del cielo, scale armoniche ascendenti e andare tra un
giro e l’altro, un dormiveglia e un sonno, la luce e il cervello
troppo veloce. Rumori, lamiere e clacson, cielo blu e odore di benza,
da bruciare e asfaltare. Rintronamento misto a odori da ritrovare,
facce cui assegnare un nome, strade da ricordare, la fame e la sete e
ricarica il cellulare e voglia di fare niente e il ritorno a nuove
abitudini, fare le scale, picchiare forte col piede, girare la chiave
entrare e capire che le voci di una casa non si imparano mai.

Come
se fosse facile, convincersi, a non ridere troppo di sé.

Posted in Pizi Wenxue.


[Genova] Scià Maria

«Quello
che vidi fu qualcosa di fantastico. Lunghe tavolate con la gente che
si accomodava una davanti all’altra senza conoscersi, si salutava e
cominciava a parlarsi. Tovaglie a quadri bianchi e rossi macchiate
d’ogni colore eppure accoglienti, calde e familiari come le posate
spaiate o i bicchiari diversi. Mi sedetti, ordinai. E scoprii di
essere arrivato in paradiso». Così
parlò l’inviato di Le Monde, giunto a Genova per un reportage
sulla Superba. Si riferiva alla trattoria Da Maria, luogo prezioso
nel quale ogni genovese ha toccato almeno una volta con mano la
genuinità della propria città. E lei, la Scià Maria,
dietro al bancone era un sorriso per tutti, pazzi, artisti,
sfaccendati, legere, belinoni, gabibbi, macacchi, galusci, bulicci, bagasce, malavitosi, benpensanti, studenti, tanti. Tutto l’universo della
suburra genovese ha dato un occhio al menu’ almeno una volta nella vita, scegliendo infine per i
ravioli e il polpettone (sul menù rigorosamente scritto a mano, contraddistinto dall’aggettivo
"buonissimo").

La Scià
Maria è morta
a 85 anni. Si porta dietro una città, le sue sgangherate deviazioni, l’apertura durante il g8, il calapranzi fatto di urla e cigolii, i suoi sconti a fancazzisti di ogni età, i nasi solcati dalle vene di vino, i gruppi più improbabili a parlare di ogni cosa, tanto vicino c’era sempre uno ciucco o uno troppo ricco per pensare alle chiacchiere al loro fianco e naturalmente il suo fantastico dolce della casa.

E andarsene ancora in Cina,
significa anche cercare di trovare posto per altri ricordi di quei muri così
vicini e caldi, appena soffiati dal vento di mare.

C’è,
sì, molto più gusto a lasciare

che l’anima gridi

tra le mani entusiasmate,
che dicono parole mai sentite,
in
genere inventate

sul momento là per là… 

Posted in Pizi Wenxue.


[China] Catastrofi, ordini e coincidenze

Avvengono
i miracoli,

se
siamo disposti a chiamare miracoli


certi
spasmodici trucchi di radianza

Nelle
mie continue peregrinazioni tra quadernetti, orecchiette ai libri,
biglietti con frasi varie e carta su carta che accumulo nel tempo, ho
ritrovato questo pezzo. E’ di Lella Costa, tratto dal suo spettacolo Magoni (e forse miracoli) che non ringrazierò mai abbastanza per Saramago, la Plath e Eliot, naturalmente. E’ di tanto tempo fa, del 1994…, quando la Cina era qualcosa di vago e già ombroso nel mio immaginario. Poiché lo spettacolo mi aveva conquistato andai a rivederlo varie volte, fino a che mi portai un registratore, per sbobinare alcuni pezzi che mi erano piaciuti o che mi avevano incuriosito. Tra le sbobinature ho ritrovato questo:
Era l’Internazionale. Oh porca
miseria stavano cantando l’Internazionale. Che era una cosa
importante, nessuno mi aveva detto: guarda gli studenti di Tienanmen
stanno cantando l’Internazionale. E questo cambiava tutto, cambiava
il mio magone, diventava un magone giusto, quasi bello. E ho pensato:
dovrebbero saperlo però che l’Internazionale bisogna cantarla
a pieni polmoni, buttarla verso l’alto, altrimenti è chiaro
che ti emozioni. Invece loro la cantavano così piano. Non lo
so, forse era per via dell’ora. Era l’ora violetta, l’ora del giovane
Holden, quando già si accendono i lampioni ma rimane nell’aria
come un ricordo della luce del giorno e ti sembra che in un momento
così nella tua vita possa succedere ancora tutto, proprio
tutto. Forse era quello, in quell’ora maledetta e magnifica tutti
loro, ognuno di loro in quella piazza sapeva che la notte, che stava
lentamente calando, li avrebbe accompagnati uno a uno e una volta e
per sempre, a conoscere l’inguaribile abbraccio della nostalgia.

Le
coincidenze: ho letto qualche giorno fa spiritato e godurioso Shock Economy di
Naomi Klein
. Da lì sono partito nell’ardua impresa di trovare quel ricordo dello spettacolo di Lella. Shock Economy è un libro dal ritmo tambureggiante, dagli esempi limpidi,
lo stile frizzante e ha il fascino dei saggi che partendo da una tesi
rileggono la storia senza sbavature. In più la Klein prende a
schiaffoni storici e letterari la scuola di Chicago e il suo boss
Friedman e nella lettura non potevo pensare alla odierna crisi
finanziaria che ha visto i professori di Chicago, ancora una volta,
fare pressione affinché le loro scaltre idee vengano messe
in pratica sfruttando il nuovo shock creatosi negli Usa. La tesi della Klein è nota, laddove definisce
capitalismo dei disastri” i raid orchestrati contro la sfera
pubblica in seguito a eventi catastrofici, legati a una visione dei
disastri come splendide opportunità di mercato
.

Tra
i vari esempi storici c’è anche Tienanmen e tutto ciò che è seguito per la Cina. Anzi nelle sue
pagine la Klein riprende totalmente la tesi di Wang Hui, di cui lessi
Il nuovo ordine cinese, prima di Shock Economy. Coincidenze, appunto, con la consueta attenzione che fatti ancora piuttosto nebulosi nella loro interpretazione meritano.
Wang Hui è bello contorto, di non facile lettura, ma sui fatti
di Tienanmen ha una lettura che giustifica in pieno l’impianto logico
della Klein e mette Friedman e la sua teoria economica al centro di
tutto. Le proteste del 1989 che raccolsero una vasta quantità
di persone e ceti sociali, sostengono Wang e la Klein, non erano tra
occidentalisti democratici e ottusi protettori della ortodossia
comunista del Partito, come molti hanno tentato di tramandare, bensì
si opponevano alla specifica natura friedmaniana delle riforme: la
loro rapidità e crudeltà, licenziamenti, disoccupazione
e il fatto che tale processo fosse profondamente antidemocratico.
Uno scontro a tutto campo interno ed esterno al partito, capace di unire studenti e lavoratori e in grado di dare vita a filoni di pensiero che ancora oggi, contrariamente agli stereotipi sulla Cina, sono dibattuti. A livello di studiosi, il cui campo di indagine storico e filosofico è troppo vasto per essere riassunto. Vado con l’accetta, ma quello che contano, in alcuni casi, sono le suggestioni.

Il
massacro che ne conseguì fu letto da tutti come l’ennesimo
esempio della brutalità comunista. Per altri si trattava di un massacro in nome delle riforme liberiste che sarebbero dovute comunque passare. E come altri paesi (dal Cile alla Polonia) l’intransigenza economica, richiedeva una tabula rasa sociale, un elettroschock collettivo, che rendesse morbido un terreno pietroso e compilcato. Cinque giorni dopo la
repressione Deng si rivolse alla nazione affermando a chiare lettere
che non stava proteggendo il comunismo, bensì il capitalismo.

Orville Schell, sinologo, riassunse così la scelta di Deng:
dopo il massacro disse: non fermeremo la riforma economica,
fermeremo la riforma politica.

E
dopo lo shock planetario di Tienanmen, il governo cinese impose le
riforme più radicali che lo stesso Friedman in vari viaggi
aveva suggerito alle autorità cinesi. Sono punti di vista, ma
in generale, chiosa la Klein, si tratta di un altro miracolo
economico, nato da un massacro
. Come tanti altri. L’aspetto
interessante è provare a leggere altri fatti cinesi come
conseguenze dello shock e provare, con il tempo, a monitorare alcuni
eventi, come il terremoto del Sichuan e la crisi del latte,
per capire se in Cina, il capitalismo dei disastri, ha ancora frecce
al suo arco, seppure in una situazione mondiale molto diversa da quella dell’allora 1989.

*** saluti e baci e a presto a otted, mandalina di Wuxi…;-) ***

Posted in Pizi Wenxue.


[Genova] DeriveApprodiPaludi

Guarda
la punta delle mie scarpe
quello che faccio non è la spia

né informatore né polizia
che il mio mestiere
non è
di sicuro non è.

Argh.
Che palle, che uno vorrebbe anche andare avanti, mica vivere
perennemente con uno specchietto retrovisore incosciente a segnalare
ombre e di nuovo ombre. Invece. Di nuovo Genova e del resto lo
sapevamo. I processi, ma prima di tutto quanto quelle giornate
hanno significato per molt* di noi, fanno si che l’argomento venga
spesso fuori in dibattiti più o meno pubblici, in ricordi, in
notti di birra, incubi e sogni. Ora questa è la premessa:
la casa editrice DeriveApprodi ha pubblicato un libro, Bolzaneto la mattanza
della democrazia
, scritto da Calandri di Repubblica, con tanto di
prefazione di D’Avanzo. Calandri è un bravo cristo e credo
anche un bravo giornalista, ma purtroppo è caduto in una
pozzanghera bella putrida, in una latrina che hai voglia la quarta rivoluzione dei cessi a Pechino. E’ cascato, ma forse non solo per responsabilità
sua.

Insomma nel libro, che prende atti pubblici e come tali
già ampiamente conosciuti, ma ottimi nella loro funzione di
comunicare a un pubblico vasto le infamie compiute in quei giorni, la
parte clou non è un testo, una riflessione, una novità
bensì le pagine in cui sono pubblicate le foto segnaletiche
delle vittime di Bolzaneto
. (riprese, of course, pure da Alias, senza chiedere una fava a nessuno sulla necessità o meno di ripubblicarle…)

Male
per la privacy (seppure gli atti siano pubblici ormai), ma male anche
per il poco, pochissimo, anzi nullo, coraggio dimostrato da
una casa editrice che proprio neutrale non è, o non dovrebbe
essere. Ad esempio (posto che sarei contrario ad entrambe le scelte,
perché c’è già abbastanza merda nel solo
ricordare come andarono i fatti): perché le foto delle vittime
e non quelle dei poliziotti condannati? Perché non provare a
usare un libro per, semplicemente, ricapitolare quanto successo? Non
è abbastanza grave? Serviva anche del sangue da appiccicare
alle pagine per essere più pulp? Senza starla a menare con
l’utilità che può avere pubblicare delle foto
segnaletiche sotto il profilo dell’informazione. Ovvero, nessuna. Infine mi chiedo: cosa avrebbe detto, pensato o fatto un autonomo vent’anni fa se un "compagno" con una casa editrice "compagna" avesse pubblicato le foto segnaletiche di altri compagni?

Di
seguito il comunicato di Supporto Legale.

*questo
libro non s’aveva da fare*

E’
stato pubblicato da Derive Approdi "Bolzaneto, la mattanza della democrazia"
a cura di Massimo Calandri. Ovviamente a nostro avviso è un
bene che si parli di Bolzaneto e di coloro che vi sono stati
torturati dopo essere stati arrestati (tra questi anche i 93
provenienti dalla mattanza della scuola Diaz). E’
invece un male
che in questo libro si violi totalmente la privacy
di queste
persone pubblicando le loro foto segnaletiche e tutti i loro
dati personali.
Sorprende e ferisce che a farlo, con la stessa leggerezza con cui
lo farebbe Il Resto del Carlino, sia proprio una casa editrice "di parte"
come DeriveApprodi. E ci stupiscono le risposte superficiali che ci hanno
dato le persone coinvolte. La privacy delle persone non è
argomento da affrontare con leggerezza. Da
parte nostra c’è la richiesta di non dare spazio con
presentazioni o altro a questo libro a meno che non ne esca una
versione priva delle foto e dei dati personali delle parti lese
. Al
limite potremmo approvare la pubblicazione
delle schede degli agenti colpevoli delle torture così se uno
se li ritrova davanti quando va a rifare il passaporto, sa con chi ha
a che
fare. Ma dubitiamo che DeriveApprodi trovi ora il coraggio che non ha
avuto ieri con la prima edizione. L’invito invece che
vogliamo fare a tutti è quello di cominciare seriamente a
ragionare insieme sui meccanismi di tutela delle persone coinvolte,
in questi ed altri processi, e sulla pluricitata privacy. L’augurio è
che DeriveApprodi voglia togliere nella prossima edizione tutti i
riferimenti personali che non sono solo invadenti, ma soprattutto
inutili.

I
processi a Genova non sono finiti. Se
nemmeno le persone "vicine" hanno la dovuta e scontata
minima sensibilità
la nostra preoccupazione non può che essere ai massimi
livelli.

Posted in Pizi Wenxue.


[China] Blog Latte e Informazione

Un
redattore del Southern Weekend racconta la storia del latte
contaminato
e prova a sviscerare le problematiche legate alla
censura in Cina
. Lo fa su un blog, il suo, perché ha da togliersi dei sassolini e ha timore che se lo facesse sul suo giornale passerebbe rischi ben più gravi (e non solo lui). Il suo post in cinese, pubblicato sul blog è
già stato tradotto, visto che è assai probabile che a
breve potrà sparire (anzi mentre lo pubblico mi pare che la versione cinese sia già stata rimossa, perché non mi carica la pagina in questione: qui il testo copiato in cinese, dopo la traduzione in inglese). Allora, lo ripubblico qui sotto in inglese, tanto
mi pare comprensibile, con una breve nota, questa: sarà anche
vero
che il concetto di qualità nella produzione industriale
cinese è veramente labile, ma basti pensare a una qualsiasi
puntata di report sull‘industria alimentare occidentale per
capire che riempiono di merda qualsiasi cibo che mangiamo. Non è
una giustificazione per la Cina: è una caratteristica dello
sviluppo economico di una capitalismo che vive anche di disastri

e che su questi pare trovare, ultimamente, un terreno di sviluppo
molto ampio.

Allo
stesso modo l’esperienza di questo redattore è comune a molti
altri suoi omologhi in Cina, ma non solo. Non solo latte, ma anche altri scandali,
spesso, sono coperti, nonostante la verve di inchiesta di molti
giornalisti cinesi. Il web, il cellulare e le moderne tecnologie
permettono spesso a queste persone di riuscire comunque a comunicare
quanto succede, rendendo sempre più fioca l’aura dei mezzi di
comunicazione ufficiale (non solo in Cina)
e con essa la possibilità
di riscontrare anche in Cina un livello di opinione pubblica che
come ha sconvolto il sistema mediatico occidentale, potrebbe anche
seminare elementi di contraddizione al solido sistema cinese. Insomma insieme allo scandalo si pone anche un altro problema, decisamente in stretta connessione anche con la questione piccola piccola italiana: che senso ha oggi un’informazione privata (dei grandi gruppi o del governo) pubblica (ovvero di massa)? Come il cibo anche l’informazione è avariata, contaminata, truccata, viziata: e allora: chi fa informazione vera?

Let
Me Skin Sanlu Alive: The Notes Of A News Editor About The Sanlu
Tainted Milk Powder Case

1. Actually,
our reporter He Feng had received the information at the end of
July
that more than 20 babies were hospitalized for kidney stones
in Tongji Hospital, Wuhan city, Hubei province as a result of
consuming the tainted Sanlu milk powder. But for reasons that
everybody knows, we were not able to investigate the case at that
time because harmony was needed everywhere. As a news editor,
I was deeply concerned because I sensed that this was going to be a
huge public health catastrophe. But I could not send any reporters
out to investigate. Therefore, I harbored a deep sense of guilt and
defeat at the time. I tried my best to tell all my friends and
acquaintances not to use the Sanlu milk powder.

At
the time, our reporter He Feng was already checking out the
situations at a number of hospitals in Hubei, Hunan and Jiagxi. The
doctors were highly suspicious that there was a problem with Sanlu.
They reminded every family that came to the hospital with infant
problems not to use Sanlu. At the time, I checked Baidu and all I
could find were doubts being raised by some parents about this brand.
We could only wait, wait, wait.

2. After
the Olympics was over, my esteemed colleague He Feng began to
investigate. He went to Hubei, Hunan and Guangdong. […] Finally, he
basically confirmed that a causal relationship between Sanlu baby
powder and kidney stones in babies could be established. This
investigation took more than ten days. It was difficult. Before the
investigation, some of the parents in Hunan were paid off by Sanlu
to keep quiet
. Many newspapers in Hubei had to stay silent
because Sanlu used its connections with the authorities. Certain
local reporters who took part in the investigation were bitter but
helpless about the way Sanlu shut the media down.During the first
part of September, I discovered that it was impossible to find
negative information about Sanlu on the Baidu search engine. […]

During
the investigative process, I reminded my colleague He Feng repeatedly
to be careful. If the evidence should be insufficient, we
would lost a lawsuit. I also reminded him that our investigation must
be conducted secretly without the Sanlu Company being aware. As a
large corporation, Sanlu has powerful backers. If they can shut down
the Hubei media, they can also shut down something like Southern
Weekend
. In order to maintain our objectivity, we can publish the
"pass" test results for Sanlu at the same time. This would
be fair, and the public can decide whether the product really passes
or not. During the process, there were many parents who kept asking
questions because they want an explanation about the victimization of
their children. There were also many righteous doctors who provided
first-hand evidence to our reporter. But I was extremely disappointed
in our relevant government departments. During our investigation,
we discovered that the General Administration for Quality Inspection
had come up with "passed" reports in June and July
, so
that the chances for an alert was missed again and again. I was also
extremely disappointed with the Food and Drug Administration, which
did not take any action even though the reports from many doctors
indicated that there was an explosion of kidney stones in babies. The
Disease Control Center of our Ministry of Health did not issue an
epidemiological alert and it did not conduct any investigation. Most
of all, I was disappointed and angry at the Sanlu Company for
covering up the truth repeatedly and blocking the media so that more
than 400 babies were victimized.

We
want the truth. We want to race against time. We want to remove
the doubts
about this public health matter. This was the
motivation and belief that impelled me and my colleague He Feng.

3. On
September 12, Xinhua carried the anonymous accusation by the Gansu
media against Sanlu. I realized that we had to report on this matter.
We had to openly challenge Sanlu. This was the only way to warn the
public about the food safety danger. We had already collected enough
information and we were confident regarding the law. But that does
not mean that we could get it published. On September 13, in spite of
repeated attempts by He Feng and I, the report was rejected. That
night, Sanlu was finally forced to admit to the problem of the
troubled milk powder and they issued a public recall. This was
somewhat comforting.

On
September 14, we posted the report <The difficult path to find
the cause of the kidney stones in babies
> onto the Southern
Weekend website and Southern Metropolis Daily. This was small
compensation because our media alert was repeated prevented from
going out.

4. I
did not want to write these things, but I was really angered by Sanlu
again. So I had to write
. At this time, Sanlu is claiming again
and again that the source of the contamination of the milk is through
the criminal milk cow farmers. But if the farmers were to pour feces
and urine into the milk, will you still put them into the milk
powder? Once you learn about the numerous cases of babies with kidney
stones, why were you busy shutting down the media and not issue any
warnings? Why did you only admit that there was a problem when things
went beyond control and then you put the blame on the milk cow
farmers?

Sanlu
also said that the victims ought to go to ask the milk cow farmers
for compensation. This is immoral behavior. The legal
reasoning is very simple: even if the milk cow farmers really did it,
the victims should ask compensation from Sanlu, which could then ask
the milk cow farmers for compensation.

I
also read that the suspects already arrested in Shijiazhuang are
unidentified. Reportedly, they were mostly milk cow farmers. What
kind of investigative logic is it not to look for the real
perpetrators and to look for peripheral details to distract the
central government and the people of the nation? I also want to ask
just what the State Quality Supervisory Administration has to say
about their negligence and cover-up? I also want to ask the
departments under the Ministry of Health how they explain their
dereliction of duty?

5. From
another angle, the people in the dairy industry have warned a long
ago that there was bound to be trouble. The vicious competition meant
that the dairy industry had to do battle at every stage from the milk
source to the final product in a vicious cycle, until Sanlu finally
destroyed itself. If state supervision and industry self-discipline
do not work, the devastation would go beyond baby milk powder to
reach the entire dairy industry. Every person who made money by
producing fake and inferior stuff thinks that he is ahead of the
game
, but at the same time he is also hurt by others who are
doing the same elsewhere. We have lost far too heavily already. We
don’t want chaotic and unhygienic food. We don’t want an
evil-doing market economy. We want a good market economy. We want an
ethical market economy.

Posted in Pizi Wenxue.


[China] Porno Proibito

According
Chinese law, it is illegal to use the Internet to create, copy,
retrieve, or disseminate feudal superstition, obscene or pornographic
material, gambling, violence, murder, horror, or incitement to commit
a crime.

In
Cina esistono gli “yellow store”, una sorta di vetrina alla
olandese. Sembrano saloni da parrucchiere e invece sono piccoli bordelli gestiti da qualche cinese che ha buoni ganci con le autorità o la polizia (i negozi sarebbero illegali ma si trovano in ogni città e via cinese, tranne a Pechino durante le Olimpiadi): si tratta di una delle tante zone grigie del paese. Tante altre attività in Cina, proibite, sono in realtà all’opera e tutti lo sanno: sono frutto di ganci e relazioni con personalità di potere nella città e come tali esistono e fruttano i loro bei soldini.

Ci sono poi le k-tv, karaoke in cui oltre a cantare si può pagare la presenza di una ragazza al proprio fianco, i massaggi speciali in ogni centro benessere e ogni genere di mercato del
sesso (come negli alberghi, specie quelli piuttosto prestigiosi, all’interno e all’esterno dei quali si aggirano persone di ogni risma che sussurrano, ladies, massage?).

In compenso, scaricare pornazzi da internet però è una grave
colpa e solerti funzionari statali monitorano ogni scarico illegale,
portando alla luce personaggi e eventi d’altri tempi. Stanno lì a sorvegliare il traffico on line, pronti a pruriti e leggine di ogni tipo. L’ipocrisia è
sovrana, ma emettere giudizi è fin troppo facile. L’ultima
vicenda riguarda un uomo, tale Ren Chaoqi, multato 1900 yuan (circa
190 euro) per avere scaricato sul proprio pc un pornazzo di mezz’ora circa.

I solerti birri sono andati a casa sua, gli hanno aperto il computer e lo hanno
multato. Il ragazzo, ha 28 anni, e ancora prima di capire a e b ha subito detto la sua: la multa era troppo alta, ha specificato, dicendosi
disposto a pagare al massimo 500 yuan.

La
vicenda, riportata dal
Chinese
Business View
,
ha
avuto una cassa di risonanza nonostante la tempesta mediatica sulla
vicenda latte e si è conclusa con una cambiamento: la pena è
stata commutata
:
the
facts in the case are clear and the law was applied correctly, but in
light of the fact that this is Ren Chaoqi’s first violation of the
Computer Information Network and Internet Security, Protection and
Management Regulations, and that the infraction is fairly minor,
fining him 1,900 yuan is relatively harsh. We hereby cancel document
#421 and impart a punishment of criticism and education.

Ren
Chaoqi sul suo blog ha spiegato la sua situazione di imbarazzo con
amici e famigliari (specie la moglie) promettendo di non guardare
più film porno. Del resto, appare molto più sicuro un massaggio o una
saletta privata della K-tv: e i soldi in quei casi finiscono
ugualmente nelle mani di funzionari o poliziotti che, in modo più
o meno esplicito, gestiscono questo tipo di business in China.

Posted in Pizi Wenxue.


Week end

http://www.youtube.com/watch?v=EiiuzrrGuxk

 

Che
poi tra un arrivo e un altro, una partenza e una nuova valigia di
pensieri, mi sembra di passare il tempo a fabbricare arrivederci,
plastificare saluti, impacchettare desideri, lucidare marmitte di
aerei improvvisati, appuntare scarichi industriali. Ho
salutato Roma, tra crisi del Manifesto (sulla quale tornerò…) e abbracci calorosi e mancati.

S.
sempre pronta a ricordarmi inconsapevolezza. E che fortuna. B.,
fratè, a portarmi in giro in motoretta, e non solo,
nella sera fresca e chiara. A fare scuro e caldo le mura
dell’acquedotto. Dense e struggenti, come un’amara constatazione, o
un’acuta fantasia.

Posted in Pizi Wenxue.